A partire dal 1925, per 18 anni, Ugo Pellis, professore di liceo friulano, ha percorso l'Italia armato di un questionario di diverse migliaia di domande, taccuini per gli appunti, una dozzina di album di foto e disegni da mostrare agli intervistati perché dicessero in dialetto il nome della cosa, una macchina fotografica per documentare la complessità linguistica e culturale dell'Italia popolare del suo tempo. Sotto la direzione di Matteo G. Bartoli, glottologo presso l'università di Torino, Pellis ha compiuto 727 indagini linguistiche sul campo, raccogliendo milioni di parole in tutti i dialetti e le lingue di minoranza d'Italia. La sua impresa, interrotta dalla Guerra e dalla malattia che lo portò alla tomba, fu ripresa sotto la direzione di un altro linguista torinese, Benvenuto Terracini, che affidò ad altri 6 raccoglitori l'incarico di completare le ricerche (1952-1965).
Nel 1995 è iniziata la pubblicazione in volumi tematici dei preziosissimi materiali dialettali che documentano la varietà linguistica e la ricchezza della cultura materiale del nostro Paese poco prima che lo sviluppo economico del Dopoguerra ne cambiasse per sempre il volto rurale e arcaico. Oltre alle parole, la cui pronuncia è stata annotata con un apposito sistema di trascrizione, l'archivio dell'ALI conserva quasi 9.000 fotografie che forniscono una documentazione visiva di quello che le parole trasmettono: attrezzi, abiti tradizionali, paesaggi e volti ormai scomparsi, ma ancora vivi nella memoria.