
La battaglia per una scienza diversa. Intervista a Federica La Russa di She is a scientist
Nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi decenni, le donne sono ancora sottorappresentate nel mondo scientifico e spesso incontrano barriere culturali e strutturali che ne limitano il pieno potenziale. Non è solo una questione di numeri o quote rosa: meno diversità c'è tra le file di chi innova, più parziali saranno le risposte ai bisogni della società. L’associazione She is a Scientist non ha dubbi: diversità significa forza. Più voci ed esperienze portano a una maggiore capacità di affrontare le sfide globali del futuro. Ne parliamo con una componente del suo Direttivo, Federica La Russa.

Dopo un dottorato in Neuroscienze conseguito al King’s College London e un periodo di ricerca in Neuroimmunologia al National Institutes of Health in USA, nel 2022 Federica La Russa torna in Italia per dedicarsi a tempo pieno alla sua vera passione: la comunicazione della salute e della scienza. Da sempre attiva nel sostegno della salute femminile e contro il gap di genere nella medicina, nello stesso anno del suo ritorno in patria si unisce all'associazione di promozione sociale She is a scientist e, nel 2024, entra a far parte del suo Direttivo.
Federica, ci racconti la storia di She is a scientist? Nata nel 2017 come progetto editoriale, cosa vi ha portato poi a costituirvi come associazione?
SHE è nata come progetto per raccontare un aspetto della scienza di cui spesso ci dimentichiamo la centralità: le persone che la fanno ogni giorno. La narrazione che viene fatta spesso a proposito dell’innovazione e della ricerca è ricca di stereotipi che esaltano alcuni aspetti e ne nascondono altri, restituendo un’idea dell’ambito scientifico che è sensazionalistica ma, allo stesso tempo, per alcune persone risulta respingente e percepita al di fuori delle proprie opportunità: troppo ambiziosa, competitiva, difficile e poco compatibile con i tempi di vita delle persone, soprattutto delle donne. Si tratta di stereotipi non veritieri, che però nel tempo hanno creato un immaginario poco attraente.
Il risultato, in estrema sintesi, è che le donne, in alcuni campi, sono ancora poco rappresentate non solo a livello numerico ma anche in termini di leadership. Noi vogliamo colmare questo gap anche raccontando la scienza in maniera diversa, a partire dalla pluralità delle persone che la vivono e soprattutto dalle donne che ne fanno parte, che vuol dire renderla più accessibile. Questo lavoro editoriale è piaciuto e abbiamo iniziato a ricevere tante richieste di collaborazione, sia da persone che volevano contribuire, sia da istituzioni, scuole e attori del mondo scientifico che volevano portare questo approccio all’interno dei propri luoghi di lavoro. L’associazione è nata durante uno dei periodi di lockdown, con una rete di persone che oggi sono ancora parte integrante del network e siamo ora già al secondo mandato di presidenza e consiglio direttivo, con tante esperienze positive alle spalle e altrettante ancora da fare.
Come è composto il gruppo? Siete tutte scienziate?
Il nostro gruppo è composto prevalentemente da scienziate, ma ciò che ci distingue è la nostra eterogeneità, proveniamo da tanti background e percorsi diversi, dove scienze “dure” e scienze umanistiche e sociali si fondono insieme e restituiscono un quadro più ampio.
Per rispondere meglio a questa domanda, però, è utile fare un passo indietro: nell’immaginario collettivo, quando si pensa a una scienziata, spesso si visualizza un solo tipo di ricercatrice. Tuttavia, essere scienziata non significa soltanto indossare un camice e stare in laboratorio a fare esperimenti. La scienza ha infatti molte sfaccettature: è scienziata anche chi si occupa di comunicazione e divulgazione scientifica, chi supporta ricercatori e ricercatrici nell’ottenere finanziamenti per i loro progetti e, non da ultimo, anche chi proviene da percorsi umanistici utilizza strumenti e metodi scientifici per fare ricerca benché non in laboratorio. Noi siamo fortunate ad avere una rappresentanza di tante tipologie di scienziate!
L’associazione ha come obiettivo quello di costruire una scienza più equa e aperta: che cosa fate per raggiungere questa ambiziosa meta?
Come associazione concentriamo le nostre energie su tre obiettivi principali: raccontare come la scienza e chi la pratica vengono percepiti nella comunicazione quotidiana e sui media per scardinare stereotipi e pregiudizi, sensibilizzare sui fattori che influenzano l’equità di genere nella ricerca e promuovere una narrazione più equa e realistica della scienza.
Per fare questo ci rivolgiamo a pubblici diversi, dalle scuole e università ai festival, con format disegnati per essere accessibili e inclusivi. Tra i più richiesti spiccano laboratori, workshop, seminari e incontri di orientamento.
Ad esempio, recentemente siamo state invitate a fare un seminario a studenti e studentesse di dottorato per generare consapevolezza sugli stereotipi di genere e i bias impliciti che esistono nel mondo accademico. In un’altra occasione, invece, abbiamo sviluppato un laboratorio per bambini e bambine delle scuole primarie basato su un gioco di carte in cui associare fotografie a biografie di scienziati e scienziate (senza indicatori di genere, età o etnia) per smascherare gli stereotipi che si generano fin dalla giovane età.
Infine, ci sono le nostre attività online, come le campagne di awareness, che ampliano il nostro raggio d’azione anche all’estero. Tra queste, la campagna di febbraio, dedicata alle donne e ragazze nella scienza, è una delle più significative e a cui siamo più affezionate.

