Stranieri a se stessi. Costruire l'identità tra rischi e responsabilità
La condizione di incertezza è caratterizzata da una libertà individuale apparentemente senza limiti, a scapito della sicurezza individuale. Più libertà implica anche maggiori responsabilità e quindi livelli di ansia crescenti, a maggior ragione durante una pandemia. Così la salute mentale può risentirne. Occorre pertanto indagare gli effetti della pandemia e della quarantena sui giovani, identità in costruzione, tra rischi e pericoli postmoderni.
Quant’è bella giovinezza!
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol essere lieto sia. Del doman non c’è certezza!
Lorenzo il Magnifico
La vita è un appuntamento, solo che non sappiamo mai il quando, il chi, il come, il dove.
Antonio Tabucchi, Piccoli equivoci senza importanza
Nel suo La società dell’incertezza (il Mulino, 2014), Zygmunt Bauman afferma che il disagio della civiltà postmoderna deriva da una libertà nella ricerca individuale che assegna uno spazio troppo limitato alla sicurezza individuale. Il valore della libertà esercita il fascino maggiore quando deve essere sacrificata sull’altare della sicurezza. Tuttavia, una condizione di libertà senza sicurezza non assicura una felicità maggiore rispetto a una sicurezza senza libertà. Come conseguenza l’individuo, da pellegrino, attento a lasciare tracce della propria identità nella società, si trasforma in turista, sempre disposto a cambiare le proprie appartenenze sociali e attento a evitare ogni impegno e a rifuggire la durabilità.
La sensazione e l’illusione di poter plasmare le nostre vite in modo autonomo, attraverso la presa di decisioni individuali (Beck, 2019) si accompagna, inoltre, a livelli di ansia crescente (Ehrenberg, 1999). Più libertà implica maggiori responsabilità individuali e quindi l’assunzione di maggiori rischi.
Nella società odierna momenti di instabilità nelle proprie scelte sono frequenti e le percezioni del rischio sono multiple e ambivalenti (Le Breton, 2017). I livelli elevati di ansia che hanno portato alcuni studiosi a parlare di “età dell’ansia” (Horwitz, 2010) erano legati anche alle minacce della contemporaneità che, secondo lo stesso Beck, sono nient’altro che l’esito dello sviluppo umano e hanno un impatto a livello mondiale.
Luhmann (1996) distinse tra rischi e pericoli, i primi riguardanti le conseguenze negative delle nostre scelte, i secondi le conseguenze che derivano da eventi naturali o da forze che non possiamo controllare. La pandemia che stiamo affrontando assume i connotati sia del rischio, sia del pericolo. Da un lato è un evento biologico la cui origine e i cui effetti sono parzialmente estranei all’attività umana, dall’altro la sua diffusione e il suo contenimento dipendono dalle scelte dei singoli e delle collettività. E quindi la crescita esponenziale dei casi può essere intesa come un esito della globalizzazione, delle scelte predatorie messe in atto negli ultimi decenni, mentre le misure di distanziamento sociale attribuiscono al singolo individuo la responsabilità di adottare comportamenti che non mettano a repentaglio la salute propria e altrui.
Le scelte individuali diventano quindi cruciali e hanno un impatto collettivo, ma allo stesso tempo potrebbero aumentare i livelli di ansia e di stress già molto elevati precedentemente. Inoltre, riprendendo Bauman, potremmo dire che le misure di lockdown sono in controtendenza con la società postmoderna, perché limitano la libertà individuale, in nome della sicurezza collettiva.
Di fronte a questa situazione in parte inedita, è interessante comprendere come la dimensione del rischio sia declinata nella vita quotidiana, in particolare come impatti sulla salute mentale percepita. Da ricerche precedenti (Brooks et al., 2020) sappiamo che la quarantena produce effetti psicologici negativi, quali sintomi da stress post traumatico, confusione, rabbia, che possono essere duraturi. Con il mio gruppo di ricerca rileveremo gli effetti della situazione di crisi attuale sulla salute mentale degli studenti torinesi, in termini di ansia, frustrazione, rischio di depressione, grazie alla partecipazione a un’indagine internazionale. Attraverso la somministrazione di un questionario agli studenti universitari torinesi, volto a rilevare l’impatto psicologico della pandemia e della quarantena, ci proponiamo di capire come l’incertezza sia vissuta e declinata da giovani impegnati nella costruzione della loro identità, tra rischi e pericoli, nel tentativo di non risultare stranieri a se stessi (Bauman, 2014).
Vi aggiorneremo sui nostri risultati in un prossimo racconto di ricerca!