Storie di ricerca

Quando i morti hanno bisogno dei vivi. Il viaggio per diventare antenati nell'hinduismo

I riti funebri e postfunebri dell’hinduismo servono a costruire nel mondo di là un nuovo corpo per il defunto, per sostenere la sua esistenza ultramondana come antenato. Questi riti minuziosi e complessi rivelano vertiginose valenze simboliche e profondi significati religiosi ed etici.
Il racconto si inserisce nella Proposta di Lettura Magnifiche presenze. Visioni dantesche nella ricerca di oggi. La scelta dell'estratto della Divina Commedia e il relativo commento sono a cura del professor Donato Pirovano e del Comitato studentesco Per correr miglior acque.

Prima convien che tanto il ciel m’aggiri
di fuor da essa, quanto fece in vita,
perch’io ‘ndugiai al fine i buon sospiri,                       
se orazione in prima non m’aita
che surga sù di cuor che in grazia viva;
l’altra che val, che ‘n ciel non è udita?»   
     
(Purgatorio IV, vv. 130-135)

Nell’Antipurgatorio, Belacqua spiega a Dante che non può accedere al Purgatorio prima di un tempo pari alla sua vita, a meno che una preghiera dei vivi giunga da un cuore in grazia di Dio per abbreviare l'attesa. Allo stesso modo, solo le preghiere ed i riti dei brahmani possono garantire all’anime del defunto, nel mondo di là, il passaggio per divenire antenati a tutti gli effetti.

QUANDO I MORTI HANNO BISOGNO DEI VIVI. IL VIAGGIO PER DIVENTARE ANTENATI NELL'HINDUISMO

Quando si spezza la sutura lambdoidea del cranio e l’ultimo sbuffo di vapore fuoriesce durante la cremazione, il defunto ha abbandonato il corpo, e quel che continua a bruciare è solo una massa di carne. Il viaggio del trapassato comincia ora, e lo porterà a divenire un defunto, una persona che vive nel mondo di là ed esercita un influsso benefico sulle generazioni dei viventi che gli sopravvivono. Questa è la visione della vita post mortem secondo l’hinduismo. Una rassegna dei riti funebri e postfunebri sacerdotali secondo la visione classica, formatasi a partire dai primi secoli dell’era volgare, ci aiuta a intravedere vertiginosi abissi di significati simbolici, di legami tra macrocosmo e microcosmo, di valori etici e religiosi.

Il defunto si trova in una posizione precaria, sempre a rischio di diventare un puro spettro, un’anima in pena condannata a vagare nel mondo di là della morte, e ha bisogno dell’aiuto dei viventi per diventare un antenato. Questo aiuto si concreta in riti, che per i sacerdoti (brahmani) durano fino a undici anni dopo il decesso, e che consistono principalmente in offerte di cibo.

L’alimento offerto è una pallina di riso, mescolato con varie sostanze (burro chiarificato, zucchero). Questo bolo sacrificale ha un nome ricco di significati simbolici, dal momento che designa allo stesso tempo l’embrione in una certa fase di sviluppo: il senso è che il defunto si prepara a ritornare sulla terra, e che la preparazione della vita come antenato nel mondo di là corrisponde a una gestazione celeste, propedeutica alla gestazione terrestre che avrà luogo nel corpo della madre.

Il bolo viene consumato da un gruppo di brahmani, che vengono invitati a un banchetto funebre, nella convinzione che solo una parte della componente nutritiva del cibo verrà da loro assimilata: la parte sottile andrà a nutrire il defunto nel mondo di là dalla morte, tramutandolo via via in antenato attraverso periodiche sedute sacrificali.

Non solo il bolo dell’offerta corrisponde simbolicamente a una fase di sviluppo embrionale, ma trova precisa corrispondenza con la coppia fondamentale microcosmo/macrocosmo. Il primo è detto “uovo fatto di carne”, ed è il corpo umano, il secondo, in puntuale analogia con il primo, è il mondo esterno, detto “uovo di Brahma” (il demiurgo divino). Tra i due livelli esistono puntuali analogie e corrispondenze, per cui per esempio ai fiumi nel mondo esterno corrispondono i canali interiori in cui scorrono i soffi vitali.

La ricerca sui riti funebri e postfunebri dell’hinduismo, al di là del suo interesse documentario in campo indologico ed etnografico, ci consente di leggere sotto nuova luce tematiche di interesse ecologico, come il rapporto tra le generazioni, nel quadro di un legame indissolubile tra morti, vivi e nascituri, tra quanti hanno vissuto, quanti vivono e quanti erediteranno la terra dopo la nostra morte.