Giustamente le Università sono tra gli enti a cui vi rivolgete con lo scopo di rompere il cosiddetto “soffitto di cristallo” che ostacola in maniera invisibile ma strutturale l’avanzamento della carriera delle donne. Com’è la situazione oggi? L’abbiamo un po’ scalfito questo soffitto?
Sebbene la percentuale di donne e uomini che si iscrivono alle facoltà STEM stia progressivamente bilanciandosi, le donne in posizioni apicali nel mondo accademico sono una minoranza. Questo evidenzia la natura sistemica del problema: per quanto essenziale, non basta incentivare bambine e ragazze verso la scienza per cambiare il risultato finale.
Un altro punto critico riguarda il contesto lavorativo entro cui le donne si trovano a svolgere il loro ruolo di responsabilità, un ambiente spesso caratterizzato da ostacoli significativi come l’accesso limitato ai finanziamenti, difficoltà nella pubblicazione e nella citazione dei propri lavori. Ad esempio, uno studio sui fondi finanziati dal National Institutes of Health americano (il corrispettivo del nostro Centro Nazionale di Ricerca) ha mostrato che, in media, le donne ricevono il 12% in meno rispetto ai colleghi uomini. Allo stesso tempo, è sistematicamente più difficile per le donne essere accettate come autrici principali in articoli per riviste prestigiose, fenomeno che smaschera un bias nei processi di valutazione dei progetti scientifici “al femminile”.
Infine, l’assenza di dati sulle persone appartenenti ad altre minoranze amplifica la portata delle discriminazioni nelle STEM. Anche la mancanza di dati è, in fondo, un dato che parla da sé.

Per il mese di febbraio - dedicato al tema della parità di genere nella scienza - avete lanciato una “chiamata alle idee” nazionale: com’è andata? Vuoi segnalare qualche appuntamento in particolare?
Il riscontro delle nostre associate è stato straordinario! Ma la nostra campagna ha anche attirato nuove persone, motivate a unirsi per dare il proprio contributo. Non è una sorpresa per noi, la nostra community risponde con una partecipazione che non ci delude mai. Questo impegno collettivo è per noi motivo di grande orgoglio e conferma la forza della rete che abbiamo costruito insieme.
La cornice concettuale in cui ci muoviamo riguarda l’impatto che la gender equality e, più in generale, la diversità nella scienza hanno sulla vita di tutte le persone, per far comprendere che colmare questo divario non è un vantaggio per le donne ma per la società intera. “Science, Humans, Equity”, tre parole che nascono dall’acronimo di SHE saranno i nostri concetti guida per tutto il mese, tre elementi imprescindibili che fanno da motore e scintilla per l’avanzamento della scienza, della conoscenza e della ricerca. Ci sarà quindi una campagna social che mira a lanciare e sviscerare questo messaggio, ma anche tanti eventi in presenza a contatto con la cittadinanza, università e scuole. Abbiamo lanciato anche una raccolta fondi per finanziare attività e laboratori con le scuole e le realtà che ne hanno più bisogno e un diario errante che verrà passato di scienziata in scienziata per raccogliere testimonianze e racconti da tutte le persone che lo riceveranno.
Insomma, sarà una campagna intensa e, soprattutto, partecipata: l’empowerment di chi lavora con noi è un obiettivo importante per SHE!
