Quanto valgono i tuoi sogni? La storia di Gaia che desidera fare la maestra
I desideri e i sogni sul proprio futuro di persone con disabilità raramente vengono accolti nello stesso modo di quelli degli altri. Eppure Gaia, 17 anni, aspirante maestra del nido con sindrome di down, ha potuto dar forma concreta al suo sogno grazie a un progetto di alternanza scuola lavoro che mette in pratica la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Fin da quando siamo bambini, ci viene chiesto che cosa vogliamo fare da grandi. Mano a mano che cresciamo, la nostra risposta viene presa sempre più sul serio, diventa sempre di più un elemento in grado di indirizzare il percorso di vita. Questo cambia, però, se siamo persone con disabilità. Quando si pensa al futuro dei ragazzi e delle ragazze con disabilità, infatti, non ci si chiede che cosa desidera ma, molto spesso, che cosa sa fare. I desideri, i sogni, le aspirazioni vengono spesso catalogate come «fuori luogo»: trattati talvolta con condiscendenza, mai considerati come guida per l’esistenza.
Se una ragazza di 17 anni con sindrome di Down dice che da grande vuole, ad esempio, lavorare con i bambini, le si risponde con tenera benevolenza, con gli stessi modi con cui si risponde a un bimbo di tre anni che dice che vuole fare il cacciatore di dinosauri: ovviamente non è possibile, ma che tesoro! Si prova, magari, anche un po’ di dispiacere nel sentirla desiderare qualcosa che, si pensa, non potrà mai fare. Perché i sogni delle persone con disabilità vengono prima di tutto, istintivamente e automaticamente valutati: ci sembra legittimo metterci a pensare - e purtroppo spesso anche a dire - se quel sogno è alla portata della persona che lo sta esprimendo oppure no, valutarlo, classificarlo immediatamente come sogno impossibile.
Per vedere meglio come questo sia una discriminazione, possiamo provare a pensarlo su un’altra caratteristica: immaginiamo una ragazza di 17 anni - questa volta senza la sindrome di Down - che dice di voler fare l’ingegnera o la chirurga. Qualcuno risponderà che non sono lavori adatti alle donne: si sa che le donne sono meno performanti nelle STEM! E che per una donna la vita in ospedale è pesante. E poi, raramente si vedono chirurghi o ingegneri donne. Davanti a queste conversazioni, immaginiamo già decine di ricercatrici del nostro Ateneo pronte a difendere i sogni di quella ragazza, e decine di studi a mostrare come ci siano elementi di contesto, culturali, storici e persino economici a causare il basso numero di donne che ricoprono quelle professioni, non certo il fatto che quelle professioni non siano, in quanto donne, alla loro portata!
E, poi, come possiamo accettare come risposta che “non si è mai visto”? Qual è il senso di fare ricerca se non portare alla vita delle persone qualcosa che prima “non si era mai visto”?
E così, quando si prospettava per Gaia l’alternanza scuola lavoro, mentre tutte le sue compagne sceglievano gli asili dove svolgerla (quello vicino casa o quello con il progetto innovativo, quello dove lavora la zia o quello che avevano frequentato loro... esplorando così attitudini e preferenze), si era da principio immaginato per lei un percorso speciale: la legge prevede, per gli alunni con disabilità, che l’alternanza scuola lavoro possa svolgersi a scuola, con laboratori telematici. Del resto, si diceva, sarebbe potuta essere soltanto un’esperienza finta: una ragazza con la sindrome di Down non può fare quel tipo di lavoro: non si è mai visto! Può fare la volontaria, l’aiutante, la commessa ma non la maestra davvero. Eppure i genitori di Gaia non erano d’accordo: i sogni della figlia valevano come i sogni di tutti. Sapevano anche che, grazie alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, nuove strade si stavano trovando per trasformare tutti i “non si può fare” che ostacolano le vite delle persone con disabilità in una domanda molto più stimolante: “cosa dobbiamo fare affinché avvenga?”.
Gaia, protagonista dell'episodio #9 di Asti Express La nuova maestra.
È così che, a partire da questa domanda, il progetto WIDE incontra il percorso di Gaia. Alessandra Civardi, borsista di ricerca - con il supporto del Centro Studi DIVI - dedica il suo lavoro a sviluppare un adattamento di quanto la letteratura internazionale indica per l’inserimento lavorativo alla specificità italiana dell’alternanza scuola lavoro. Un incarico reale, la fiducia delle colleghe, responsabilità importanti hanno accompagnato Gaia in questo percorso, che ha rinforzato la possibilità di costruire il futuro nella direzione che desidera.
Ciò che la letteratura internazionale afferma è arrivato nella sua vita, ma non solo nella sua. Come avviene attorno a tutte le persone che fanno qualcosa per la prima volta, l’esperienza di Gaia costruisce anche un altro piccolo pezzo di sogno. Vedere un giovane con sindrome di Down che vive una vita libera e felice, che si avvia alla professione che desidera ha il potere di liberare il sogno di tante altre persone. Che effetto fa a una mamma, che aspetta un bimbo con sindrome di Down, vedere che una delle maestre ha la stessa sindrome? E come cambia l’idea del futuro per una maestra che magari ha davanti un piccolo alunno con la stessa sindrome della sua collega? Gaia, facendo semplicemente la sua vita, crea un precedente, apre con questa esperienza a tutti un immaginario che non ci permette più di dire “non si è mai visto”.
Grazie alla collaborazione con Alessandro Salvatore, come raccontato anche qui, puoi scoprire l’esperienza di Gaia nella serie Asti Express.