Quando l’asado profuma di bagna caoda… Alla scoperta del piemonteis merican
L’Argentina ospita una delle comunità italiane più grandi al mondo e molti di questi italiani sono di origine piemontese. Ma si è conservata la lingua portata dai migranti a fine Ottocento? Che posto occupa nella vita dei loro discendenti? Con questa ricerca siamo andati a verificarlo sul campo scoprendo anche alcuni interessanti momenti di revival culturale.
Ma pare e mia mare entra lor no. A parlava già el español lor. Mi l'hai tacà capilo da cit porque mia nona am parlava an piemonteis.
Questa è la testimonianza di Norberto, che nel suo piemontese costellato di parole spagnole ci parla di quando la sua famiglia è arrivata in Argentina. Siamo a San Francisco, provincia di Córdoba. E qui inizia il nostro viaggio di ricerca sulla migrazione piemontese in Argentina.
PILAR (Piedmontese Language in Argentina) è un progetto che ha lo scopo di documentare l’uso del piemontese come lingua di immigrazione in Argentina. Sappiamo infatti che l’Argentina ospita una delle comunità di origine italiana fra le più numerose al mondo, e che in particolare, in un periodo storico che va dalla fine dell’Ottocento all’inizio della Prima Guerra Mondiale, gli immigrati piemontesi rappresentavano una maggioranza, soprattutto nelle province di Córdoba e Santa Fe, in cui lavoravano come agricoltori. In queste regioni i centri abitati erano piccole colonie molto distanti le une dalle altre e relativamente isolate rispetto ai grandi centri urbani. Questo rappresenta uno dei fattori principali che hanno fatto sì che in Argentina si continuasse a parlare piemontese per un periodo di tempo molto più lungo rispetto ad altre comunità italiane all’estero, pensiamo ad esempio agli Stati Uniti o all’Australia.
Ad aprile 2022 abbiamo viaggiato per un mese tra Córdoba e Santa Fe per svolgere la nostra indagine sul piemontese in Argentina. Scopo principale del lavoro è stato quello di costruire una documentazione audiovisiva aggiornata e di buona qualità.
Il materiale, oltre a testimoniare la presenza del piemontese in Argentina una volta che questo sarà scomparso, avrà diversi scopi: prima di tutto sarà studiato per il suo interesse linguistico. Infatti, molte teorie hanno dimostrato che nei contesti migratori la grammatica delle lingue si trasforma, ad esempio accogliendo parole e costruzioni della lingua dominante, ma lo fa anche in modi più imprevedibili. Molti italo-argentini parlano della loro lingua come di un piemonteis merican, ma quali siano le sue particolarità grammaticali ancora non lo sappiamo.
C’è poi una domanda più antropologica, legata al ruolo che la lingua del paese di origine occupa nella società argentina contemporanea. Perché un argentino, che magari aveva i nonni o i bisnonni italiani, dovrebbe interessarsi al piemontese? Molti membri della comunità ci raccontano infatti di aver iniziato a interessarsi al piemontese da adulti, sia per una motivazione emotiva che per un’esigenza di costruzione identitaria. Quasi tutti hanno iniziato un percorso da adulti nell’ambito di associazioni dette familias piemontesas che promuovono vari tipi di attività culturali, fra cui serate musicali, teatro popolare e cene tradizionali: la bagna caoda, per esempio, è ancora una tradizione molto sentita in Argentina!
Ma dunque la realtà che osserviamo è in continuità rispetto al passato e alle prime generazioni di piemontesi che si sono spostate in Argentina, o piuttosto stiamo osservando un revival culturale (e linguistico!) che appartiene alla contemporaneità?
Questo sarà il tema del documentario che verrà tratto dal materiale raccolto, in cui ci interrogheremo sul rapporto, in costante evoluzione, della comunità con la sua lingua di origine o heritage language. Il punto di vista che si cercherà di riportare è quello non di chi ha vissuto la migrazione in prima persona, ma di chi, nato argentino, ne ha assorbito i discorsi e le narrazioni e li reinterpreta alla luce della realtà di oggi.
Guarda il teaser del progetto PILAR.