Più verde, meno asma! Lo dimostra uno studio sui bambini di Torino
Il verde in città contribuisce a fornire importanti benefici per la salute, come la promozione dell'attività fisica e la mitigazione dell'inquinamento atmosferico e acustico. Il nostro studio indaga, con un approccio transdisciplinare, una relazione specifica: quella tra la disponibilità di verde e la salute respiratoria dei bambini.
Torino è una delle città italiane con la maggior estensione di verde rispetto alla superficie complessiva e con un parco autoveicolare tra i più giovani d’Italia, e quindi di minor impatto ambientale. Eppure è anche tra le città più inquinate d’Europa. I motivi sono diversi. In primis, per la particolare posizione geografica a ridosso delle Alpi, le masse d’aria - e con esse gli inquinanti - si disperdono meno facilmente in senso orizzontale e verticale. A questo si aggiunge la diminuzione della piovosità e nevosità degli ultimi decenni a causa dei cambiamenti climatici.
Quanto questa situazione può influenzare negativamente la nostra salute e in particolare delle vie respiratorie? E per quanto riguarda quella dei più piccoli? L’ampia diffusione del verde di Torino, può contrastare gli effetti negativi dello smog?
Il nostro studio ha provato a rispondere focalizzandosi sull'associazione tra il verde urbano e la salute respiratoria. Un’indagine che ha reso necessario un approccio transdisciplinare coinvolgendo, oltre al nostro Dipartimento per la parte di epidemiologia, il DISAFA, per lo studio della distribuzione della vegetazione e il reparto di pneumologia dell’ASL Città di Torino, per quanto riguarda lo studio specifico dei disturbi dell’apparato respiratorio.
A partire da una popolazione di 187 bambini tra i 10 e i 13 anni di età, abbiamo calcolato la prevalenza di asma e di sintomi simili all'asma e misurato il flusso respiratorio, mentre la quantificazione del verde è stata effettuata, per ciascun soggetto, tramite l’NDVI (Normalised Difference Vegetation Index) da immagini satellitari acquisite dalla missione statunitense Landsat 5 e ottenute dal geoportale del US Geological Service (USGS).
È così emerso che una maggiore disponibilità di verde urbano è significativamente e positivamente associata a un ridotto rischio di asma, bronchite e sibili respiratori. Inoltre, una maggiore quantità di verde intorno alla propria abitazione evidenzia flussi respiratori, e quindi capacità respiratorie, più elevate. Lo studio, pubblicato su International Journal of Environmental Research and Public Health, ha così fornito nuove informazioni utili nella direzione della promozione della salute negli ambienti urbani, dove più difficili possono essere le condizioni ambientali, in particolar modo per le fasce di età più giovani. Tutto ciò può permettere di tracciare strategie preventive di tipo ambientale rivolte, oltre che alla cura delle malattie, a una più attenta politica di sviluppo del verde urbano e di promozione dell’attività fisica moderata, elementi strettamente legati fra loro e di sicura efficacia preventiva.
I prossimi step della nostra ricerca prevedono un approfondimento, in termini epidemiologici, del ruolo del verde urbano ed extraurbano - diverso per qualità e forse per effetto - nell’indurre effetti biologici misurabili come lo stress ossidativo, condizione di rischio per diverse patologie. Per fare questo prevediamo di arruolare popolazioni di diverse fasce di età e con diverse intensità di attività fisica, conducendo ricerche in collaborazione con il Barcellona Institute for Global Health, dove attualmente Giulia Squillacioti sta svolgendo un periodo all'estero. Contestualmente cercheremo di fornire, tramite la lettura del greenness, nuove chiavi di lettura del progetto HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) svolto in collaborazione con il Dipartimento di Sanità Pubblica.
Gruppo di lavoro: Giulia Squillacioti, Roberto Bono, Valeria Bellisario, Enrico Borgogno Mondino, Samuele De Petris, Pavilio Piccioni, Stefano Levra, Paola Dalmasso, Patrizia Lemma.