Antartide: un laboratorio naturale per studiare passato, presente e futuro della Terra
Dal 1985 in Italia si svolgono attività di ricerca sull’Antartide in molti settori, come biologia, chimica, fisica dell’atmosfera, geologia, oceanografia, con l’appoggio della stazione scientifica “Mario Zucchelli”. Il nostro gruppo di ricerca studia il comportamento di metalli in acque, sedimenti e particolato atmosferico. Inoltre da alcuni anni collaboriamo con altre università italiane per valutare la presenza in Antartide, l’origine e gli effetti dei cosiddetti “contaminants of emerging concern”, come residui di farmaci e di prodotti per la cura della persona.
L’Antartide, al cui centro si trova il Polo Sud geografico, è un continente ricoperto per il 98% da ghiacci ed è la zona più fredda e meno piovosa del nostro pianeta.
È una terra particolare anche per la situazione politica: dal 1959, con il Trattato Antartico, gli stati firmatari hanno rinunciato a rivendicazioni territoriali, allo sfruttamento economico (in particolare di risorse minerarie e petrolifere) o all’utilizzo del continente per scopi bellici. È invece stata decretata la libertà di ricerca scientifica e la possibilità di costituire delle basi destinate alla ricerca e ben 56 nazioni hanno aderito al trattato, tra cui l’Italia.
Dal 1985 è attivo il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), che porta avanti attività di ricerca in molti settori, come biologia, chimica, fisica dell’atmosfera, geologia e oceanografia: fino ad oggi ci sono state 38 spedizioni scientifiche dall’Italia all’Antartide.
Questo è possibile grazie all’esistenza della base scientifica “Mario Zucchelli”, che si affaccia sulla Baia Terra Nova, nel mare antartico di Ross. La base è aperta nel periodo estivo (da fine ottobre a metà febbraio) e ospita mediamente 80 persone, molte delle quali sono ricercatori e ricercatrici che prelevano campioni da spedire in Italia o fanno direttamente esperimenti nei laboratori presenti in loco. Lo stesso avviene nelle basi scientifiche di numerose nazioni, come Francia, Stati Uniti, Corea del Sud.
Ma perché ci interessa studiare l’Antartide, un continente così lontano e così diverso dall’Italia? Ci sono numerosi motivi:
- monitorare la presenza di inquinanti, che possono avere origini locali (le stesse basi scientifiche e il personale!) oppure essere trasportate dall’atmosfera o dalla circolazione oceanica. Questi studi servono anche a capire come si diffondono gli inquinanti e quali effetti hanno sugli ecosistemi, e ci danno informazioni utili sul loro comportamento nel resto del pianeta;
- studiare il ciclo naturale di elementi e composti chimici tra idrosfera, atmosfera, litosfera e biosfera, in un ambiente (per ora) prevalentemente incontaminato. Ricordiamo che a causa dell’influenza delle attività umane, questo tipo di studi è ancora possibile in poche parti del mondo;
- studiare i cambiamenti climatici, considerando che l’Antartide influenza la circolazione globale dell’aria e degli oceani, e prevedere la loro evoluzione;
- studiare gli eventi del passato, sia cambiamenti naturali, come le glaciazioni, sia attività umane, tramite l’analisi di strati di ghiaccio o di sedimenti marini di epoche diverse. Ad esempio la rivoluzione industriale è visibile in tracce lasciate nei ghiacci. Le conoscenze sui fenomeni globali del passato servono a comprendere meglio ciò che sta accadendo oggi al nostro pianeta;
- studiare la capacità di adattamento degli organismi marini e terrestri, compreso l’essere umano, ad ambienti estremi, ma anche agli effetti del riscaldamento globale.
Per questi motivi l’Antartide viene considerata un eccellente “laboratorio naturale”.
Il nostro gruppo di ricerca studia in particolare il comportamento dei metalli in acque, sedimenti e particolato atmosferico e, più di recente, la presenza e provenienza di inquinanti emergenti, come residui di farmaci e di prodotti per la cura della persona, in Antartide e i loro potenziali effetti tossici.
Ti raccontiamo le nostre ricerche nella prossima puntata!