Storie di ricerca

Le mani come radici. Per un'ecocritica che parte dagli alberi spingendo all'azione

Da The Overstory di Richard Powers a La grande cecità di Amitav Ghosh, la letteratura, in chiave ecocritica, ci sta spingendo sempre più a guardare alle piante con occhi nuovi. Un convegno organizzano a UniTo ha riunito studiosi di vari paesi facendo emergere la stretta interconnessione tra ben-essere arboreo e ben-essere umano e ha raccolto così la sfida di strappare il velo della cecità umana sull’importanza della salute delle altre specie per la nostra stessa sopravvivenza.

Dipartimento / Struttura
Lingue e Letterature straniere e Culture moderne

Dopo un lungo periodo in cui gli alberi sembravano “invisibili” alla nostra percezione e attenzione, la letteratura ci ha dimostrato come gli alberi siano invece tornati a occupare il centro del nostro campo visivo. Il vincitore del Premio Pulitzer Richard Powers, con il suo romanzo monumentale The Overstory (Il sussurro del mondo, trad. it. di Licia Vighi, La Nave di Teseo, 2019), ha narrato un’immensa varietà di alberi e altrettante tipologie di personaggi legati dal vincolo etico, estetico, ambientale alla salvaguardia del patrimonio arboreo mondiale. Gli intrecci di umano e arboreo che si snodano nelle quattro sezioni del libro si configurano come un canto corale che richiede, da parte di noi lettori, un ascolto attento. Al personaggio di Patricia Patterford, per esempio, basta poco per diventare pienamente consapevole della “cecità” degli umani di fronte alle altre specie, persino quando minacciati dal pericolo imminente di estinzione. E non è un caso che lo scrittore Amitav Ghosh, autore del saggio La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile (trad. it. di Anna Nadotti e Norman Gobetti, Neri Pozza, 2017) abbia elogiato il romanzo di Richard Powers proprio per la sua capacità di rinnovare il nostro interesse per il mondo vegetale e di riacutizzare la nostra visione degli alberi che ci circondano.

Partendo dal riconoscimento di questa miopia tutta umana, abbiamo organizzato un convegno internazionale dedicato agli alberi e alle loro rappresentazioni letterarie e artistiche dal titolo Trees in/and/around Literature in the Anthropocene. Il 21 e 22 maggio 2019 a Torino studiosi di otto paesi si sono confrontati sulle valenze simboliche, estetiche, etiche, ambientali degli alberi e delle loro rappresentazioni performative, poetiche, letterarie e nelle arti figurative. Le relazioni accademiche si sono alternate a letture di poesia; le arti e la letteratura hanno illustrato la presenza degli alberi in varie culture e in varie nazioni del mondo, coniugando il ben-essere arboreo al ben-essere umano, persino nel caso estremo in cui l’umano scelga il divenire-vegetale. Ciò accade nel romanzo della scrittrice Sudcoreana Han Kang (La vegetariana, Adelphi, 2016), la cui protagonista sceglie la vita arborea, esponendosi al sole e nutrendosi di sola acqua, rifiutando la concezione filosofica dell’Homo Arbor inversa (secondo cui l’essere umano sarebbe un albero “al contrario” che spinge le proprie radici verso il cielo) volendosi ostinatamente radicare con mani e testa nella terra e con gli arti inferiori protesi verso l’alto come rami, sino a morirne.

Adottando la prospettiva intersezionale degli studi umanistici ambientali (environmental humanities), il convegno si è concentrato sugli intrecci materiali e discorsivi dell’umano e del vegetale, affrontando questioni complesse: quali storie nascono da questi intrecci? Quali sono le narrazioni più mordenti o affascinanti o efficaci? Quali interpretazioni di queste stesse storie mettono a nudo le nostre paure o i nostri desideri? E ancora: quali generi letterari, quali figure retoriche o metafore, quali icone riescono a strappare il velo della nostra cecità e a spingerci all’azione? È possibile insegnare a guardare e a vedere l’universo arboreo? E quali forme creative, di fronte alla grande sfida dei cambiamenti climatici, hanno a cuore una rappresentazione più veritiera delle nostre stesse responsabilità?

La conferma emersa da questo stimolante confronto fra studiosi internazionali è la necessità di ibridare i discorsi - anche e soprattutto scientifici - per contribuire collettivamente a difendere quelle dinamiche naturalculturali che ci difenderanno, a loro volta, dalle nuove colonizzazioni e dai sempre mutevoli poteri dello sfruttamento capitalistico che, come ben si sa, è soprattutto a scapito dei più vulnerabili. La nostra convinzione (e speranza) consiste nell’urgenza di un sostanziale investimento politico ed economico nella cultura, nelle arti, nei programmi educativi, nelle sfide sociali che potrebbero sfociare in una partecipazione civica collettiva e inclusiva delle varie specie viventi.

Studiose e studiosi hanno così sentito l’esigenza di raccogliere, in un volume di impronta ecocritica curato da noi, alcuni scritti sulle rappresentazioni artistiche e letterarie dell’interrelazione tra umano e arboreo: Trees in Literature and the Arts: Humanaroboreal Perspectives in the Anthropocene, in corso di pubblicazione per i tipi di Lexington, USA, 2020.

Un ulteriore gruppo di contributi di studiose e studiosi italiani confluiranno in un’ideale “tavola rotonda”, curata da noi e ospitata dalla sezione “InContri” della Rivista Scientifica RiCognizioni del Dipartimento di Lingue dell’Università di Torino, nel dicembre 2020. Infine proprio nel corso di quest’anno, dedicato al Plant Health, stiamo organizzando seminari volti alla disseminazione dei lavori scientifici pubblicati.


Bibliografia

  • Carmen Concilio (a cura di), Letteratura e alberi. Una tavola rotonda intorno e incontro agli alberi nelle letterature di lingua tedesca e di lingua inglese, InContri, RiCognizioni. Rivista di lingue, letterature e culture moderne, 14 • 2020 (VII), pp. 169-174.
  • Silvia Ulrich, "Il lamento di Werther per gli alberi di noce. Dall’alchimia alla letteratura fino all’ecocritica", pp. 175-186.
  • Tamara Iaccio, "Rooted Characters in Uprooted Narrations: Trees in Contemporary Palestinian Writings", pp. 187-198
  • Anna Fattori, “I tronchi nodosi parlavano una lingua primordiale”. Gli alberi nei testi di Robert Walser", pp. 199-220.
  • Lucia Folena, "The Judgement of Trees: Shakespeare’s Forest and the Theatre of the Green World", pp. 221-236.
  • Carmen Concilio and Daniela Fargione (eds), Trees in Literatures and the Arts: HumanArboreal Perspectives in the Anthropocene. (Lenham MD: Lexington Books 2021) pp. 312.