Perché la montagna ci fa bene? Un’indagine sull’ecoturismo al Parco Nazionale del Gran Paradiso
Come vengono percepiti i servizi ecosistemici delle aree montane? Con la collaborazione delle comunità, dei turisti e dei decisori politici stiamo lavorando per comprendere i comportamenti di chi fruisce della montagna, così da favorire l’attuazione di buone pratiche di gestione e utilizzo dei territori che possano, al contempo, rispondere a esigenze locali di sviluppo economico e finalità globali come la conservazione del capitale naturale.
Più della metà del territorio piemontese è costituita da montagne. Si tratta di contesti in cui le fragilità economiche e sociali sono spesso esacerbate dalle condizioni climatiche e morfologiche avverse. Nonostante questa considerazione, gli ecosistemi montani forniscono diversi beni e servizi agli esseri umani, con effetti che, a cascata, coinvolgono la scala locale, fino a quella globale. Si tratta dei cosiddetti “servizi ecosistemici”: ne sono esempi la fornitura di acqua potabile e la regolazione del clima, ma anche il valore estetico del paesaggio.
Abbiamo deciso di focalizzare il nostro lavoro dedicato al progetto “Sviluppo socioeconomico della montagna”, su un’attività in grado di contribuire alla conciliazione tra sviluppo economico e necessità di tutela di queste aree e dei servizi che esse forniscono: l’ecoturismo.
Questa nuova forma di turismo nature-based è frutto dei cambiamenti che hanno caratterizzato la nostra società negli ultimi quarant’anni, per esempio il forte aumento della sensibilità ambientale, ma anche l’ampia diffusione della popolarità delle attività ricreative all’aperto.
In aggiunta, dall'inizio del nuovo millennio, la consapevolezza riguardo al ruolo degli ecosistemi nel garantire il benessere della società attraverso l’erogazione di servizi ambientali e culturali ha profondamente influenzato la governance delle aree montane, orientandola verso strategie di gestione del territorio capaci di integrare le prospettive economiche con quelle sociali e di conservazione dell’ambiente.
Ciò risulta particolarmente vero per le aree protette. Originariamente istituite con obiettivi di conservazione del paesaggio e della diversità biologica, secondo l’attuale modello dello sviluppo sostenibile rispondono anche ad aspettative sociali ed economiche. Ne sono un esempio la domanda di attività ricreative, educative e culturali da parte dei visitatori, così come le opportunità di integrazione del reddito per le comunità locali. Se correttamente gestite, tali aree possono dunque fornire benefici cruciali alla collettività, ad esempio assicurando ai visitatori la possibilità di osservare le specie protette nel loro habitat, a patto che non si interferisca con le dinamiche naturali.
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Abbiamo scelto come area di studio il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Si tratta del primo parco nazionale italiano, fondato nel 1922 allo scopo di preservare le speciali formazioni geologiche, la biodiversità e la bellezza del paesaggio della riserva Reale di caccia, conservandone la fauna e la flora. Situato a cavallo tra Piemonte e Valle d’Aosta, rappresenta ancora oggi un esempio unico di diversità, sia in termini di biomi, che spaziano dalle foreste ai ghiacci perenni, sia di habitat caratterizzati da una grande varietà di specie animali e vegetali. Tra queste spiccano lo stambecco (simbolo del Parco), il camoscio, il lupo, la lince e più di mille piante vascolari autoctone. Tali peculiarità, associate a una gestione orientata all’educazione ambientale e allo sviluppo e promozione del turismo, spiegano facilmente come il Parco accolga annualmente tra 800,000 e 1,000,000 di visitatori.
Il nostro obiettivo è di indagare un aspetto ancora poco noto della relazione tra gli esseri umani e la natura, ossia come i visitatori del Parco percepiscono i servizi ecosistemici montani.
Attraverso un questionario somministrato di persona ai turisti, indagheremo le motivazioni delle visite, le abitudini di fruizione e l’importanza attribuita alle diverse tipologie di servizi ecosistemici (ambientali, ricreativi, educativi, ecc.) forniti dal Parco. Studiando la correlazione tra le risposte e le caratteristiche socio-demografiche degli intervistati, vorremmo capire se, e in quale misura, fattori come l’età, il genere, l’istruzione e il reddito influenzano la percezione degli ecosistemi e delle loro relazioni con il benessere sociale. Infine, per evidenziare i punti di forza e le criticità nella governance del Parco, valuteremo la soddisfazione degli utenti nei confronti dell’esperienza di visita.
Il progetto, svolto in collaborazione con l’Ente Parco e finanziato da IRES Piemonte, si inserisce all’interno del macro-tema dello sviluppo socio-economico della montagna.
La campagna di rilevazione si è svolta nei mesi di agosto e settembre 2024 e l’elaborazione dei dati è al momento in fase di realizzazione. Ci aspettiamo che i risultati dell’indagine, in particolare la profilazione delle diverse tipologie di visitatori del Parco e l’analisi delle loro attitudini e preferenze, possano essere utilizzati a fini gestionali dall’Ente Parco, in ambito di comunicazione e di progettazione. Tali informazioni sono infatti fondamentali, sia per il disegno di campagne di informazione e promozione mirate per tipologia di utenti o specifiche tematiche, sia per l’individuazione di interventi di miglioramento, come l’introduzione di nuovi servizi o la valorizzazione di quelli esistenti, rispondenti alle esigenze di fruizione esplicitate e di efficienza della spesa pubblica.
In termini di prospettive future, sarebbe auspicabile replicare questo approccio di analisi in altri contesti montani e realtà gestionali simili, così da validare i risultati ottenuti e ampliare i casi di studio per la sperimentazione di modelli di sviluppo sostenibili in queste aree fragili e al contempo essenziali per la vita umana.
Gruppo di lavoro
Simone Blanc, Filippo Brun (responsabile della ricerca), Caterina Margherita Moresino, Silvia Novelli, Giovanna Sacchi e Raffaele Zanchini