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Epidemiologia, Terapie e Politiche sanitarie

Come assumiamo gli antibiotici? Uno studio per individuare le cattive abitudini

Foto: Matteo Badini / Unsplash

Pensate se, tutt’a un tratto, gli antibiotici non funzionassero più: le conseguenze sarebbero gravissime per la salute di animali ed esseri umani. In realtà, già oggi l’efficacia di molti antibiotici è stata compromessa, soprattutto a seguito di un loro uso inopportuno, che ha permesso ai batteri di modificarsi, sviluppando spesso strategie per sopravvivere anche in presenza di questi medicinali. Con la nostra indagine abbiamo cercato di capire quali conoscenze abbiano persone di diverse età e provenienze socio-economiche sul tema per indicare la via a strategie che aumentino la consapevolezza

L’antibiotico resistenza è la capacità dei batteri di resistere all’effetto del medicinale antibiotico. Si tratta di un problema molto grave, considerato che il fenomeno provoca circa 10mila morti ogni anno solo in Italia.
Dal momento che un uso corretto di questi medicinali è fondamentale per arginare il fenomeno di resistenza, nel 2019 è stato sviluppato uno studio per comprendere sia come vengono usati gli antibiotici, sia quali conoscenze ha la popolazione relativamente a questo tema. L’indagine è stata condotta utilizzando un questionario rielaborato da uno originariamente redatto nel 2016 dall’OMS, sviluppato per uno studio su scala mondiale. Sono stati intervistati studenti e studentesse di diversi corsi di studio, in funzione della professione che questi avrebbero esercitato in futuro. Inoltre sono stati coinvolti i clienti di alcune farmacie del territorio torinese al fine di ottenere dati da una popolazione più anziana rispetto a quella studentesca e di analizzare possibili influenze di fattori socioeconomici sui comportamenti e conoscenze relativi agli argomenti di studio.

La realtà emersa è che di antibiotici se ne consumano davvero molti: la metà del campione universitario li ha utilizzati nei 12 mesi precedenti all’intervista e purtroppo non sempre queste assunzioni sono state conseguenti a una prescrizione medica. Infatti, nel 20% dei casi, gli studenti dichiarano che l’antibiotico non è stato sempre adoperato in seguito al parere di un medico.

Nella comunità universitaria intervistata, molti dichiarano di aver già sentito parlare di antibiotico resistenza, ma soltanto il 60% conosce davvero il fenomeno: chi sbaglia, pensa che l’antibiotico resistenza sia un’intolleranza del corpo (31%) o un cambiamento dell’antibiotico (5%). Tali miscredenze non sono da sottovalutare, perché potrebbero portare l’individuo a diffidare dell’antibiotico, utilizzandone meno della quantità prescritta o evitandolo del tutto, non riuscendo, in entrambi i casi, a guarire correttamente.

Neppure nelle farmacie l’andamento dei risultati è particolarmente incoraggiante, con abitudini e conoscenze del fenomeno che peggiorano con l’avanzare dell’età.
La popolazione più anziana è molto propensa ad adoperare un antibiotico senza consultare il medico, soprattutto se parliamo di medicinali già utilizzati per malattie con sintomi comparabili, che, erroneamente, giustificherebbero la nuova somministrazione.

A ogni modo, la performance della clientela non cambia in relazione alle caratteristiche socioeconomiche, vale a dire che le conoscenze e le abitudini di utilizzo degli antibiotici di un’utenza più facoltosa sono pressoché equivalenti a quelle di un’utenza con possibilità economiche più contenute. Questo dato è sicuramente importante, perché significa che è necessario intervenire a 360 gradi sull’intero territorio, senza eccezioni.

Alla luce di questi risultati, è necessario che tutti facciano la loro parte per assicurare un utilizzo consono e sempre responsabile di questi preziosissimi medicinali. Fondamentale è ancora una volta il ruolo di medici, farmacisti e infermieri, il cui lavoro deve essere svolto in termini di corretta informazione e di sorveglianza, per il bene dell’intera comunità.

Gruppo di lavoro: Giulio Mario Visentin, Francesca Baratta, Irene Pignata, Lorenzo Ravetto Enri, Paola Brusa.

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