Il diabete si combatte…armati di forchette!
Tre fogli informativi, un’ora di tempo e parole semplici ma efficaci. Sono i pochi e semplici strumenti del metodo che abbiamo sviluppato per accompagnare i pazienti con diabete di tipo 2 verso un corretto approccio all'alimentazione, che garantisca un cambio di abitudini consapevole e duraturo. E i risultati sono molto incoraggianti!
Nella primavera del 2019 eravamo due studenti di Medicina alle prese con un lavoro di tesi volto a valutare i benefici di un intervento educativo sullo stile di vita in pazienti con diabete di tipo 2, patologia in preoccupante aumento. Si stima infatti che il numero di adulti affetti da diabete nel mondo arriverà a 578 milioni nel 2030 e a 700 milioni nel 2050. Per ottimizzarne la gestione è indispensabile intervenire sulle abitudini alimentari e lo stile di vita, aspetti ancora troppo spesso rilegati in secondo piano. La nostra scommessa è stata migliorare la salute dei pazienti avendo a disposizione solo un’ora di tempo, parole semplici ma efficaci e tre fogli informativi. Oggi siamo due medici neolaureati a cui è stata data possibilità di fare di questo progetto - ormai entrato a fare parte della realtà ambulatoriale la loro prima esperienza lavorativa.
Siamo convinti che considerare la perdita di peso l’unico obiettivo del percorso sia riduttivo, se non controproducente. Infatti, imporre diete restrittive al paziente puntando solo sulla sua forza di volontà lo farà dimagrire, forse, ma lo priverà di quel senso di piacere che dovrebbe sempre accompagnare i pasti. Inoltre, siamo sicuri che tutto ciò sia mantenibile a lungo termine? Il nostro percorso di educazione alimentare in diabetologia è partito proprio dalla convinzione che l’alimentazione più corretta sia quella consapevole.
Abbiamo insegnato ai nostri pazienti a conoscere i macronutrienti e le loro fonti per comporre da soli pasti completi e bilanciati, usando grafiche accattivanti e di facile lettura. Abbiamo sfatato falsi miti, primo tra tutti quello legato alla necessità di escludere totalmente i carboidrati complessi dalla dieta. Abbiamo aiutato i pazienti a non farsi ingannare dalle etichette riportanti “senza zuccheri aggiunti” o “light”, aiutandoli a orientarsi nell’acquisto dei prodotti. Per convincerli che avere un’alimentazione sana non significa assolutamente rinunciare al gusto e al piacere di stare a tavola, abbiamo proposto loro ricette e idee per organizzare i pasti. Piccoli accorgimenti che possono fare la differenza sono, ad esempio: sostituire il classico yogurt alla frutta con uno yogurt bianco magro e della frutta fresca, consumare più legumi mangiandoli sotto forma di hummus, pasta o farine e scegliere prodotti integrali.
La dieta migliore ha un inizio, ma non una fine. Vogliamo che i nostri pazienti, usciti dall’ambulatorio, non si ritrovino soli di fronte a una dieta stampata, bensì che abbiano un bagaglio di informazioni utili per cambiare gradualmente le proprie abitudini, non lasciarsi fuorviare dal “sentito dire” e rivedere porzioni e frequenze settimanali dei vari alimenti in una nuova ottica. Sarà un percorso semplice rispetto alle classiche diete? No, anzi, richiederà al paziente ancor più impegno e costanza. Ma il risultato, solido e duraturo, lo ripagherà degli sforzi compiuti.
Finora abbiamo osservato risultati incoraggianti i termini di compenso glicemico, peso, circonferenza addominale e aderenza alle raccomandazioni sul consumo di carne rossa, dolci, legumi e pesce. Ma il risultato più sorprendente è sentirsi dire che “Fare scelte più salutari a tavola è entrato a far parte della mia quotidianità, mi viene naturale!” da una persona che fino a poco tempo prima era solita mangiare in una sera un intero barattolo di crema di cacao e nocciole da 450g. Questo ci rende più che mai convinti che aiutare i pazienti a migliorare il proprio stile alimentare sia possibile, pur con pochi strumenti.
Gruppo di lavoro: Franco Cavalot, Federica Vigna-Taglianti, Emmanuele Sappino, Elena Melchionda (SSD Malattie Metaboliche e Diabetologia - Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche)