A Scuola di Montagna, per chi sogna un progetto di vita nelle terre alte
Da tempo diversi comuni alpini sono interessati da un lento ma progressivo ripopolamento. Sempre più persone infatti sentono il “bisogno di montagna”: i periodi di lockdown negli appartamenti hanno rappresentato un punto di non ritorno, fuori l’aria pulita manca e l’eco-ansia cresce. Così per molti le terre alte diventano una meta per la vita. L’Università insieme alla Città Metropolitana di Torino e a SocialFare da tre anni realizzano una scuola per formare e accompagnare famiglie e gruppi che sognano un futuro in montagna.
La prima e-mail arriva da Maddalena, un’ora dopo che il bando è stato pubblicato online. Lei è una fisioterapista, esperta nel recupero degli atleti infortunati. Nata a Torino, ha vissuto i 29 anni della sua vita in un quartiere della periferia nord della città. Appena è libera dal lavoro sale in Val Susa a correre sopra i duemila metri, con qualsiasi tempo, ci tiene a dire nella scheda che accompagna la sua candidatura.
In serata ci scrive Manlio: neo pensionato, vedovo, ha lavorato a lungo nel sindacato. Abita a Vercelli ma è stanco della città, per quanto piccola. Organizza gite di gruppo in montagna, fa l’orto in un terreno vicino a casa, ha due cani che cerca di non tenere mai chiusi in appartamento. Non vuole invecchiare in un condominio.
E poi, all’una e un quarto di notte, arriva la candidatura di Eleonora: quarantenne, due bambini e un compagno, con cui realizza siti web e campagne di comunicazione sui social. Vive in Lombardia, nell’hinterland milanese, dopo alcuni anni trascorsi in America Latina. Per la sua famiglia cerca una dimensione montana, di piccola comunità, lontana da inquinamento e stress urbano, dove si possa lavorare da remoto e crescere i bambini in modo sano.
Maddalena, Manlio ed Eleonora sono i primi tre delle 124 candidature pervenute in un mese, nella primavera del 2022, quando è stata lanciata la prima edizione della Scuola di Montagna, una iniziativa congiunta di Città Metropolitana di Torino, Università di Torino (Dipartimento Culture, Politiche e Società) e SocialFare - Centro per l’Innovazione Sociale.
Ciò che li accomuna è quello che abbiamo chiamato il “bisogno di montagna”: a queste persone la città va stretta, i lockdown durante la pandemia hanno compresso ancora di più la vita negli spazi abitativi condominiali, l’aria pulita manca, l’eco-ansia cresce, anche in rapporto alle estati sempre più torride di pianura, al divenire anziani, all’avere bambini piccoli.
Salendo di quota, invece, si sentono meglio: cominciano a respirare, immaginano una vita diversa, disegnano futuri montani in base alla propria età o condizione familiare, anche se comunque in qualche forma di rapporto - intermittente, periodico, a distanza che sia - con la metropoli padana.
Alla base della Scuola c’era già lo sportello “Vieni a vivere in montagna”, attivo dal 2017 per iniziativa proprio del Dipartimento CPS di UniTo: un luogo fisico a Torino - e poi online durante la pandemia - in cui accogliere quanti immaginano una vita e un’attività nelle terre alte torinesi e hanno necessità di informazioni, accompagnamento mirato, scambio di contatti con altri come loro.
Supportato inizialmente dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dal Collegio Carlo Alberto, lo sportello è tuttora attivo e, grazie ad una rete di stakeholder territoriali su cui si appoggia, in 7 anni ha accompagnato verso la montagna circa 300 persone tra famiglie e piccoli gruppi . Questa iniziativa, prima in Italia, era nata in ambito universitario proprio sulla base dei dati raccolti tramite alcune ricerche esplorative nel contesto che definiamo come “metromontano”, ovvero nel vasto territorio che unisce di fatto la aree metropolitane di pianura alle valli e ai territori interni in quota. Da quelle ricerche era emersa questa spinta verso la montagna da parte di una variegata compagine sociale, in crescita numerica, nella direzione di un progressivo ripopolamento che da tempo interessa, anche se con numeri ancora ridotti, diversi piccoli e piccolissimi comuni di montagna.
