Tra cura e controllo. Dati, diritti e pregiudizi sui pazienti psichiatrici autori di reato
Sono passati sette anni dalla legge che ha sancito la chiusura degli ultimi manicomi italiani, gli ospedali psichiatrici giudiziari. Quali sono dunque oggi le sorti dei pazienti psichiatrici autori di reato? Quanto è davvero superato il modello manicomiale? Per cercare di colmare l’attuale vuoto di dati a riguardo, insieme alla Regione Campania abbiamo pubblicato il primo report di monitoraggio sulle misure di sicurezza “psichiatriche”.
Con le ispezioni della Commissione parlamentare d’inchiesta per l’Efficacia e l’Efficienza del Servizio Sanitario nazionale del 2012, il percorso di “superamento” degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) ha subito un’accelerazione che ha portato - non senza tentennamenti - all’uscita delle ultime due persone internate dall’Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto nei primi giorni di maggio del 2017, chiudendo così una storia secolare. Quel giorno si sbarrarono i cancelli degli ultimi manicomi italiani, che erano sopravvissuti anche alla “Legge Basaglia” (l. 180/1978). La legge 180 - che rendeva strutturale il modello di psichiatria di territorio e cancellava lo stigma dell’internamento in istituzioni chiuse - aveva portato alla chiusura dei manicomi civili, ma non di quelli giudiziari, riservati alle persone che avevano commesso o erano accusate di aver commesso un reato, ma giudicate incapaci di intendere e volere a causa di una patologia psichiatrica e socialmente pericolose.
In Italia sono così “sopravvissuti” fino al 2014 sei Ospedali psichiatrici giudiziari, definiti dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, un “estremo orrore per un Paese che voglia definirsi civile”.
Ma il modello manicomiale è davvero relegato alla storia? È questa la domanda che guida il report di ricerca scritto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Torino - Dipartimento di Giurisprudenza, in collaborazione con il Laboratorio territoriale sperimentale per la sanità penitenziaria “Eleonora Amato” della Regione Campania e grazie anche al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Alla chiusura degli OPG, la Regione Campania ha l’intuizione di creare un sistema informatico - denominato Smop - in grado di raccogliere su scala nazionale una vasta mole di dati relativi al procedimento di dismissione degli OPG e all’implementazione della riforma. Si tratta di un sistema di monitoraggio che mira a diventare un portale nazionale utilizzato da tutti i sistemi sanitari regionali del Paese, sia nell’inserimento di dati, sia nella loro lettura ed elaborazione. All’interno di tale portale è infatti possibile raccogliere informazioni sia sui flussi di ingresso e di uscita dalle nuove Rems - Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (presenze, liste di attesa, capacità ricettive regionali, ecc.), sia sugli utenti che transitano nell’ambito del sistema delle misure di sicurezza penali (dati socio-anagrafici, giuridici, sanitari, ecc.)
Nel sistema Smop è così contenuto uno straordinario patrimonio di dati che tuttavia necessitava di essere rielaborato, confrontato e messo in relazione alle trasformazioni delle politiche penali e dagli orientamenti della giurisprudenza. A farsene carico è stato il gruppo di sociologi del diritto afferenti al Dip. di Giurisprudenza che quindi ha condotto l’analisi dell’efficacia delle norme giuridiche, coordinandosi con il sapere specialistico penale e processuale assicurato dalla presenza di due fra i massimi esperti nazionali della materia: il professor Marco Pelissero e la professoressa Laura Scomparin.
La lettura di quei dati diventa presto un “viaggio” tra le 32 Rems italiane, dove sono ricoverate oltre 550 persone (l’11% donne e l’89% uomini): dalla più grande Rems italiana, quella lombarda di Castiglione delle Stiviere con oltre 150 persone ricoverate, a quelle più piccole e organizzate come comunità terapeutiche, con meno di 15 ricoverati.
Questo “viaggio” consente di “far parlare” i dati e tracciare un primo bilancio della riforma, a oggi inedito e mai così completo. Quei dati permettono di misurare un sicuro cambio di passo rispetto al periodo pre-riforma, ma evidenziano anche alcuni nodi critici, che legislatore e operatori dovranno provare a sciogliere: il sovraffollamento di persone in misura di sicurezza provvisoria, la difficoltà di trovare percorsi “dopo la Rems”, la questione delle “liste d’attesa”.
Con questo report intendiamo colmare anzitutto un vuoto di conoscenza rispetto a un settore dell’esecuzione penale su cui si fa molta fatica a recuperare dati nazionali omogenei. Ma proviamo anche a prendere le distanze da un approccio carico di pregiudizi nei confronti delle persone con patologie psichiatriche. Un approccio capace di alimentare soltanto le paure collettive. Il report permetterà ai lettore di ricollocare la questione dei pazienti psichiatrici autori di reato all’interno della cornice dei valori costituzionali che governano il trattamento delle persone private della libertà, mettendo al centro la dignità umana quale valore assoluto e fondamentale.
Gruppo di ricerca: Giovanni Torrente (coordinatore scientifico), Perla Arianna Allegri, Michele Miravalle, Karma Natali, Marco Pelissero, Daniela Ronco e Laura Scomparin.