Storie di ricerca

L'intreccio tra vita e morte nel mondo "incantato" premoderno

Cosa accomuna Carnevale, Halloween e Pasqua? Sono collocate nei cambi di stagione ed evocano il ritorno alla vita dalla morte, per scongiurarla. Nei primi due casi accumulando provviste e denaro, mentre la resurrezione di Cristo è l’evento intorno a cui, per i cristiani, si articola la storia dell’umanità, chiamata a vivere su una nuova terra.
Il racconto si inserisce nella Proposta di Lettura Magnifiche presenze. Visioni dantesche nella ricerca di oggi. La scelta dell'estratto della Divina Commedia e il relativo commento sono a cura del prof. Pirovano e del Comitato Per correr miglior acque.

Dipartimento / Struttura
Culture, Politica e Società

Tra’ ti avante, Alichino, e Calcabrina",
cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina.
Libicocco vegn’oltre e Draghignazzo,
Cirïatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo.
Cercate ’ntorno le boglienti pane;
costor sian salvi infino a l’altro scheggio
che tutto intero va sovra le tane".
(Inferno XXI, 118-126)

Siamo all’interno della quinta bolgia infernale, Dante elenca i dieci diavoli indicati da Malacoda che hanno il compito di scortare lui e Virgilio lungo l’argine sinistro. Quel che attrae maggiormente la nostra attenzione è il primo: Alichino. Il nome ci suona familiare: è il diavolo del teatro medievale da cui deriva la maschera carnevalesca di Arlecchino.

L’INTRECCIO FRA VITA E MORTE NEL MONDO “INCANTATO” PREMODERNO

Per la dottrina cristiana la Resurrezione di Cristo, celebrata con la Pasqua, è l’evento centrale, intorno al quale si articola tutta la storia dell’umanità. I primi Cristiani ripresero dal tardo Giudaismo l’idea di una generale resurrezione dei morti, alla fine dei tempi, in una rinnovata umanità chiamata a vivere su una nuova terra. Secondo questa concezione, il Giorno del Giudizio Finale, le anime di tutti i defunti riprenderanno i loro corpi, a imitazione della resurrezione di Gesù.

Nella concezione popolare, tuttavia, queste anime continuavano ad esistere, in un mondo che era concepito come non molto lontano da quello dei viventi, e potevano di tanto in tanto manifestarsi visivamente, in particolare in determinati momenti dell’anno, quando le barriere tra i mondi potevano temporaneamente attenuarsi o svanire. Questo avveniva particolarmente a Carnevale, quando i cortei mascherati e il frastuono dei campanacci rappresentavano il temporaneo ritorno dei morti nel mondo dei vivi.

Così per controllare e limitare le concezioni popolari relative alla circolazione degli spiriti dei defunti tra un mondo e l’altro, alle apparizioni, alle visite dei morti alle dimore dei viventi in particolari momenti dell’anno, serviva, alla gerarchia ecclesiastica, un “luogo” in cui “relegare” queste anime vagabonde. Ed ecco che compare il Purgatorio che ha costituito un punto di svolta nella cristianità occidentale e che ritroviamo già nella Divina Commedia. Come ha dimostrato Jacques Le Goff, la credenza nel Purgatorio si sviluppa nella cristianità occidentale tra il 1150 e il 1250 circa, come idea di un aldilà intermedio, nel quale alcuni defunti subiscono una prova, una “purificazione”, che può essere abbreviata dai suffragi dei viventi.

Tuttavia, ciò non ha impedito di mantenere antiche concezioni del rapporto tra mondo dei vivi e mondo dei morti ancora a lungo nella cristianità di epoca medioevale e moderna. Una tradizione che permane fino ai giorni nostri, anche se in gran parte il significato di questi gesti rituali è andato ormai perduto. Infatti, ben pochi oggi sono consapevoli del legame tra le mascherate di Carnevale e il mondo dei morti, tanto il contenuto burlesco e irriverente della festa sembra dissonante rispetto al contesto ormai del tutto privato e interiorizzato della morte e del ricordo dei defunti.

Le tradizioni che alludono a una visita dei morti nel mondo dei vivi in determinati periodi dell’anno sono tuttavia più frequenti di quanto appaia. Le maschere questuanti, che girano di casa in casa danzando e cantando per ricevere in cambio denaro o dolci caratteristici della tradizione, indicano un temporaneo annullamento delle barriere del tempo e dello spazio, e alludono al momentaneo ritorno dei morti sulla terra. Accumulare provviste e risorse economiche è un modo per scongiurare la morte, che si adatta bene al contesto del rinnovamento del ciclo naturale che il Carnevale rappresenta. Un elemento che troviamo nell’ormai famoso anche da noi “dolcetto o scherzetto” messo in pratica dai bambini il 31 ottobre in occasione di Halloween.

Paradossalmente, per la cultura contadina premoderna, il ritorno dei morti e la loro venerazione corrisponde anche a un incremento di forza vitale e generativa, che trova nei morti la sua fonte originaria. Un significato che si legge anche nel simbolo fulcro del cristianesimo: la morte in croce e la Resurrezione a “vita nuova”.

Di questo e di altro mi sono occupato nella mia recente riflessione di ricerca da cui è nato il libro: Le porte dell’anno, scritto con la collega Margherita Amateis.