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Dopo alcuni anni di incontri e accompagnamento “1 a 1”, proprio la pandemia aveva fatto emergere tra gli utenti dello sportello la necessità di una maggiore condivisione del proprio percorso di avvicinamento alla montagna, insieme alla richiesta di una formazione generale rispetto ai contesti sociali e territoriali in cui si vorrebbe trasferirsi.
Nel frattempo, la pionieristica attività avviata da UniTo si era ampliata, potendo contare sul supporto strutturale e finanziario della stessa Città Metropolitana di Torino, che con il Settore Montagna aveva iniziato a sostenere direttamente lo sportello:
un esempio di politica pubblica sostenuta e spinta da una domanda nata al di fuori delle istituzioni di governo locale ma da queste colta in modo intelligente e innovativo, in sinergia con il mondo della ricerca.
Nasce così nel 2022 la Scuola di Montagna, un’iniziativa residenziale e completamente gratuita di tre giorni nelle valli torinesi che è arrivata alla sua terza edizione (la quarta è già in programmazione per il 2025): i partecipanti, 20 per ogni edizione (60 ad oggi), sono selezionati tramite un bando nazionale tra quanti mostrano interesse ad insediarsi nelle aree montane della provincia di Torino.
Calibrando la composizione del gruppo rispetto a genere, età, provenienza e tipo di progetto montano, i formatori (un team misto UNITO, CMTO e SocialFare) favoriscono la migliore conoscenza del territorio, l’incontro con i soggetti locali (sindaci, abitanti, attori economici, ecc.) e il lavoro collettivo in vista della miglior definizione del progetto di ciascuno, rispetto a risorse, tempistiche, relazioni da attivare.
Attraverso modalità orizzontali e partecipative, chi partecipa alla Scuola acquisisce competenze specifiche e trasversali, utili a mettere in pratica la propria idea di vita in montagna, o perlomeno a tentare questa strada in salita.
Tanti i progetti e le idee presentati e discussi alla Scuola: si va dagli spazi di coworking e co-living all’attività di forest bathing, passando per la micro-ristorazione stellata, la pet therapy e l’infermieristica di comunità, sino ai più classici agriturismi bio e allevamenti di razze autoctone.
Lo Sportello, tuttora attivo, raccoglie quindi le progettualità e le domande emerse dalla Scuola, proseguendo l’accompagnamento degli “aspiranti montanari” nei mesi successivi e favorendo la connessione tra di loro, oltre che con i territori montani da loro prescelti.
Per l’Università, Scuola e Sportello rappresentano non solo una iniziativa dall’indubbio impatto territoriale, ma anche una innovativa esperienza di ricerca-azione sul variegato mondo di chi si muove verso le terre alte, come testimoniano i diversi report scientifici e articoli pubblicati in questi ultimi anni dai ricercatori del nostro Dipartimento.
Non mancano tuttavia le criticità, come ad esempio trovare i fondi per sostenere i progetti di chi vorrebbe vivere nelle terre alte ma spesso non può permetterselo o fatica a partire: supporto all’acquisto e ristrutturazione di immobili, credito agevolato per micro imprese, accompagnamento nel corso del tempo delle idee sviluppate, sono alcuni degli aspetti ancora da affrontare - auspicabilmente col supporto delle istituzioni economiche locali oltre che di quelle pubbliche - per favorire forme di “migrazione verticale” a tutto vantaggio di nuove interconnessioni metromontane.
BIBLIOGRAFIA
"La montagna fa scuola. Nuovi montanari crescono". Report sulle attività del progetto "Vivere in Montagna" e sulla prima edizione della "Scuola di Montagna" - 2022
Barbera, F. e A. De Rossi, "Metromontagna: un progetto per riabitare l’Italia",Donzelli editore, 2021
Vivere e lavorare in montagna. Report Sportello - 2020
Migrazioni verticali. La montagna ci salverà?
Sportello "Vivere e lavorare in montagna"