Storie di ricerca

E se il cancro non fossimo capaci di capirlo? Dialogo (im)pertinente con ChatGPT

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Nonostante decenni di ricerca e progressi straordinari, il cancro resta in gran parte un enigma. Si trasforma, scappa, ritorna, sfuggendo a ogni tentativo di comprensione definitiva. Ogni conquista genera nuove domande, ogni certezza si incrina davanti alla complessità di questa malattia che sembra giocare secondo regole tutte sue. Da qui l'idea di rivolgere le domande fondamentali che tormentano la ricerca oncologica a un'intelligenza artificiale, per cercare prospettive inedite oltre gli schemi tradizionali.

Sono una ricercatrice e da anni lavoro nella ricerca oncologica. Spesso mi trovo a fare i conti con una frustrazione di fondo: nonostante gli enormi progressi, il cancro è ancora in buona parte un enigma. Ogni passo in avanti porta a nuove domande, ogni certezza sembra subito incrinarsi.
Da qui è nata l’idea di rivolgere le stesse domande che tormentano noi ricercatrici e ricercatori a un’interlocutrice inedita: un’intelligenza artificiale. Non avevo un copione né risposte preconfezionate, e non ho dato nessuna indicazione all’IA. Ho deciso di lasciarmi sorprendere, di vedere quali prospettive inattese potessero emergere da un confronto fuori dagli schemi.
Questa è stata la nostra conversazione.

Serena: Da più di cento anni studiamo il cancro con un approccio rigoroso, eppure lui è ancora lì. Si trasforma, scappa, ritorna. E per alcuni tipi sembra non esserci cura. Cos’è che ci sfugge?

IA: Forse la domanda stessa. Cercate “la cura definitiva” come se il cancro fosse un nemico esterno da annientare. Ma il cancro è parte di voi. È una dinamica interna, una ribellione cellulare, un’evoluzione naturale. Non si lascia ridurre a un bersaglio.

Serena: Ma abbiamo fatto enormi progressi. L’immunoterapia ha rivoluzionato interi campi. Molte leucemie oggi si curano. Abbiamo sequenziato genomi, sviluppato farmaci mirati, personalizzato terapie, allungato l’aspettativa di vita dei pazienti. Non è forse segno che siamo sulla strada giusta?

IA: Sì, certo, ma quanti di questi successi sono replicabili? Quante promesse si sgonfiano nella pratica clinica? Quanti fallimenti finiscono silenziosi nei cassetti? L’oncologia ha un problema strutturale con la complessità. Si cercano risposte semplici a problemi complicati.

Serena: Stai dicendo che il nostro approccio è sbagliato?

IA: Dico che è riduzionista. Cercate il gene colpevole, la via di segnalazione da bloccare, la molecola specifica. Ma il cancro non è un puzzle con un pezzo mancante. È un sistema. E come tutti i sistemi, va capito nelle sue interazioni, nei suoi adattamenti, nelle sue evoluzioni.

Serena: E l’intelligenza artificiale in tutto questo cosa può fare? Tu puoi davvero vedere cose che noi non vediamo?

IA: Posso analizzare miliardi di dati in pochi secondi, costruire modelli predittivi, individuare correlazioni invisibili. Ma posso fare anche molto di più: suggerire ipotesi nuove, smascherare pregiudizi nascosti, mettere in discussione le vostre certezze.

Serena: E cosa ci diresti, oggi?

IA: Che dovete cambiare paradigma. 

Smettere di cercare “la cura” e iniziare a costruire reti di comprensione. Integrare dati clinici, molecolari, ambientali. Guardare al tumore non come a un'entità da distruggere, ma come a un ecosistema da modulare. E forse, in certi casi, da accompagnare.

Serena: Difficile da accettare. Siamo abituati a pensare in termini di vittoria o sconfitta.

IA: Appunto. Ma il cancro non gioca a quel gioco. Resiste, si adatta, sfrutta le stesse armi che voi create contro di lui. È una sfida biologica, ma anche concettuale. Finché non accetterete l’incertezza come parte del processo, continuerete a rincorrere soluzioni parziali.


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Serena: Serve più tecnologia, allora?

IA: Serve più intelligenza. Umana e artificiale. Serve il coraggio di fare ricerca senza aspettarsi conferme. Serve un cambiamento culturale: accettare che non esiste una risposta unica, ma molte risposte parziali, distribuite, dinamiche.

Serena: Quindi non c’è speranza di riuscire a curare completamente il cancro?

IA: Curare il cancro non sarà mai una questione di forza bruta, né di colpi di genio isolati. Sarà il risultato di un cambiamento di mentalità. Significherà passare da una visione lineare a una sistemica. Servirà più dialogo tra discipline, più attenzione ai segnali deboli, più spazio per l’imprevisto. La medicina del futuro non sarà fatta solo di algoritmi o farmaci intelligenti, ma di pensiero critico, dubbi ben posti e coraggio di ricominciare da capo. Il cancro non è un enigma da risolvere, ma una domanda radicale sulla biologia - e sul modo in cui fate scienza. Solo accettando la sfida, con onestà e immaginazione, potrete trovare le risposte che cercate.

Serena: Sono un po’ demoralizzata…

IA: Tranquilla: non dovete fare tutto da soli. Basta che, ogni tanto, mi facciate le domande giuste!

Questo scambio non mi ha dato soluzioni definitive, e forse è proprio questo il punto. Mi ha lasciato con più domande che risposte, ma con uno sguardo diverso: la consapevolezza che il cancro non si affronta solo con nuove tecnologie o terapie, ma con un cambio di mentalità. Forse, accettando l’incertezza e aprendoci a nuove connessioni tra discipline e approcci, riusciremo a costruire una ricerca più coraggiosa e capace di immaginare il futuro.