Brand
Economia, Finanza e Management

Quando il cibo halal incontra il Made in Italy. Nuove prospettive di impresa

Foto: Maria Fedotova / Getty images

Le connessioni tra cibo e spiritualità sono antichissime, affondano le proprie radici in motivazioni salutistiche andate poi sotto traccia, e compaiono anche nelle religioni monoteiste. Qui ci concentriamo su quella musulmana evidenziando che l’interconnessione tra cibo e spiritualità islamica negli ultimi decenni ha creato un’ampia domanda di mercato per i prodotti halal che sono divenuti, soprattutto per le aziende dei settori Food and Beverage, stimolo di innovazione con la possibilità di aumentare e sperimentare nuovi mercati, come il Medio Oriente e il Sud-Est Asiatico. 

Secondo Ludwig Feuerbach “Siamo ciò che mangiamo”. La celebre frase è apparsa per la prima volta nel 1892 nell’opera Il mistero del sacrificio o l'uomo è ciò che mangia, che sancisce la tesi materialistica antropologica del filosofo, contrapposta alla convinzione di una dicotomia corpo/anima di cui si faceva portatore il pensiero religioso europeo ai quei tempi. Pensandoci bene, tuttavia, il legame tra la fede religiosa e un elemento materiale come il cibo ha radici molto antiche ed è diffuso con gradazioni differenti nelle più grandi religioni monoteiste, dal cristianesimo (soprattutto nel periodo di quaresima) all’ebraismo, fino ad arrivare al mondo islamico. Da sempre il cibo ha rappresentato un dono e un veicolo di purezza da diffondere attraverso norme scritte e tradizioni, spesso legate a motivazioni di salute e salvaguardia dell’organismo, per esempio rispetto alle intossicazioni.

In un recente contributo abbiamo delineato lo stato scientifico dell’arte concentrandoci sul cibo halal e su come questo influenzi i mercati. Con questo termine si intende il cibo lecito, ovvero ammesso dalla tradizione islamica e che non include primariamente la carne di maiale (molto grassa e quindi motivo di rallentamento della digestione specie in paesi con temperature elevate), l’alcool (che affatica il fegato e può portare a stati mentali alterati) e tutti i loro derivati.

Partendo da questi primi elementi abbiamo avviato un’analisi strutturata della letteratura con la curiosità di approfondire un argomento di ricerca che negli ultimi anni ha suscitato a livello mondiale interesse da parte di studiosi e imprenditori, anche nei paesi più occidentali. Infatti, abbiamo scoperto che a livello mondiale il settore del Food & Beverage halal ha raggiunto nel 2019 un valore pari a 1,4 miliardi di dollari (dati Dinar Standard, State of the Global Islamic Economy Report, 2019/2020) con continui tassi di crescita anno su anno.

A livello pratico l’esigenza halal apre a importanti spazi di mercato per le imprese, creando innovazioni di prodotto e di processo. L’analisi conclusa su 221 articoli scientifici pubblicati nei migliori Journal internazionali ci ha restituito cinque filoni di ricerca nati dall’esigenza pratica di fornire certificazioni affidabili sulle materie prime, sui processi produttivi e sulla catena logistica. Inoltre, l’incremento dell’interconnessione tra continenti crea la possibilità di intercettare nei nostri territori flussi turistici dai paesi del Golfo offrendo servizi aggiuntivi che mettono al centro il cibo lecito Made in Italy.

Lo studio qui pubblicato mostra alcuni risultati interessanti. In primis, il cibo halal non è più soltanto prerogativa dei paesi asiatici e del Medio Oriente ma è sempre più diffuso nei paesi europei. Inoltre, nei paesi occidentali halal significa per le imprese investimenti e innovazione con successiva capacità di raggiungere nuovi mercati di sbocco.
Infine, anche la letteratura scientifica più marcatamente dei settori “business & management” riconosce nel cibo halal i valori di unione e condivisione che si vengono a creare nel periodo del Ramadan dove gli unici due pasti concessi (il Suhur, prima dell’alba, e il Fitùr, dopo il tramonto) divengono simbolo di accurata selezione del cibo più tradizionale e salubre per il corpo e la mente.

I risultati da noi ottenuti rientrano all’interno delle attività dell’Osservatorio sulla finanza e l’economia islamica coordinato da Paolo Biancone (intervistato in questo episodio di Prof fantastici e dove trovarli, NdR) e che vede il Dipartimento di Management quale hub di studio e condivisione per la valorizzazione dell’export Made in Italy da oltre 10 anni. Tra le attività ricorrenti anche l’organizzazione del primo forum sulla finanza islamica in Europa organizzato in partnership con il Comune di Torino e la Camera di Commercio di Torino, il Turin Islamic Economic Forum, giunto alla sua quarta edizione.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Silvana Secinaro
Davide Calandra
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

16 ottobre 2020

condividi

LE MIE STORIE DI RICERCA

potrebbero interessarti anche