Storie di ricerca

Muovo, dunque sono. Una nuova comprensione sul sé corporeo

La consapevolezza che le parti del corpo ci appartengano è data per scontata. Eppure è un processo complesso, costruito dal cervello modulando parametri fisiologici nel sistema motorio come abbiamo dimostrato combinando tecniche di stimolazione cerebrale con l’illusione della mano di gomma.

In una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista e-Life, abbiamo mostrato che il sistema motorio contribuisce a strutturare un’esperienza coerente del sé corporeo. L’esperimento, svolto in collaborazione tra l’Università degli Studi di Torino e l’Università Statale di Milano, sfrutta una suggestiva procedura sperimentale, l’illusione della mano di gomma, che inganna il cervello facendogli incorporare una mano finta, mentre la mano propria viene disincorporata. L’illusione si instaura creando un conflitto sensoriale tra visione e tatto: il partecipante vede il tocco di un pennello su una mano di gomma e, contemporaneamente, sente il tocco del pennello sulla propria, nascosta alla vista. Il cervello risolve il conflitto mediante un processo di integrazione multisensoriale che permette di riallineare il segnale tattile su quello visivo, generando l’illusione che il tocco, percepito sulla propria mano, provenga dalla mano di gomma che vede essere toccata. Questa bizzarra sensazione è accompagnata dall’esperienza illusoria che la mano di gomma diventi parte del proprio corpo, mentre la mano vera viene lasciata in uno stato di “abbandono”, come se venisse esclusa per far posto a quella “nuova”. Cosa succede nel cervello durante questo processo? Per rispondere a questa domanda ci siamo avvalsi della stimolazione magnetica transcranica (TMS), una tecnica non invasiva usata per lo studio dell’attività funzionale della corteccia cerebrale. Abbiamo così misurato lo stato di eccitabilità dell’area corticale deputata al controllo dei movimenti della mano scoprendo che, quando un individuo include nel suo corpo la mano finta ed esclude quella vera, l’eccitabilità corticale subisce una drammatica diminuzione, come se il cervello fosse temporaneamente meno pronto ad attivare i muscoli della mano sottoposta all’illusione. Questo risultato rappresenta una tappa importante nella comprensione dei meccanismi attraverso cui il cervello costruisce l’esperienza, a volte illusoria, che le parti del nostro corpo ci appartengano. In particolare, le misure neurofisiologiche raccolte nell’esperimento permettono di cogliere una relazione diretta tra consapevolezza del corpo e possibilità di movimento: se credo che la mano sia mia, sono pronto ad usarla; se no, l’attività del sistema motorio è “silenziata”. Alla luce di questa scoperta sperimentale, si può ipotizzare che, in ambito clinico, il sistema motorio rappresenti una chiave di comprensione per patologie neurologiche dove, a seguito di lesioni cerebrali, la consapevolezza corporea è selettivamente alterata, al punto che i pazienti ritengono fermamente che una parte del loro corpo non gli appartenga più o, viceversa, che parti del corpo altrui siano proprie. Nuove opportunità di riabilitazione potrebbero emergere da ricerche future in cui si chiarisca come l'attività delle aree cerebrali deputate al controllo dei movimenti contribuisca alla generazione della consapevolezza corporea.