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Filiere corte e smart: da necessità in tempo di Covid a soluzione per il futuro?

Il progetto Smartchain punta a valorizzare le filiere agricole locali, un sistema produttivo che non solo garantisce tracciabilità e una migliore qualità della materia prima, ma abbassa i costi ed è più sostenibile da un punto di vista ambientale. Anche per questo la filiera corta si è distinta per resilienza ed efficacia durante i recenti periodi di lockdown.

Il periodo di lockdown in Italia ha portato a un aumento dell’utilizzo delle piattaforme di e-commerce per fare la spesa che, fino a quel momento, non erano una realtà molto diffusa nel nostro Paese. Il forte incremento di richieste per la consegna a domicilio ha però colto impreparate le maggiori catene di supermercati, che non erano pronte a gestire una tale mole di richieste. Molti consumatori, chi perché non riusciva a prenotare una consegna in tempi ragionevoli e chi perché proprio non riusciva ad accedere ai siti internet, hanno così cercato altrove, come per esempio si legge su questi articoli del Corriere della sera e del Sole24Ore.
Le alternative non sono mancate: piccoli alimentari, negozi specializzati e anche i produttori stessi hanno messo a disposizione un servizio di consegna a domicilio dei propri prodotti. C’è stata una riscoperta del “comprare locale”: le filiere più corte si sono dimostrate, nella maggior parte dei casi, più abili a rispondere alle nuova situazione come raccontano gli articoli del Corriere della sera e di Wired.

Le filiere corte, attualmente definite come filiere produttive caratterizzate da un numero ridotto di passaggi e intermediari tra il produttore e il consumatore e che prevedono una distanza tra la produzione e il consumo di un raggio limitato secondo le normative nazionali, sono state oggetto di un crescente interesse nel corso degli anni. Questo tipo di approccio permette, avvicinando la domanda all’offerta, di ridurre i costi e anche di instaurare un rapporto di fiducia tra le due parti. La tracciabilità e la qualità della materia prima possono essere toccate con mano, molto spesso andando anche a rinforzare il rapporto che si ha con il luogo di origine.

Per stimolare l’innovazione e l’importanza a livello comunitario delle filiere corte, l’Unione Europea ha finanziato nel 2018 un ambizioso progetto di ricerca triennale, Smartchain, che vuole promuovere l’innovazione e la competitività di questi sistemi utilizzando un approccio “multi-attore”. Cosa significa? Vuol dire che a contribuire al progetto di ricerca si trovano consumatori finali, produttori e consorzi, consulenti, imprese, ricercatori, legislatori e così via. In particolare, Smartchain si basa su 18 casi studio, scelti per la loro rappresentanza delle filiere corte e il loro impatto sociale, economico ed ecologico sulle diverse comunità rurali, periurbane e urbane. I casi studio vengono analizzati per valutare il loro potenziale di innovazione, la loro sostenibilità (sia essa ambientale, economica e sociale) e anche la percezione del consumatore verso le filiere corte.

Sono 43 partner di 11 Paesi Europei, portatori di conoscenze pratiche e scientifiche, a svolgere le analisi e i cui risultati, in termini di nuove informazioni su innovazione e soluzioni, verranno trasmessi alle filiere corte permettendo l’abbattimento degli ostacoli oggi esistenti per il loro sviluppo. Tutto ciò sarà implementato in un database online, definito come “piattaforma di innovazione” accessibile a tutti, in cui troveranno posto anche proposte di business model, seminari formativi, oltre che a una raccolta di diverse iniziative.

L’Università di Torino ha contribuito alla definizione delle innovazioni tecnologiche e non all’interno del work package 2 (WP2) del progetto ed è, soprattutto, responsabile in attività nel WP7: il nostro ruolo è raccogliere informazioni sulle politiche dei Paesi coinvolti relative alle filiere corte e le loro limitazioni. Lo scopo finale? Proporre ai legislatori europei modifiche e integrazioni all’esistente quadro normativo, con lo scopo di tutelare le filiere corte, favorirne lo sviluppo e l’innovazione e renderle competitive. Resilienza e innovazione diventano infatti determinanti in epoca di Covid-19.

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Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Silvana Nicola
Alice Petrini
Andrea Ertani
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

20 ottobre 2020

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