Storie di ricerca

Specie alpine in pericolo: la salute dei galliformi tra crisi climatica e parassiti

Questo contenuto fa parte del tema del mese: Montagne in movimento

Le Alpi italiane sono abitate da alcune specie di uccelli discendenti da quelle sopravvissute all’ultima glaciazione, i galliformi di montagna. Ora la loro sopravvivenza è minacciata non solo dalla crisi climatica, che ne compromette l’habitat, ma anche da batteri, virus e parassiti. Il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino studia da più di trent’anni la salute di queste specie e attraverso monitoraggi cerca di comprendere l’ecologia delle comunità parassitarie per preservare la salute dei galliformi.

Dipartimento / Struttura
Scienze Veterinarie
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I galliformi di montagna sono un gruppo di uccelli ampio e diversificato che comprende circa 70 generi e 281 specie, alcune delle quali abitano le Alpi italiane. Tra le specie di galliformi di montagna sulle nostre Alpi ricordiamo la pernice bianca (Lagopus muta helvetica), il fagiano di monte (Tetrao tetrix tetrix), la coturnice (Alectoris graeca saxatilis), il gallo cedrone (Tetrao urogallus crassirostri) e il francolino di monte (Bonasa bonasia styriaca). Il francolino di monte vive e si riproduce in una fascia di bosco, irregolarmente interrotta da radure naturali o artificiali, tra 700 e 1700 m di quota, il gallo cedrone popola gli ambienti forestali tra i 1400 e i 1800 m di quota, la coturnice e il fagiano di monte popolano boschi o steppe semiaride tra 1600 e 2300 m e infine la pernice bianca vive tra 2000 e 3000 m, prevalentemente su versanti esposti a Nord. 

La maggior parte dei galliformi alpini sono considerati dei veri e propri “relitti glaciali” perché sono rimasti isolati sulle Alpi dopo l'ultima glaciazione, e per questo si sono fortemente adattati ai rigidi inverni di montagna. Alcune di queste popolazioni sono a rischio di estinzione. Ne sono la causa la frammentazione e degradazione degli habitat, l’aumento del disturbo causato dall’uomo attraverso attività sportive impattanti e il riscaldamento globale che riduce i loro habitat e lo sposta verso quote più elevate, nonché residui casi di bracconaggio.

Data la loro sensibilità a un ecosistema ben preservato, le azioni volte a proteggere queste specie hanno una ricaduta positiva anche sulla presenza di altre specie selvatiche che ne condividono l’habitat. Per questo i galliformi vengono definiti una “specie ombrello”.

Tra le principali minacce alla loro conservazione ci sono anche fattori sanitari come le malattie causate da batteri, virus e parassiti.

Per questo motivo è fondamentale monitorare la presenza dei patogeni in queste specie e la loro distribuzione. Ciò ci permette di comprendere il delicato equilibrio tra individuo, patogeno e popolazione, prevenire eventi epidemici e programmare eventuali piani di intervento sanitario.

In particolare, sappiamo molto poco sull’impatto delle comunità parassitarie del tratto gastroenterico dei galliformi alpini.
Le patologie parassitarie dei galliformi alpini sono da anni oggetto di studio del nostro gruppo di ricerca. Una delle ultime ricerche condotte presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Torino, attraverso un monitoraggio a lungo termine dal 1984 al 2013, ha dimostrato la ricchezza e la diversità della fauna parassitaria di questi animali.
Lo studio ha analizzato le comunità parassitarie gastroenteriche di 694 animali appartenenti alle cinque specie di galliformi alpini, provenienti da 16 province italiane su tutto l’arco alpino.


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I risultati di questo studio hanno messo in luce la presenza di almeno cinque generi di parassiti intestinali: tre nematodi (Ascaridia, Capillaria ed Heterakis), un trematode (Corrigia) e un cestode di identità ancora sconosciuta.
La coturnice ha mostrato il numero più alto di parassiti ospitati (tutti i cinque generi parassitari), mentre il fagiano di monte quello più basso (tre). Il gallo cedrone è invece il galliforme con la prevalenza parassitaria (numero di animali positivi sul totale degli animali esaminati)  più alta, un dato preoccupante considerando il suo status di conservazione critico nelle Alpi occidentali. La distribuzione e la prevalenza dei parassiti cambia tra le varie regioni alpine, e questo riflette probabilmente il ruolo di diversi fattori quali la gestione sanitaria, le condizioni ambientali e quelle climatiche.
 

Questo studio fornisce informazioni preziose sull’ecologia delle comunità parassitarie dei galliformi nelle Alpi italiane e offre una panoramica comparativa delle comunità parassitarie in queste specie, che hanno esigenze biologiche ed ecologiche, status di conservazione e densità di popolazione estremamente differenti. 

Tuttavia, le disparità nelle dimensioni dei campioni (sia come quantità di specie ospite che di province campionate) e l'estrema variabilità dei fattori ambientali, climatici e antropici presenti nelle Alpi richiedono un'interpretazione cauta di questi risultati. Molto resta ancora da comprendere, e un campionamento più equilibrato aiuterebbe la comprensione del ruolo dei parassiti nel regolare le popolazioni dei Galliformi alpini.