Covid-19 e carenze nutrizionali. Una relazione pericolosa
Il lockdown ha limitato fortemente la diffusione della pandemia e salvato moltissime vite. Ma ha indotto un peggioramento dello stile di vita anche in termini di abitudini alimentari. D’altra parte la letteratura scientifica ci indica chiaramente che la malnutrizione predispone alle infezioni, mentre alcuni nutrienti e modelli alimentari hanno proprietà antiinfiammatorie e immunomodulanti. È possibile dunque agire sull’alimentazione con eventuali integratori per proteggerci da Covid-19? Il progetto MeDiCo-Health è al lavoro per cercare una risposta.
La pandemia da Covid-19 ha comportato un significativo e repentino cambiamento dello stile di vita delle persone; l’isolamento sociale e l’obbligo di restare in casa hanno determinato sia una riduzione dell’attività fisica che variazioni nella qualità delle scelte alimentari. In particolare, è stato dimostrato un incremento del peso corporeo e un maggiore consumo di alimenti confezionati ipercalorici, dolci o salati, di bevande zuccherate e di vino, i così detti comfort foods.
Le cause sono molteplici. In primis, il confinamento in casa ha impattato notevolmente sullo stato psicologico: noia, stress e ansia favoriscono la ricerca di cibo con finalità compensatorie e consolatorie; le lunghe file per entrare nei supermercati e le imposizioni ad andarci il meno possibile ha indotto le persone a fare provviste di cibi processati e a lunga scadenza (snack, alimenti precotti). La ridotta esposizione solare dovuta al lockdown potrebbe inoltre aver interferito sulla produzione di vitamina D a livello cutaneo. Come se non questo non bastasse, una serie di “fake news” ha contribuito a confondere le idee: sono stati infatti proposti elenchi di alimenti con ruolo preventivo (es. the, erbe aromatiche) o curativo (alcool, aceto) contro il virus Covid-19.
Vi sono modelli alimentari - come la dieta mediterranea e alcune sostanze nutritive - che hanno invece certamente proprietà antinfiammatorie e immunomodulanti, come la vitamina D, gli acidi grassi omega-3, alcuni aminoacidi e i polifenoli. Per contro, le carenze nutrizionali di calcio, vitamina C, vitamina D, folati e zinco sono relativamente frequenti, soprattutto tra gli anziani, e un alterato stato nutrizionale può concorrere ad alterare la risposta immunitaria, rendendo l’individuo più suscettibile alle infezioni.
La dieta mediterranea prevede un uso frequente di alimenti vegetali, come frutta, verdura e olio ed è ricca di alimenti con proprietà antinfiammatorie e immunomodulanti, tra cui vitamine essenziali (C, D ed E), minerali (zinco, rame, calcio, ecc.), composti fenolici bioattivi, acidi grassi polinsaturi, e peptidi con proprietà antinfiammatorie, antitrombotiche e antiossidanti che possono agire in maniera sinergica. Il beneficio di una elevata aderenza a questa dieta nel ridurre il rischio di malattie croniche e la mortalità è ben documentato in letteratura.
Diversi studi hanno suggerito una relazione inversa tra i livelli di vitamina D nel sangue e l’incidenza e la gravità dell’infezione da Covid-19. In effetti essa concorre ad aumentare la sintesi di peptidi antimicrobici in grado di ridurre la replicazione virale e, allo stesso tempo, riduce la produzione di sostanze pro-infiammatorie (citochine e chemochine), con possibile utilità nel ridurre la tempestosa risposta infiammatoria nei pazienti con infezione da Covid-19.
Tuttavia, sono necessari ulteriori dati prima di raccomandare la supplementazione con questa vitamina, al di fuori dei casi in cui sia presente una carenza effettiva. Rimane auspicabile mantenere un adeguato livello di esercizio all’aperto (con esposizione solare) e assumere gli alimenti contenenti tale vitamina (uova, latte, alcuni pesci).
Altri micronutrienti che potrebbero svolgere un ruolo protettivo sono zinco e vitamina E. Il primo si è mostrato in grado di ridurre la replicazione virale in studi in vitro, se associato a sostanze come la clorochina; mentre la vitamina E, presente prevalentemente negli oli vegetali come l’olio di oliva, è un antiossidante con un effetto immunomodulante. Tuttavia, le evidenze a oggi disponibili in merito al beneficio di queste sostanze sono ancora scarse.
Da qui deriva il nostro interesse a studiare quali carenze nutrizionali siano effettivamente presenti nei pazienti colpiti da infezione da Covid-19. Con il progetto MeDiCo-Health, sulla base di questa prima indagine, ci proponiamo di verificare se la somministrazione di un determinato supplemento nutrizionale sia in grado di ridurre il rischio di infezione da Covid-19 (e più in generale di infezioni virali) nel personale sanitario che lavora a contatto con pazienti che hanno contratto il Coronavirus.