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Così piccole, così preziose. Dalle ossa una miriade di informazioni sugli antichi Egizi

Dall’Egitto a Torino: deposito dei reperti presso l’accampamento della Missione Archeologica Italiana a Qau el-Kebir, 1905-1906. Fotografo non accreditato. Courtesy MAET. 

La ricerca antropologica su resti umani ci dice molto dei popoli del passato: legami genetici, stili di vita, attività. Gli scheletri infantili dell’Antico Egitto, custoditi presso il MAET di Unito, ci raccontano delle loro condizioni di salute e il loro ottimo stato di conservazione ha permesso di sviluppare un metodo per stimare l’età della morte delle popolazioni antiche in generale.

“Questo è un femore di destra di un bambino vissuto in Egitto più di 5000 anni fa. Da una serie di misure come la lunghezza, ma anche diametri e circonferenze in punti specifici dell’osso, si è potuto valutare il livello di sviluppo e desumere che avesse circa 2 anni” (v. foto 2).

Si tratta di una delle considerazioni che si possono fare studiando i tanti reperti della collezione osteologica egizia conservata al Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino. Questa collezione fu raccolta nell’Alto Egitto dalla Missione Archeologica Italiana negli anni 1903-1935. Lo studio antropologico dei resti scheletrici e dentari di queste antiche popolazioni ci permette di conoscere le loro caratteristiche fisiche e genetiche, le attività, l’alimentazione, ma anche le condizioni di salute e di igiene.

Riuscire a valutare la mortalità infantile è indicativo delle condizioni di vita del gruppo poiché la sua incidenza deriva da aspetti genetici, ambientali, sociali e culturali della popolazione. Inoltre identificare con analisi puntuale le frequenze di morte in specifiche fasce di età può dare indicazioni sulle più probabili cause.

Ma come può un antropologo desumere l’età biologica di un soggetto di cui ha solo lo scheletro e i denti? Nei bambini è più facile e più preciso che negli adulti: la chiusura di fontanelle nel cranio e la formazione ed eruzione dei denti hanno ritmi costanti nella nostra specie e non risentono molto delle differenze tra popolazioni. Se i denti sono conservati e valutabili, la stima d’età è più attendibile.Si può anche considerare il livello di accrescimento delle principali ossa lunghe degli arti dato che la lunghezza è proporzionata all’altezza del bambino e quindi all’età, ma, in questo caso, la probabilità di errore aumenta.

Ci sono infatti differenze di dimensioni e ritmi di crescita dello scheletro tra popoli diversi, così come - in certe fasce di età - anche tra i sessi. Le femmine generalmente sono precoci nella formazione ed eruzione dei denti, come nella crescita in altezza subito prima dell’età dello sviluppo rispetto ai maschi, per cui la stima dalla lunghezza/altezza può essere meno precisa.

Nel nostro studio, visto l’ottimo stato di conservazione dei reperti conservati presso il Museo di Antropologia ed Etnografia di UniTo, abbiamo potuto applicare più metodi di stima dell’età sugli stessi soggetti e studiarne la relazione per desumerne scale di riferimento, andando così oltre lo studio del singolo reperto e offrendo informazioni preziose per altri studi di antropologia fisica. Per ogni soggetto infantile della collezione egizia, abbiamo stimato l’età dal grado di mineralizzazione ed eruzione dentaria (122 soggetti) e abbiamo effettuato un’analisi statistica su una serie di misure delle principali ossa lunghe degli arti per metterle in relazione all'età.

È emersa regolarità e costanza dei tassi di crescita scheletrici anche nel caso di misure alternative alla sola lunghezza delle ossa lunghe degli arti: diametri di spessore, larghezza e circonferenze in punti specifici hanno fornito valori di riferimento per stimare l’età di morte altrettanto attendibili, anzi riducendo l’errore di stima!

L’analisi dei piccoli scheletri di antichi egizi ci svela storie di vita (e di morte) dei nostri antenati. Nel nostro caso ha fornito anche un metodo utile per la stima di età in soggetti infantili di altre popolazioni, con il vantaggio di essere applicabile su scheletri mal conservati e ossa lunghe incomplete, aumentando il numero di soggetti identificabili per età al fine del calcolo della mortalità infantile e della stima delle cause di morte.


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