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La ricetta ibrida di Torino, una smart city che fa scuola

Foto: pexels.com

La tecnologia rappresenta oggi uno dei fattori di sviluppo più dirompenti. E i cittadini assistono e partecipano all’evoluzione sfruttando veicoli connessi, biciclette condivise, sensori e richiedendo una rendicontazione sempre più intelligente. La ricerca che vi presentiamo trae spunto da un caso studio privilegiato, a pochi passi dalle nostre aule didattiche e conferma l’innovatività di Torino in questo campo. 

Oggi, circa il 55% della popolazione mondiale vive in aree metropolitane. Secondo recenti studi, questa percentuale è destinata ad aumentare ulteriormente nei prossimi 20 anni. L’avvento delle nuove tecnologie e delle connessioni veloci mettono le municipalità di fronte a nuovi scenari di offerta di servizi. Se i cittadini da una parte utilizzano e beneficiano dell’avanzamento tecnologico, dall’altro lato sono sempre più esigenti. Le città devono perciò trovare strumenti di governance adatti a soddisfare tali esigenze, includendo sempre più partner e competenze fattive e superando l’incertezza iniziale, data dalla possibilità che una sperimentazione fallisca.

Dopo una prima fase di studi teorici siamo giunti alla conclusione che le organizzazioni ibride possano fare tutto questo. Un mix di enti pubblici, privati e fondazioni che sia in grado di modificare il business tradizionale pubblico o privato e unire le forze per perseguire obiettivi e missioni tecnologiche per i cittadini. Ma, concretamente, come possono le organizzazioni ibride gestire una complessa rete di attori nelle smart cities?

Per rispondere a questa domanda abbiamo cercato dei casi studio che fornissero evidenze teoriche e pratiche di come le città smart gestiscano le relazioni tra i diversi partner. Potremmo raccontarvi che siamo saliti in auto e fatto chilometri e chilometri per trovare e raccontare un caso studio adatto. Non diremmo la verità. La realtà è che abbiamo trovato nella nostra città - a due passi dalle aule didattiche - esperienze positive tali da essere condivise con tutto il mondo scientifico. Attraverso la metodologia della ricerca qualitativa del caso studio abbiamo iniziato a studiare documenti, rassegne stampa e fare interviste confermando così quanto stavamo immaginando: Torino è una smart city ibrida!

Tra i progetti analizzati, ad esempio, la possibilità attraverso telecamere cittadine di monitorare tutte le forme di mobilità presenti sul territorio e invitare gli utenti a modalità di movimento alternative. Oppure, l’opportunità di gestire in modo intelligente i parcheggi e le soste in città guidando gli utenti verso i parcheggi più liberi agevolando al contempo anche le modalità di pagamento.

Altri esempi concreti possono essere l'accordo fatto con un'azienda provider di servizi internet per la realizzazione della prima via cittadina connessa con standard di rete 5G. Oppure ancora l'applicazione di sensori ambientali connessi e intelligenti in edifici pubblici quali scuole o palazzi comunali per il monitoraggio e l'incremento dell'efficienza energetica. La Città intelligente adotta forme di rendicontazione orientate ai cittadini non addetti ai lavori con linguaggi più comprensibili e meno tecnici e con forme di diffusione e accessibilità che utilizzano i social, le app e il web.

I nostri risultati dimostrano come di fronte a nuove esigenze dei cittadini, le municipalità devono essere in grado di portare avanti progetti mirati facendo venir meno la convenzionale distinzione tra entità pubbliche e private. Gestire una smart city richiede forti energie, competenze diversificate e multidisciplinari nonché un forte committment istituzionale. Infatti, come affermato da Hollands (2008) una città intelligente […] si esplica nell’implementazione e nel dispiegamento di infrastrutture tecnologiche di informazione e comunicazione per sostenere la crescita sociale e urbana attraverso il miglioramento dell'economia, il coinvolgimento dei cittadini e l'efficienza del governo”.

Le città smart del futuro necessitano perciò di amministratori pubblici visionari e, al contempo, di un tessuto di aziende private capaci di essere parte del cambiamento e sperimentare con formule inedite e, per l'appunto, ibride.

L’articolo completo in lingua Inglese è disponibile qui.


Gruppo di ricerca: Paolo Pietro Biancone, Silvana Secinaro, Valerio Brescia, Maha Radwan, Daniel Iannaci, Davide Calandra, Federico Chmet, Federico Lanzalonga, Federica Bassano.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Davide Calandra
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

04 agosto 2021

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