Attraversare il trauma della migrazione con la letteratura
Se molti studi medici confermano come l’abbandono forzato del proprio paese espone le persone a un rischio maggiore di sviluppare disturbi mentali, contribuendo a porre l’attenzione sul tema, è invece la letteratura il terreno privilegiato dove le diverse esperienze di migrazione e sofferenza possono trovare spazio e favorire una maggiore comprensione delle complessità psicologiche associate al processo migratorio, sollevando importanti questioni relative all’identità, all’esilio e alla ricerca di un nuovo inizio.

Questa storia di ricerca nasce da un programma di mentoring nel contesto del progetto di ricerca internazionale “Swetaly”, di cooperazione tra Svezia e Italia su temi dell’Ageing.
“Preferisco usare il termine ‘mutaforma’, non guarigione come se si restaurasse la forma precedente”: così Bayo Akomolafe, psichiatra, poeta, educatore e attivista “provoca” sulla necessaria revisione del discorso sulla malattia mentale. Il “restauro” o “ripristino” annienterebbe il tempo della malattia, mentre “il contesto terapeutico, per ironia, diviene humus che alimenta quel territorio, quella sfera del trauma, per così dire. La conserva, poiché si concentra sul sintomo e garantisce alla sindrome di proliferare, no?” (Akomolafe, Weblog, traduzione mia).
Quasi a cogliere l’invito di Akomolafe, la scrittrice canadese Miriam Toews dal successo internazionale ha contribuito a rimettere in circolazione nuove narrazioni sulla sofferenza psichica: in All My Puny Sorrows (2014, tr. it. I miei piccoli dispiaceri 2015) ritrae sua sorella, colta da impulsi depressivi e suicidi, mentre in Swing Low. A Life (2000, tr. it. Swing Low 2021) ricostruisce la vita, il disagio psichico e il suicido del padre. I suoi scritti hanno ispirato una revisione del linguaggio medico e dello “stigma” che la malattia mentale porta con sé, specificamente in Canada (Dorey 2015:10).
Non sorprende che la malattia mentale, il collasso nervoso, la sindrome depressiva, così come lo stress post-traumatico arricchiscano le pagine degli italo-canadesi.

Un esempio è The Lion’s Mouth (1982, tr. it. La bocca del Leone 2023) di Caterina Edwards, il cui protagonista Marco incarna l’inadeguatezza esistenziale come padre, marito e impiegato. Nella Trilogia di Nino Ricci, Vittorio Innocente, figlio di immigrati italiani in Canada, manifesta una crisi identitaria che lo spinge a tentare il suicidio; infine, Nino Famà in The Secret Room (2003, tr. it. La stanza segreta 2004), esplora la condizione depressiva di un giovane di seconda generazione, la cui famiglia è in pezzi dopo il divorzio dei genitori.
Più dolorosa è la narrazione memoriale di Eufemia Fantetti My Father, Fortune-Tellers and Me (2019), ma anche "#187: Alphabet Autobiografica” (30.11.2015) che vede una famiglia mononucleare, appena trasferitasi a Toronto da un piccolo villaggio rurale dell’Italia centro-meridionale, alle prese con i comportamenti inspiegabili di una madre, a cui solo molto più tardi viene diagnosticata una schizofrenia, o disturbo bipolare si direbbe oggi. La diagnosi tardiva ha ormai prodotto danni permanenti nella protagonista che soffre di scarsa autostima, crisi di panico, e che per tutta la vita dovrà fare i conti con un mostro di cui non conosceva né il nome né la natura.
Molti studi medici confermano come il disagio psichico e la malattia mentale siano più frequenti tra gli immigrati che tra la popolazione ospitante (Hansson 2011: 111).
Secondo tali studi “alcune circostanze possono incidere sull’instabilità individuale e il deterioramento della salute, come problemi salariali, carenza di assistenza sociale, di formazione, di lavoro […] ma anche la discriminazione percepita e le difficoltà linguistiche” (Hansson 2011: 112). Per le persone immigrate italo-canadesi vale quel che più in generale “l’etnopsichiatria della migrazione non può ignorare, vale a dire la violenza e la povertà dalle quali i corpi dei migranti fuggono” (Beneduce & Taliani 2021: 383).
Condizioni pre-migratorie o post-migratorie possono aggravare o scatenare l’insorgenza di sofferenza psichica.
Tale aspetto risulta ancora più evidente nel caso dei rifugiati e dei richiedenti asilo, che rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile. L’esperienza della fuga e dell’abbandono forzato del proprio paese espongono queste persone a un rischio significativamente maggiore di sviluppare disturbi mentali, tra cui il disturbo da stress postraumatico, la depressione, i disturbi dissociativi dell’identità e, in casi più estremi, ideazioni suicidarie (Favaro et al. 1999; Griffiths and Tarricone 2017; Yamin et al. 2021).
La letteratura offre un terreno privilegiato per esplorare le dimensioni psicologiche derivanti dalla migrazione forzata: opere letterarie come Travellers (2017) di Helon Habila e African Titanics (2014) di Abu Bakr Khaal, rappresentano l’odissea migratoria dal continente africano e, attraverso un linguaggio incisivo ed evocativo, restituiscono il trauma personale e collettivo, il lutto, la perdita di identità, la solitudine e l’alienazione e come queste giochino un ruolo importante nello scaturire l’insorgere di problematiche di natura mentale.
Gli autori adottano un tipo di narrazione volta a umanizzare la figura del migrante permettendo ai diversi personaggi di narrare la propria esperienza e le complesse motivazioni che si celano dietro l’ardua scelta di lasciare il proprio paese di nascita: entrambe i romanzi offrono un quadro complesso e multiforme delle dinamiche migratorie contemporanee e sollevano importanti questioni relative all’identità, all’esilio e alla ricerca di un nuovo inizio.

