"Amarcord", dal dialetto romagnolo "a m'arcord", "mi ricordo", è diventato un neologismo italiano grazie alla notorietà raggiunta dal film omonimo di Federico Fellini. I progetti ALI e Archiwals di UniTo mirano proprio a tenere traccia della straordinaria ricchezza linguistica della nostra penisola. Ma la conservazione della nostra cultura passa anche attraverso la sua digitalizzazione, che implica l'unione di competenze tra studi umanistici, filologia e informatica, come fa il centro MediHum di UniTo.
Come avrete capito, la memoria è il tema a cui dedichiamo questa proposta di lettura.
Parlare di memoria, e in particolare di memoria collettiva, implica rievocare alcuni passati come quelli dittatoriali che, seppur traumatici, non vanno dimenticati. E a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali il Rettorato dell'Università di Torino ospita, fino al 28 febbraio, la mostra "Scienza e Vergogna" curata dal Sistema Museale di Ateneo in collaborazione con l'Archivio Storico.
Se per Proust era l'olfatto a scatenare una serie di ricordi, ci sono legami anche tra udito e memoria, come ci raccontano alcuni dei nostri neuroscienziati. Studi recenti hanno poi rivelato ruoli inaspettati della neurogenesi su memoria e apprendimento, e altri ricercatori di UniTo, in collaborazione con aziende del territorio, stanno lavorando sulla riabilitazione della memoria. E se per alcuni sistemi biologici si può parlare di "memoria", per altri no, come ci spiegano i nostri chimici e farmacologi.