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Epidemiologia, Terapie e Politiche sanitarie

Giovani e contraccezione, tra falsi miti e giuste domande

Foto: Unsplash

È ottobre 2020 quando la pillola del giorno dopo si spoglia del bisogno di una ricetta medica anche per le minorenni. Una scelta etica necessaria, che riguarda una popolazione sensibile e che farà sempre più affidamento al farmacista sotto casa. La domanda che però ci siamo posti è: cosa sanno già di contraccezione i giovani? 

La dispensazione senza ricetta della pillola del giorno dopo alle più giovani è una novità che non porta con sé grosse controindicazioni, purché questo sia accompagnato da un corretto counselling. Il fenomeno era già studiato da tempo e aumentare l’accessibilità a questo medicinale non ha mai dimostrato di incidere né sulla diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST), né sul numero di nascite. Certo è che bisogna farne un uso consapevole, ragione per cui è necessario che il farmacista sia pronto a vigilare sul suo utilizzo. Del resto stiamo parlando di un medicinale il cui uso scorretto, soprattutto tra i giovanissimi che potrebbero non avere le idee troppo chiare in tema di contraccezione, può avere conseguenze gravi sulla salute. Proprio per questo abbiamo deciso di fare qualche domanda a circa 500 diciottenni (per il 54% maschi e il 46% femmine) nelle scuole piemontesi, cercando di capire cosa sanno di contraccettivi e quali falsi miti dobbiamo essere pronti a sfatare.

Un primo dato emerso dall’indagine è che a 18 anni “contraccettivo” è un termine noto, soprattutto per merito degli amici o di internet. Una modesta percentuale ne ha anche parlato a scuola o in famiglia. I contraccettivi più famosi sono i dispositivi barriera come il profilattico, mentre soltanto un quinto conosce i metodi ormonali. Perciò li conoscono, ma vengono usati? Si potrebbe fare meglio, perché più del 20% non li usa/userebbe o ne fa un uso sporadico, esponendosi ai rischi delle MST e di una gravidanza indesiderata. E qui incontriamo un altro problema: un decimo dei neomaggiorenni crede che il rapporto non protetto sia rischioso soltanto per la gravidanza indesiderata, ignorando le MST, o viceversa. Di fatto, solo i due terzi degli intervistati riconoscono che usare (bene) un preservativo protegge sia dalle malattie che dalla gravidanza.

Per quanto riguarda la pillola del giorno dopo, le cose non vanno molto diversamente: molti ne hanno sentito parlare ma molti meno hanno idea di come funzioni e di come debba essere utilizzata. Tralasciando coloro che ritengono che sia protettiva nei confronti delle MST, quasi la metà dei diciottenni ha definito la “pillola” come abortiva. Nulla di più sbagliato, tant’è vero che lo scopo della contraccezione di emergenza è proprio quello di scongiurare l’aborto, impedendo che abbia luogo la fecondazione. Per farla breve, la pillola del giorno dopo inibisce e/o ritarda l’ovulazione, in modo che l’ovulo non sia disponibile ad incontrare lo spermatozoo. Niente fecondazione, niente gravidanza.

Purtroppo la confusione riguarda anche le modalità di utilizzo di un contraccettivo di emergenza: circa un terzo ritiene che la pillola del giorno dopo possa essere adoperata come qualsiasi altro metodo contraccettivo. Questo comportamento deve essere evitato, ecco perché è essenziale il lavoro del farmacista, il cui compito è quello di accertarsi che il contraccettivo sia utilizzato in modo corretto e sicuro. Per fare questo serve professionalità, esperienza e… non aver paura di fare la domanda giusta. È emerso infatti che non sempre in farmacia c’è stata una comunicazione efficace al momento della dispensazione di questi medicinali. Buona parte dei giovani sa che in farmacia può trovare la pillola del giorno dopo e si rivolgerebbe al farmacista così come si rivolge al consultorio adolescenti.

Quali potrebbero essere quindi le domande giuste da porre? Ad esempio, il farmacista dovrebbe accertarsi del motivo per cui la ragazza ha deciso di ricorrere a un contraccettivo d’emergenza e se l’abbia già utilizzato in precedenza; sarebbe inoltre importante che il farmacista appuri quanto tempo è trascorso dal rapporto a rischio; come per ogni altro medicinale il farmacista dovrà poi valutare eventuali interazioni con altri farmaci/integratori alimentari eventualmente assunti e illustrare modalità di assunzione e reazioni avverse. Inoltre, ancora troppo diffuso sembra essere il fenomeno dei farmacisti che rifiutano la dispensazione della pillola del giorno dopo per questioni etiche. A tal proposito è bene ricordare che per il farmacista non vale l’obiezione di coscienza.
Il farmacista a banco deve quindi essere pronto e sempre concentrato nello svolgere questo servizio che si dimostra essere, ancora una volta, fondamentale.


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