Quando la fisica si impara toccando con mano… la storia!
La fisica viene spesso percepita come una materia difficile e talvolta incomprensibile. Come motivare e interessare ragazzi e ragazze nella scuola del nuovo millennio? La sfida è aperta e io l’ho accettata qualche anno fa.
Mi sono iscritta a fisica con il sogno, coltivato fin da piccola, di diventare insegnante. Un sogno che è oggi diventato il mio tema di ricerca. Di fatto lavoro con, per e nelle scuole del Piemonte e organizzo alcune delle attività di orientamento universitario che il Dipartimento di Fisica propone ogni anno.
Negli ultimi anni mi sono occupata di un nuovo filone di ricerca in didattica e storia della fisica che riguarda il ruolo della storia nell’insegnamento della fisica e la sua efficacia come metodologia didattica. Come spesso sottolineato in letteratura, la storia della fisica può essere un valido strumento didattico per favorire l’apprendimento degli studenti agendo su aspetti motivazionali e di coinvolgimento emozionale. La storia della fisica inoltre può essere di grande aiuto al docente poiché può consentire, in linea di principio, di prevedere alcune delle difficoltà degli studenti alla luce di un’analogia, sovente identificata ma ancora non ben compresa, tra evoluzione delle concezioni scientifiche ed evoluzione delle idee dello studente a seguito dell’apprendimento scolastico.
Durante il mio progetto di dottorato, denominato Verso un museo integrato di fisica, ho affrontato aspetti cognitivi e motivazionali dell’apprendimento basandomi sulle collezioni di strumenti storico-scientifici in possesso del Museo di Fisica dell’Università di Torino nonché di alcune scuole piemontesi particolarmente significative. A partire da un censimento delle collezioni conservate nei licei più antichi, abbiamo valutato se alcune di esse potessero essere di utilità didattica attraverso la progettazione, in collaborazione con i docenti, di specifici laboratori storico-didattici svolti al Museo di Fisica di UniTO e nelle scuole coinvolte.
Uno dei percorsi maggiormente sperimentati riguarda l’elettrostatica per il fatto che i professori di fisica che hanno lavorato nel nostro Ateneo nel XVII e XIX secolo hanno dedicato particolare attenzione alle ricerche in questo campo, come attestato dalla numerosità di strumenti presenti al Museo (ma anche nelle scuole) legati a questa branca della fisica. Inoltre l’elettrostatica ben si presta, da una parte, alla realizzazione di “simulacri” costruiti con materiali poveri e di immediata comprensione, dall’altra, allo sviluppo di competenze chiave relative alla fisica.
Al termine della sperimentazione ho fatto delle interviste ai docenti e agli studenti coinvolti per avere un loro riscontro sulla nuova metodologia. I docenti hanno mostrato apprezzamento e alcuni di loro hanno confermato il fatto che sono intenzionati a usare nuovamente questo approccio in futuro. Gli studenti si sono mostrati interessati e coinvolti nelle attività di laboratorio e spesso curiosi di capire come funzionano quegli strumenti, talvolta impolverati, che vedono nelle vetrinette della scuola.
L’esperienza accumulata sul campo mi porta a suggerire l’opportunità di selezionare qualche argomento che si presta a un approccio di questo tipo, anche in funzione degli strumenti che possiede la scuola, al fine di valorizzare e arricchire le competenze dello studente, favorire l’interdisciplinarietà di tale metodo e sviluppare senso critico a riguardo.
Ritengo sia molto importante presentare la Fisica come scienza che si è costruita ed evoluta anche grazie agli errori fatti nel passato e alle necessità che l’uomo ha avuto. Spesso si dimenticano questi aspetti, dimenticando il lato più “umano" di questa affascinante disciplina.