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Leggere Bayo Akomolafe. L'impegno e il dono di abitare il mondo

Photo credit: bayoakomolafe.net

Grazie alla mirabile traduzione in italiano di Fabrice Olivier Dubosc oggi conosciamo il pensiero di Bayo Akomolafe autore di Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per far casa sul pianeta. Questo saggio è più di una lettera aperta alla propria figlia Alethea, poiché il padre parla da un presente che è anche il futuro dopo la sua morte, quando tornerà a incontrarla con un messaggio che riguarda il nostro bisogno di cercare e fare casa nel mondo di oggi, investito dagli effetti dei cambiamenti climatici, dai nuovi virus e da un futuro che è presente e passato insieme.

Ho avuto il piacere di incontrare lo studioso nigeriano Bayo Akomolafe in occasione del Salone del Libro di Torino nel maggio 2023 e all’inaugurazione del Black History Month il 1 febbraio 2024 a Torino. Leggere il suo pensiero è un esercizio di “apprensione” della parola, simile a quello che si affronta nell’infanzia, occorre - per leggere - reimparare a parlare.

Questo esercizio è già di per sé pratica decoloniale che ci richiede (come uno sforzo) e ci concede (come una liberazione) di uscire dal pensiero abituale e consuetudinario, pigro e assuefatto - Fabrice Dubosc ama dire “formattato” - e preconfezionato dettato dal nostro modello antropocentrico ed eurocentrico.

Akomolafe è uno psichiatra clinico di formazione e un raffinato saggista dal registro lirico e metaforico potentissimo, come un poeta, è un pensatore che abbraccia l’umano e il non-umano: ci parla di crisi ambientale non tanto con l’ambizione di risolverla o di rivelarla come una verità data, ma come qualcuno che coabita consapevolmente non solo con gli umani, ma anche con il non umano, sia esso il mondo vegetale, animale e minerale, sia esso il mondo degli spiriti e degli antenati in una relazione indissolubile, multispecie e a-temporale.

In Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per far casa sul pianeta (Exorma Edizioni, 2023), il suo viaggio-racconto si snoda seguendo un’affabulazione coinvolgente tipica del romanzo epistolare, tuttavia il linguaggio e le spiegazioni offerte alla piccola Alethea non sono mai banali, semplificate, divulgative, sono invece ragionate, complesse, articolate e profonde, secondo i dettami del ragionamento scientifico e filosofico. Il viaggio comincia in Nigeria, presso la cultura Yoruba, che non è solo sua culla natale, bensì anche luogo spirituale cui ritorna per consultare un guaritore, che gli assegna un compito, una quest: trovare 10 hush.

Gli hush, come gli scarafaggi, “esistono davvero”, si nascondono nelle crepe, con occhi gialli che fissano senza batter ciglio dai buchi neri che spesso abitano. Svicolano di fianco alle nostre vite operose insieme ai loro simili pelosi-scagliosi-tentacolari. Nei loro traffici spettrali non si fanno sentire. Prosperano al meglio ai margini della vista, salendo furtivamente su un muro o fluttuando a mezz’aria. Li vedi per un istante e spariscono nel lembo di un sospiro. (p. 16)

Neri, pelosi, simili a ragni, a scarafaggi, a millepiedi, tentacolari o striscianti, fanno parte della biodiversità che ci relaziona al tutto. Mai visti prima, dopo aver cominciato a leggere le pagine di Bayo Akomolafe ne ho incontrati un paio: bruttini, un po’ ripugnanti, eppure anche loro fanno casa con noi sul pianeta. Bayo ne ha trovati solo nove nell’arco del suo racconto, segno che la sua ricerca non è terminata.

Questo per dire che Bayo Akomolafe affina il nostro sguardo, il nostro udito e tutti i nostri sensi, troppo spesso dormienti e inibiti, poiché la realtà non la si percepisce solo con la razionalità o con lo sguardo, ma anche con l’affettività e la gestualità, la si incontra con il nostro corpo poroso e non solo con la mente o con il logos.

Per trovare la strada occorre prima smarrirsi, per comprendere il mondo occorre prestare ascolto. L’invito all’ascolto non è mera questione di acustica ecologica, ma di una comprensione che richiede immedesimazione e pause, che necessita di lentezza e accoglienza, la stessa che occorre per leggere le pagine e le parole, poetiche e scientifiche insieme, di un filosofo che attinge all’animismo Yoruba, alla fisica quantistica e ai suoi paradossi con Karen Barad, al neofemminismo materialista di Donna Haraway che invita a “restare” e a “danzare” con l’attuale crisi post-apocalittica, con la tradizione e lo storytelling induista, ma che attinge anche all’infanzia, alla meraviglia, alla bellezza, alla cura. "Cura" sia nel senso di avere cura e prendersi cura, anche degli aspetti tipo-grafici e immaginativi, soprattutto nel suo sito web ufficiale e nel suo blog, così esteticamente godibili e intellettualmente sfidanti, sia nel senso del curare e guarire. Guarire noi dalla nostra cecità e monocultura, guarire il mondo dalla sua eteronormatività che Bayo Akomolafe vede come il male peggiore dei nostri tempi.

Per spiegare questo concetto ricorre all’esempio di suo figlio autistico. Se l’autismo viene visto come una “malattia”, come una “devianza”, è chiaro che chi ne è “affetto”, ne risulta stigmatizzato. Occorre, invece, abbandonare l’idea dell’eteronormatività ed entrare in punta di piedi nella dimensione a-temporale dell’autismo, per cui, per esempio, può essere Natale per sei mesi l’anno, a partire da metà Aprile.

Bayo Akomolafe parla di paternità, di genitorialità, di come essere marito; non apre saggio o presentazione senza prima ringraziare e rendere omaggio alla propria moglie e ai figli, al mondo ancora incompleto:

I nostri giorni e le nostre notti sono fatti così: pieni di un certo qual sentimento che qualcosa manca, che resta ancora qualcosa da fare, che il mondo potrebbe essere più bello, più giusto, più aperto a foglie e membra. Più ospitale. Con forse una buona azione qua e là. Con forse un nuovo eroe che potrebbe lanciare una cima, ancorarla a una prua e portarci in salvo. Con forse un nuovo libro sacro. Le ipotesi sono infinite. (p. 41)

La creazione non è compiuta una volta per sempre, ma è con noi nel farsi e disfarsi del mondo e il pensiero filosofico di Bayo Akomolafe ci aiuta a “mondeggiare con e nel mondo”.

Bibliografia
Bayo Akomolafe, Queste terre selvagge oltre lo steccato. Lettere a mia figlia per far casa sul pianeta, Prefazione di Charles Eisenstein, Traduzione e cura di Fabrice Olivier Dubosc, Roma, Milano, 2023.
Fabrice Olivier Dubosc, Sognare la terra. Il troll nell’antropocene, Exorma, Roma, 2020.


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