Digital storytelling al tempo di Covid. Un laboratorio narrativo per anziani
Il covid-19 evidenzia come l’incertezza di cui le malattie sono portatrici, colpisca non solo i malati, ma l’intera società. Il surplus di dati mediatico e visivo ha reso le persone ancor più confuse circa i comportamenti da adottare per evitare il contagio. Grazie alle tecnologie, l’agire educativo fornisce le giuste lenti con cui leggere criticamente questo surplus di informazioni. Ci proveremo con un progetto dedicato agli anziani.
Perché è importante dar voce all’educazione in un periodo incerto come quello che stiamo vivendo oggi?
Provo a raccontarvelo insieme al gruppo di ricerca, coordinato da Barbara Bruschi, docente di digital storytelling, e costituito da: Manuela Repetto, ricercatrice di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento, Sabrina Grigolo, dottoranda impegnata in una ricerca sull’educazione terapeutica del paziente e da me, dottoranda con una tesi sul digital storytelling.
Partiamo dai fatti. Il coronavirus è la nuova star di questo 2020, è sia nei nostri corpi sia nelle nostre menti. Ma non agisce da solo, i media gli dedicano le dovute attenzioni affinché ogni cittadino possa conoscere i fatti e accedere a tutte le informazioni. Siamo consapevoli dell’importante ruolo che ha e che dovrebbe avere l’informazione, ma siamo anche preoccupate di questa sua diffusione incontrollata. Si prospettano due rischi: da una parte il surplus informativo genera caos e, di conseguenza, l’insorgere di comportamenti errati rispetto ai sistemi di prevenzione e di tutela della salute pubblica. Assistiamo quotidianamente ad episodi (pensiamo all’uso incorretto delle mascherine, dei guanti o della mancanza in molti casi del distanziamento sociale) che testimoniano la scarsa consapevolezza dei cittadini rispetto al rapporto tra salute individuale e salute collettiva. Dall’altra, è facile imbattersi in commenti superficiali e poco documentati rispetto al virus Covid e alle storie di chi è sopravvissuto alla malattia; commenti che rischiano di rinforzare le false credenze alimentando comportamenti scorretti e rischiosi. Una navigazione casuale sui canali social consente di rendersi facilmente conto di quanto questa tendenza sia consolidata. Partendo da questa situazione con il mio gruppo di ricerca abbiamo pensato di proporre delle storie diverse da quelle che sono state raccontate: applicando la metodologia del digital storytelling lavoreremo con le persone anziane che, in questo periodo, hanno vissuto una situazione di fragilità non solo fisica, ma anche e soprattutto emotiva e psicologica.
Come ho raccontato qui a proposito del digital storytelling (DST) al servizio dei vissuti di malattia, le storie possono essere un buon punto per ripartire, per ricominciare. Esse ci permettono di decostruire il nostro vissuto e di ricostruirlo seguendo nuove prospettive. Per tale ragione, l’impiego di una metodologia come il DST, che consiste nella creazione di brevi video racconti narrati da un punto di vista personale, con all’interno immagini, voce, musica e testi, può rappresentare un metodo molto efficace. Questa metodologia prevede un coinvolgimento attivo dei partecipanti, che creano la propria storia attraverso il confronto con chi ha vissuto la stessa situazione.
I partecipanti e le partecipanti al progetto potranno, grazie anche al nostro supporto costante, realizzare il proprio video racconto. Un supporto specifico sarà poi dato dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole superiori, durante il percorso di alternanza scuola lavoro e che saranno opportunamente formati per essere d’aiuto nelle attività narrative.
La relazione instaurata da questa diade intergenerazionale sarà reciprocamente arricchente anche sul piano personale, sociale e culturale. Essa getterà le basi per avviare un percorso educativo e di riflessione che consentirà ad anziane e anziani di poter riprogettare la propria vita e ripartire, consci di dover gestire il cambiamento e l’incertezza di quello che ci attenderà. Ci aspettiamo che le storie narrate, diffuse attraverso i canali digitali, divengano lo spunto attraverso cui avviare anche azioni educative improntate alla prevenzione e alla promozione del senso di responsabilità civica, che questo periodo impone più che mai di adottare sia con i giovani sia con gli adulti.