Anche nel contesto europeo l’intersezione tra salute mentale e migrazione è oggetto di crescente interesse. Testi pionieri come Inferno di August Strindberg (1897) e Crisis/Kris di Karin Boye (1934) hanno aperto la strada a una riflessione più profonda anticipando i dibattiti contemporanei sulla salute mentale. Oggi, testi esemplari come Your hand were full of life/ Dina händer var fulla av liv (2021) e Tyra von Zweigbergks Duty/Plikt (2023) pubblicati in Svezia che trattano in chiave narrativa gli effetti sulla salute mentale della migrazione nei giovani.
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Tuttavia, è bene evidenziare che nonostante i progressi compiuti nella de-stigmatizzazione dei disturbi mentali e nella promozione del benessere psicologico, rimane fondamentale continuare a fare ricerca tenendo in considerazione come i disturbi psichici associati al processo migratorio possano essere influenzati da una molteplicità di fattori interconnessi, tra cui l’origine etnica, l’età, il genere, lo status socioeconomico e le condizioni di vita.
Solo attraverso una ricerca approfondita, attenta alla specificità di ciascuna categoria sociale si potranno sviluppare interventi di prevenzione e cura adeguati alle persone con disagi psichici.
Bibliografia
Akomolafe, Bayo. “A Meandering Search for Method in a Posthuman World”, Interviews and Conversations, 2023.https://www.bayoakomolafe.net/post/a-meanfering-search-for-method-in-a-poshuman-world.
Ali, S. Dina händer var fulla av liv. Stockholm: Norstedts, 2021.
Boye, K. Kris. Stockholm: Albert Bonniers Förlag, 1934.
Concilio, Carmen. “Mental Health and Italian-Canadian Literature”. In The Cultures of Canada: Beyond the Past, Towards the Future edited by Oriana Palusci, Marco Modenesi e Cristina Brancaglion. Tangram Edizioni, 2024. Forthcoming.
Fantetti, Eufemia #187: “Alphabet Autobiografica”, 2009. http://www.reduxlitjournal.com/2015/11/187-alphabet-autobiografica-by-eufemia.html.
–. “The Anthropology of Fire”. In Conspicous Accents edited by Licia Canton, 113–119. Montreal: Longbridge Books, 2014.
Favaro, Angela, Marilena Maiorani, Giovanni Colombo, and Paolo Santonastaso. “Traumatic Experiences, Posttraumatic Stress Disorder, and Dissociative Symptoms in a Group of Refugees from Former Yugoslavia.” The Journal of Nervous & Mental Disease, vol. 187, no. 5, 1999, pp 306–308.
–. My Father, Fortunetellers and Me. A Memoir, Kindle, 2019.
Griffiths, Georgina, and Ilaria Tarricone. “The Provision of Mental Health Services to Immigrants and Refugees in Italy: The Barriers and Facilitating Factors Experienced by Mental Health Workers.” Journal of Psychopathology, vol. 23, 2017, pp. 79-86.
Habila, Helon. Travellers. New York: Penguin Books, 2019.
Khaal, Abu Bakr. African Titanics. Stockholm: Darf Publishers, 2014.
Strindberg, A. Inferno. Albert Bonniers Förlag, 1897.
Wetterberg, L. “History of psychiatry in Sweden during a millennium”. Nordic journal of psychiatry, vol. 66 (Sup 1), 2011, pp. 42-53. https://doi.org/10.3109/08039488.2011.590605
Toews, Miriam. Swing Low. A Life. Arcade Publishing, 2000. [Tr. it. by Maurizia Balmelli, Miriam Toews, Swing Low, Milano: Marcos Y Marcos, 2020].
Toews, Miriam. All My Puny Sorrows. McSweeneys Books, 2014. [Tr. it. By Maurizia Balmelli, Miriam Toews, I miei piccoli dispiaceri, Milano: Marcos Y Marcos, 2015].
Yamin, Jolin B., Sukhesh Sudan, Mark A. Lumley, Abir Dhalimi, Judith Arnetz, Paul M. Stemmer, Paul R. Burghardt, Hikmet Jamil, and Bengt B. Arnetz. “The Development of Posttraumatic Stress Disorder and Depression Symptoms in Iraqi Refugees Associations with Acculturation and C-Reactive Protein.” The Journal of Nervous and Mental Disease, vol. 209, no. 8, 2021, pp. 585–591.