Sotto lo sguardo dell'intelligenza artificiale: nuovi orizzonti per la cura degli anziani
Quando la fantascienza diventa realtà? Succede per esempio quando dei sensori ottici dotati di Intelligenza Artificiale sono capaci di identificare tempestivamente situazioni di pericolo. Questi sensori potrebbero rivoluzionare l’assistenza infermieristica degli anziani nelle residenze sanitarie grazie alla raccolta e all’analisi di dati rilevati in tempo reale, incrementando la sicurezza delle cure e prevenendo eventi avversi, come le cadute.
Sono numerosi gli esempi di infermieri-robot nel mondo cinematografico: si pensi a Baymax del film Big Hero 6 e ai droidi della saga di Star Wars. Tutti personaggi che si prendono cura di qualcun altro, nello specifico di essere umani.
E se vi dicessimo che oggi questi robot non sono solo fantascienza? In paesi come il Giappone e gli Stati Uniti, questi infermieri-robot sono già diffusi sotto forma di dispositivi di intelligenza artificiale (IA).
Ma che cos’è esattamente l’IA? L’intelligenza artificiale può assumere molteplici forme: è l’insieme di più tecnologie capaci di simulare, almeno in parte, il complesso sistema dell’intelligenza umana. Partendo da un problema reale e inserendo una serie di informazioni, l’IA è in grado di restituire delle soluzioni.
I dispositivi di IA possono svolgere tantissime funzioni, tra cui attività di riabilitazione, interazione sociale, compagnia, monitoraggio, fino all’allerta di potenziali pericoli. In ambito assistenziale, l’adozione di questi dispositivi può essere di supporto per le persone anziane e facilitare il lavoro dei professionisti sanitari che se ne prendono cura.
L’attenzione rivolta a questi dispositivi assistenziali è alta: il nostro Paese è, infatti, al secondo posto a livello internazionale per numero di studi condotti sull’IA (Ma et al. 2023). Alcuni dispositivi, come i sensori ottici, sono già in uso in alcune Residenze sanitarie assistenziali (RSA), rivoluzionando il modo di “prendersi cura” delle persone.
La scelta di adottare questi dispositivi in contesti come le RSA non è casuale. Un’indagine proposta da Italia Longeva ha mostrato che oltre il 2% (2,2 nel 2017 e 2,3 nel 2021) delle persone over-65 vive stabilmente in una RSA. Molte di queste soffrono di più patologie contemporaneamente (comorbilità) e soffrono di sindromi geriatriche che li portano ad avere ridotte capacità fisiche e mentali. Tutto questo ne aumenta la vulnerabilità e il rischio di caduta. Infatti, dal 30-50% delle persone che vivono in una RSA cadono almeno una volta ogni anno, con complicanze talvolta fatali.
I sensori ottici dotati di IA, posizionati strategicamente all’interno degli ambienti, possono però venirci in aiuto segnalando in tempo reale cadute, stati di agitazione o confusione mentale. Ciò è possibile grazie alla tecnologia computer vision: ricavando informazioni da immagini digitali, video e altri input, il sistema è in grado di riconoscere queste situazioni di pericolo e inviare segnalazioni sotto forma di allarmi. Questi permettono agli infermieri e alle infermiere di agire tempestivamente e in sicurezza per la persona.
Inoltre, l’analisi dei dati, rilevati in continuo, consentirebbe di sviluppare strategie di prevenzione, come individuare le persone e le situazioni a maggior rischio. Il progetto si pone l’obiettivo di raccogliere per sei mesi i dati prodotti da un sensore ottico dotato di IA, installato in una RSA, e di analizzarne il funzionamento, in particolare il numero e la tipologia di segnalazioni inviate. In questo modo sarà possibile quantificare le situazioni di maggiore rischio (es. vagabondaggio, allontanamento dal letto, tentato scavalcamento delle spondine del letto) e le strategie preventive messe in atto.
In questo periodo di sperimentazione sarà comunque necessario affiancare alla sorveglianza del dispositivo anche la sorveglianza da parte del personale sanitario, per verificare quante volte è stato il professionista a individuare una situazione di emergenza, senza una segnalazione da parte del dispositivo o, viceversa, quante volte il dispositivo ha lanciato un segnale d’allarme, anche in assenza di pericolo. L’occhio umano è, infatti, ancora indispensabile e da affiancare a quello di natura “orwelliana”.
La tecnologia potrà migliorare anche la qualità del lavoro degli infermieri e delle infermiere? A questa domanda risponderanno i professionisti stessi, che attraverso interviste condotte dal gruppo di ricerca dovranno giudicare il concreto supporto e l’utilità di questi dispositivi nel loro lavoro. L’unione dei dati del dispositivo e delle esperienze vissute dal personale sanitario permetterà una descrizione più ampia dell’impatto e dei benefici che l’IA può dare nel prendersi cura delle persone.
Il progetto di ricerca “Valutazione di un sensore ottico integrato con l’intelligenza artificiale in una residenza sanitaria assistenziale: l’esperienza di Ancelia” è stato promosso dalla sezione di Scienze Infermieristiche del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche (UNITO) e si inserisce all’interno di un percorso dottorale, finanziato con risorse FSE REACT-EU (dotazione PON 2014-2020), con tematica relativa all’Innovazione.
Gruppo di lavoro: Paola Di Giulio e Elena Casabona (coordinatrici e responsabili), Valerio Dimonte (supervisore alla progettazione), Beatrice Albanesi e Daniela Berardinelli.