Spettri della modernità. La fantastica scienza degli spiriti tra progresso e rivoluzioni
Verso la fine del XIX secolo nelle società occidentali si diffuse la credenza di poter entrare in contatto con i defunti e, insieme, si tentò di darne una spiegazione “scientifica”. Perché negli anni del positivismo e di grande scoperte, paure incontrollabili diedero vita a spettri più spaventosi di qualsiasi immaginazione?
Il racconto si inserisce nella Proposta di Lettura Magnifiche presenze. Visioni dantesche nella ricerca di oggi. La scelta dell'estratto della Divina Commedia e il relativo commento sono a cura del prof. Donato Pirovano e del Comitato studentesco Per correr miglior acque.
Quali per vetri trasparenti e tersi,
o ver per acque nitide e tranquille,
non sì profonde che i fondi sien persi,
tornan d’i nostri visi le postille
debili sì, che perla in bianca fronte
non vien men forte a le nostre pupille;
tali vid’io più facce a parlar pronte;
per ch’io dentro a l’error contrario corsi
a quel ch’accese amor tra l’omo e ‘l fonte.
(Paradiso III, vv. 10-18)
Siamo nel Cielo della Luna, Dante si trova a usare una sua conoscenza scientifica: così come specchiandosi nell’acqua si vede il proprio volto, allo stesso modo quegli spiriti gli stavano davanti. Si confonde e si gira per vedere se non vi fosse qualcun altro a specchiarsi, ma non trova nessuno; Beatrice poi gli spiega dove si trovano. Dante ha fatto un paragone tra le sue conoscenze e gli spiriti, credendoli reali e quindi capaci di specchiarsi. Allo stesso modo, gli uomini e le donne del XIX secolo credevano che gli spiriti fossero reali e cercavano una loro manifestazione scientifica, attraverso lo “specchio” del progresso.
SPETTRI DELLA MODERNITÀ. LA FANTASTICA SCIENZA DEGLI SPIRITI TRA PROGRESSO E RIVOLUZIONI
Avete mai incontrato un fantasma? Se foste vissuti alla fine del XIX secolo in qualsiasi città occidentale, con molta probabilità avreste ascoltato nei salotti borghesi e letto sui giornali popolari notizie di case infestate dagli spiriti, di apparizioni di ectoplasmi e di messaggi dall’oltretomba. Sebbene questo possa strapparci un sorriso, bisogna immediatamente sgombrare il campo dalla convinzione che si trattasse unicamente di superstizioni prodotte dall’ignoranza o di credenze maturate in culture anti-razionalistiche. I fenomeni medianici furono infatti al centro di ricerche dalla rilevante eco internazionale e di sedute spiritiche dove intervennero scienziati di larga notorietà, come i Premi Nobel Charles Richet, Marie Skłodowska e Pierre Curie.
Perché questa “voglia di credere” nell’ultra-sensibile è presente in modo incontenibile proprio nell’età del positivismo caratterizzato da una forte fiducia nel progresso? In che misura è connessa con i turbamenti provocati dalle rivoluzioni politiche e sociali dell’epoca?
Sono queste le domande che hanno mosso la mia ricerca storica Spettri della rivoluzione, che si inserisce nel progetto “Apparizioni e rivoluzioni”, promosso nel Dipartimento di studi storici dal gruppo coordinato da Paolo Cozzo. L’obiettivo del gruppo di ricerca era ricostruire gli usi pubblici delle apparizioni dall’antichità all’età contemporanea, considerando quanto tali convinzioni fossero diffuse in fasi storiche caratterizzate da violenti rivolgimenti sociali. Per non limitare le indagini a episodi riguardanti le confessioni religiose e verificare la persistenza di credenze nel soprannaturale in epoca moderna, ho proposto uno studio sulle “apparizioni laiche” per mostrare l’incidenza, anche in ambienti non confessionali, dei tentativi di superare la dimensione materiale e approdare alla conoscenza dell’ultra-sensibile.
La mia iniziale ipotesi di ricerca intendeva valutare quanto, nella Belle époque, l’amplissima diffusione di credenze intorno alla comunicazione tra vivi e morti fosse legata alla spaventata reazione collettiva di fronte ai continui rivolgimenti della “società borghese”, pressata da sommovimenti politici rivoluzionari. A stimolare, e a tratti a turbare, la società di allora contribuì la “rivoluzione scientifica”: la fisica, l’astronomia, la medicina, ma anche la biologia e la chimica, stavano mettendo in discussione il rapporto tra visibile e invisibile (con l’ipnotismo, i raggi X o la microbiologia) e tra umano e non umano, per esempio, con la teoria di Darwin, che inserendo gli esseri umani nel regno degli animali cambiò profondamente in uomini e donne il modo di percepire sé stessi.
Attraverso l’analisi dei documenti d’epoca è però emersa un’ulteriore ragione, meno appariscente, ma non per questo meno potente: la crisi delle identità provocata dalla modernità alimentò una rivoluzione psicologica che rendeva incerti i confini tra pensiero, mente e coscienza. Uomini e donne, soli di fronte al mistero dell’universo e della propria esistenza, percepivano di avere un “sé spettrale” aggrappato alle loro vite che - come la morte, il passato e i sogni - non riuscivano a controllare, nascosto com’era nelle pieghe della modernità e della propria coscienza.
Gli spettri della modernità continuano ad assillare le nostre coscienze, bloccate di fronte a cambiamenti che sfuggono alle nostre capacità di controllo, dalle biotecnologie all'intelligenza artificiale, dalla globalizzazione alla crisi ecologica e alle nuove malattie. I fantasmi, come vedete, sono ancora tra noi.