L’unica uscita è attraverso. Perché arte e bellezza ci aiutano nei momenti difficili
Durante il lockdown, nella primavera del 2020, migliaia di persone hanno scelto di cantare dai loro balconi. Altri hanno dipinto le loro lenzuola. Puro intrattenimento? Recenti sviluppi nella neuroestetica suggeriscono di no. Il senso del bello che deriva dalle espressioni artistiche potrebbe invece rivestire un importante ruolo sociale, permettendoci di tollerare stati di incertezza e novità e aiutandoci ad adattarci a un ambiente che cambia.
Non è solo durante questa epidemia che le persone cantavano dai balconi e dalle finestre. Nelle grandi pestilenze storiche succedeva lo stesso, sistematicamente. Nella peste di fine 500 a Milano, l’arcivescovo Carlo Borromeo aveva disposto che le litanie venissero cantate dalla porta o dalle finestre di casa a certe ore del giorno (dei veri e propri flash-mob), e aveva addirittura assunto del personale che andasse per la città a insegnare i canti alla popolazione.
Diverse teorie psicologiche tentano di spiegare la funzione sociale della musica, e perché essa sia una costante nei momenti di crisi e cambiamento individuali e sociali (dai matrimoni, alle manifestazioni politiche). In uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology (BraIn Plasticity and behavior changes - BIP - Research Group, Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi di Torino), proponiamo un’ipotesi basata sulle più recenti evidenze mutuate dalla neuroestetica e dal neuroimaging.
Le emozioni estetiche, come ad esempio la soddisfazione che ci pervade di fronte alla bellezza artistica o naturale, inducono in chi le prova uno stato di attenzione particolare, diretto alla contemplazione. In un mondo in cui tutto ci spinge ad agire e a reagire, è come se la bellezza ci predisponesse alla percezione, inibendo le nostre risposte motorie (come abbiamo discusso qui e qui).
Questa attitudine estetica è fondamentale per concentrare la nostra attenzione sulle novità sensoriali ed affettive. In altre parole, potrebbe essere proprio il nostro senso del bello a permetterci di apprendere nuova conoscenza e di adattare i nostri comportamenti al mondo che cambia. In questo senso, l’arte si configura come un vero e proprio amplificatore sociale delle novità, permettendo alle culture di aggiornarsi per fare i conti con i mutamenti ambientali.
Ma l’arte non è l’unica attività umana in cui le emozioni estetiche ci rendono più sensibili e disposti al cambiamento. Secondo il famoso psicoterapeuta James Hillman, si sbaglia a sottovalutare il ruolo della bellezza in psicoterapia. Anche nell’incontro con l’altro da sé, le emozioni estetiche sono fondamentali per comprendere e accogliere differenze e novità.
Parleremo di questi temi e molto altro il 28 Aprile alle 18, in una tavola rotonda organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Amendola (Youtube; Facebook; Twitch), insieme a Gianni Francesetti, psichiatra e psicoterapeuta, e a Max Collini, cantautore e leader degli Offlaga Disco Pax e di Spartiti.