Animali e salute pubblica: 30 anni fa, in Zambia, un progetto di One Health ante litteram
Negli anni ‘80-’90, in un progetto di sanità animale nel Sud dello Zambia erano stati utilizzati trattamenti specifici per limitare la diffusione della theileriosi, una grave malattia che colpiva gli allevamenti bovini tradizionali. Nel valutare i potenziali rischi e implicazioni anche per la salute pubblica e per l’ambiente erano stati precorsi i tempi utilizzando un approccio One Health ante litteram. Successivamente abbiamo riesaminato quel progetto applicando un protocollo sviluppato appositamente per la valutazione quali-quantitativa di iniziative di One Health.
Bwana doctor, mombe dzangu dzafa! (in chitonga/shona: “Dottore, i miei animali stanno morendo”)… I do not have milk for my children, I cannot use my oxen to plough (“non ho latte per i miei figli, non posso usare i miei buoi per arare”): frasi di questo tipo erano all’ordine del giorno quando, tra fine 1987 e inizio 1988, visitavo i villaggi e le mandrie della provincia meridionale dello Zambia durante il mio lavoro nell’ambito dell’Animal Health Programme in the Republic of Zambia, programma di cooperazione finanziato dal Governo Italiano e finalizzato al supporto dei servizi di sanità animale.
La theileriosi o East Coast Fever (ECF) -grave malattia dei bovini causata dal protozoo Theileria parva, trasmessa dalle zecche Rhipicephalus appendiculatus che provoca un’elevata mortalità soprattutto negli animali più giovani -aveva da poco dato segno di sé nelle terre comprese tra il fiume Kafue e lo Zambesi, il mitico fiume africano che alimenta le maestose cascate Vittoria, Moosi-o-Tunya o “fumo che tuona”. La theileriosi o tenkete -così la chiamavano gli allevatori locali, con lo stesso nome usato per indicare l’AIDS- era arrivata nella provincia meridionale a seguito di spostamenti di bovini infestati da zecche o infetti da ECF, provenienti dalla provincia orientale dove la malattia era già presente.
Il settore più colpito era quello dell’allevamento bovino di tipo tradizionale, cioè una tipologia di allevamento di sussistenza, caratterizzato dall’integrazione agricoltura-allevamento, con mandrie di piccola-media dimensione che utilizzano pascoli “comunitari” (communal grazing), e dove i bovini servono per la produzione di latte necessaria alla famiglia, per la trazione animale e per fertilizzare i raccolti, ma soprattutto per il loro importantissimo valore sociale (es. per cerimonie tradizionali) e come “conto in banca su zoccoli”. È quindi evidente che in questo contesto sociale, la perdita anche di pochi bovini a causa della theileriosi aveva un impatto enorme sulla sopravvivenza stessa delle famiglie di allevatori-agricoltori.
Per controllare la mortalità nei bovini, i Servizi Veterinari zambiani avevano richiesto all’Animal Health Programme la fornitura di prodotti acaricidi e supporto tecnico per la gestione del programma di controllo delle zecche, vettori della malattia. I trattamenti acaricidi in vasche di immersione (dip-tanks o DT) per il controllo delle zecche e delle malattie trasmesse è stato, e tuttora è, un metodo efficace e molto utilizzato nei Paesi (sub-)tropicali, in particolare in Africa.
Nel nostro caso, era già presente una rete di vasche di immersione, distribuite sull’intero territorio della provincia meridionale; venne stabilito che i trattamenti acaricidi fossero effettuati a intervallo settimanale durante il picco di infestazione delle zecche adulte (nella stagione delle piogge, tra ottobre-novembre e marzo-aprile), interrompendoli poi durante la stagione secca, quando erano per lo più presenti le sole larve e ninfe, per nulla o poco efficaci nella trasmissione del parassita. Questa strategia di controllo (strategic dipping) aveva numerosi vantaggi come per esempio il contenimento dei costi per minor utilizzo di acaricida, la riduzione delle attività di monitoraggio nel solo periodo dei trattamenti, minori rischi a livello di salute pubblica e impatto ambientale, e di sviluppo di possibili fenomeni di resistenza agli acaricidi.
I potenziali rischi per la salute pubblica e le possibili implicazioni di impatto ambientale legati ai trattamenti acaricidi erano stati valutati preliminarmente da un team multidisciplinare (di cui facevo parte) composto da veterinari, medici ed esperti di altre discipline, con un approccio One Health ante-litteram. Nello specifico avevamo valutato per esempio il rischio per gli operatori dei DT e per gli allevatori, il mancato rispetto dei tempi di sospensione per consumo di latte e carne, le eventuali perdite di soluzione acaricida nel terreno a seguito di lesioni/danni ai DT, la gestione non appropriata dei contenitori vuoti dell’acaricida, ecc.
A seguito di tali valutazioni, avevamo messo in atto opportune misure preventive e/o correttive. A conclusione del programma, avevamo raggiunto l’obiettivo principale dell’intervento: la riduzione della mortalità per ECF nei bovini della Southern Province. Avevamo anche raccolto dati scientifici di interesse per la sanità animale e la sanità pubblica, poi oggetto di pubblicazioni sia su riviste divulgative, sia scientifiche di settore.
Dopo oltre tre decenni dalla conclusione del programma di sanità animale, abbiamo applicato (ex-post) un protocollo per la valutazione quali-quantitativa di iniziative One Health, messo a punto dal gruppo di lavoro network NEOH_EHI. Tale metodo, attraverso l’impiego di sei indicatori specifici, consente di attribuire un OH-index e valutare la OH-ness, cioè quantificare “quanta One Health” è presente in un dato progetto/iniziativa… nel nostro caso è stato possibile stabilire che il progetto di allora era davvero caratterizzato da un approccio OH ante litteram!
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Di Giulio G., De Meneghi D., Lynen G., Zecchini M. & Tomassone L. 2002. Le infezioni sostenute da Theileria parva e da Theileria annulata nei bovini: aspetti biologici e clinico-diagnostici differenziali. Vet Ital, 37 (45-46), 77-85. (Copyright CC-BY-N)