Il “sistema cibo”: un nuovo approccio alla produzione agroalimentare per garantire un futuro al nostro pianeta
Viviamo un’epoca in cui è fondamentale fare propri i concetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. In questo contesto, il modo con cui produciamo, trasformiamo e consumiamo il cibo è determinante: è ben dimostrato infatti l’impatto che queste attività hanno sull’equilibrio ecologico, energetico e sociale. Il cambio di paradigma da filiera del cibo, costituita da “silos isolati”, a “sistema del cibo” rappresenta uno dei più importanti cambiamenti in corso e crea oggi i presupposti per poter costruire strategie comuni efficaci a sostegno dei cambiamenti sociali e del pianeta.
Il settore agroalimentare sta affrontando una serie di problemi che dovrebbero essere adeguatamente affrontati utilizzando le strategie più appropriate, basate su solide evidenze scientifiche. Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d'acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che gli esseri umani fronteggeranno nel prossimo futuro. Se la sostenibilità è diventata un must, i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenerne conto.
Nel 2015 l'ONU ha individuato 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) da affrontare e raggiungere entro il 2030. La produzione alimentare può essere individuata come uno dei principali driver per raggiungere gli obiettivi individuati da diversi di questi obiettivi per esempio fame zero, buona salute e benessere, consumo e produzione responsabile ma anche vita sott'acqua e vita sulla terraferma, ricollegabili al modo in cui il cibo viene prodotto e consumato.
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La strategia degli SDGs è stata abbracciata anche dalla Commissione UE, che nel 2015, subito dopo l'Expo di Milano, ha avviato Food2030, una politica di ricerca e innovazione per trasformare i sistemi alimentari e garantire a tutte e tutti cibo nutriente e a prezzi accessibili per condurre una vita sana.
La produzione alimentare è anche parte integrante del Green Deal europeo, che mira a trasformare l’economia del blocco dei 27 paesi da un profilo ad alte emissioni a un'economia a basse emissioni di carbonio, senza tuttavia ridurre la prosperità e migliorando al contempo la qualità della vita delle persone con aria e acqua più pulite, una salute migliore e un mondo naturale fiorente. Queste linee strategiche e programmatiche sono state adottate dal Ministero dell'Università e della Ricerca nella definizione delle priorità del Programma Nazionale della Ricerca (PNR) per il periodo 2021-2027.
Con un’agricoltura che occupa circa il 40% del suolo globale e una produzione alimentare che è responsabile fino al 30% delle emissioni globali di gas serra e del 70% dell'uso di acqua dolce, la filiera della produzione alimentare diventa una delle principali cause del cambiamento ambientale globale. È uno scenario in cui diventa urgente contribuire all'avanzamento delle conoscenze scientifiche nell'ambito alimentare: gli attuali sistemi di produzione, in particolare quelli legati alle fonti proteiche, non sono sostenibili.
Negli ultimi 15 anni, tuttavia, il settore è profondamente mutato. Dall’approccio “From farm to fork”, in cui i diversi segmenti della filiera raramente si intrecciavano (silos thinking), oggi ci si sta spostando sempre di più verso il “systems thinking”, una concezione cioè sistematica, che applicata al sistema di produzione del cibo assume il nome di sistema alimentare (Food System).
Con Food System si definisce quindi un nuovo approccio alla produzione agroalimentare, in cui tutti i diversi anelli che costituiscono la filiera vengono considerati in maniera integrata, così da poter rendere trasparente la qualità e sicurezza igienico sanitaria di un alimento.
Semplificando, un sistema alimentare è una rete che integra la catena del valore alimentare fino al consumo. Questo approccio consente di andare oltre il principio “dal campo alla tavola”, e include invece, con una prospettiva più ampia, tutte le attività, gli attori, i driver, i confini, nonché i fattori di input e le varie dimensioni e forme di risultati.
Mentre in passato si producevano le materie prime, le quali poi venivano trasformate in alimenti consumati a livello casalingo o di ristorazione, oggi questi processi sono molto più interconnessi e permettono anche un’interazione più intima, tale da permettere, per esempio, ai consumatori di chiedere all’industria alimentare, e di conseguenza agli agricoltori, prodotti più sostenibili, più nutrienti e sani.
In un processo di efficientamento della produzione del cibo, gli stessi agricoltori e in generale i diversi attori del sistema sono più attenti ad adottare strategie che salvaguardino la biodiversità delle colture e del suolo, intraprendendo così percorsi di “intensificazione sostenibile”, cioè che garantiscono una buona produttività riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale dei processi coinvolti.
Fondamentale in questo contesto il ruolo dei policy makers e dei governi regionali e nazionali, i quali hanno un ruolo primario nel facilitare l’implementazione di un sistema come quello descritto.
Siamo dentro un sistema complesso, dove il grado di interconnessione e interdipendenza dei vari elementi e dei fattori di influenza è molto alto ed è inoltre in continua evoluzione. Ma la completezza della descrizione dei sistemi alimentari e la comprensione delle interazioni al loro interno rappresenta la base per la loro trasformazione in sistemi sostenibili.
Certo, una rappresentazione dettagliata del sistema del cibo richiede un alto grado di interdisciplinarietà e l'inclusione e la considerazione di diverse scale, per esempio quella locale e globale. Ma una visione del sistema alimentare nella sua complessità ha il potenziale di prevedere con precisione gli effetti e l'impatto dei cambiamenti nel sistema, e fornisce la base per decisioni responsabili e trasparenti.
Non ci si deve aspettare dei cambiamenti repentini ed immediati in quanto c’è la necessità di educare tutti gli attori del sistema del cibo. Non solo il consumatore, il quale spesso è ritenuto quello responsabile di determinare tendenze nel consumo di certi alimenti, ma soprattutto gli operatori del settore alimentare che devono comprendere come le loro scelte possono influenzare notevolmente quello che succede sia a livello di produzione primaria che di consumo.
Per esempio, la tanto desiderata transizione ecologica che si muove anche attraverso una promozione di una dieta in cui i prodotti di origine animale sono sostituiti con cibi di origine vegetale, si deve necessariamente muovere attraverso un arricchimento dell’offerta di prodotti di questo tipo nel mercato, aspetto che potrà avvenire solo ed esclusivamente se il settore alimentare sarà pronto ad affrontare le sfide tecnologiche e legali, connesse alla produzione di tali alimenti che spesso ricadono all’interno della famigerata categoria dei novel foods, per i quali il riconoscimento legislativo richiede investimenti notevoli da parte dell’industria alimentare e tempi molto lunghi per poter commercializzare il prodotto alimentare sviluppato.
Da questo punto di vista una semplificazione delle norme in vigore promossa dal legislatore europeo potrebbe spingere l’innovazione e rendere possibile il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Solo attraverso una transizione dal concetto di filiera agroalimentare a quello di sistema del cibo sarà possibile affrontare le sfide del futuro e garantire alle prossime generazioni una vita sul nostro pianeta.