Proteggere il bestiame dei Maasai colorando… le zecche!
I pastori semi-nomadi Maasai abitano gli altopiani di Tanzania e Kenya. La loro fonte principale di reddito è l’allevamento del bestiame. I loro animali sono sottoposti a continui stress ambientali, come i lunghi spostamenti alla ricerca di pascoli, le carenze alimentari, le cattive condizioni igieniche e le malattie. Tra queste ultime, le più pericolose per il bestiame sono trasmesse da dei piccoli parassiti: le zecche.
Se abbiamo animali domestici, o se amiamo passeggiare in natura, probabilmente abbiamo avuto a che fare con le zecche. Forse non tutti sanno che questi artropodi sono uno dei maggiori fattori limitanti lo sviluppo e la produttività dell’allevamento tradizionale in molte aree del mondo. Succhiando il sangue per nutrirsi, infatti, esse debilitano i loro ospiti, causano una diminuzione delle produzioni e possono determinare la morte degli animali a cui trasmettono malattie batteriche, virali e parassitarie.
Questo è un grosso problema anche per i pastori Maasai che abitano la Ngorongoro Conservation Area, nel nord della Tanzania, dove sono molto diffuse le theileriosi, infezioni causate da protozoi del genere Theileria e trasmesse da un animale all’altro da una particolare zecca dalle zampe arancioni chiamata Rhipicephalus appendiculatus.
La principale theileriosi che colpisce i bovini della zona è l’East Coast Fever (ECF), causata dal protozoo Theileria parva, di cui abbiamo parlato anche in “Animali e salute pubblica: 30 anni fa, in Zambia, un progetto di One Health ante litteram”. Nei bovini autoctoni (East African short-horned zebu), una naturale resistenza genetica alle malattie e il continuo contatto con zecche infette da T. parva permette l’instaurarsi di un equilibrio tra bovino, zecca e parassita. Tuttavia, tale equilibrio è precario e l’ECF può causare alti tassi di mortalità, soprattutto tra i giovani animali.
Per studiare l’epidemiologia delle malattie trasmesse da zecche è essenziale effettuare studi di campo e di laboratorio, che permettono di valutare quali sono le specie di zecca che infestano gli animali, la numerosità, la stagionalità e il tasso di infezione con agenti patogeni.
Nel caso dell'ECF, il tasso d’infezione da T. parva nelle ghiandole salivari della zecca gioca un importante ruolo nella possibilità di trasmissione del parassita e nelle caratteristiche della malattia che si sviluppa: se la carica infettante è bassa, infatti, gli animali si infettano ma superano facilmente la malattia restando immuni per tutta la vita. Inoltre, identificando in laboratorio il ceppo di T. parva che infetta le zecche e causa malattia in una certa area di studio, è possibile utilizzare questo ceppo per l’immunizzazione degli animali, accoppiando l’iniezione del parassita con un antibiotico che lo uccida.
La vaccinazione con il metodo “infezione e trattamento” (Infection and Treatment Method, ITM) è l'unica procedura di immunizzazione attualmente disponibile per proteggere i bovini dalla febbre della costa orientale. Sebbene questo metodo di immunizzazione funzioni, non è sempre sostenibile e/o applicabile a causa dei costi spesso proibitivi per i pastori e della necessità di mantenere il vaccino al freddo, cosa non semplice nelle aree remote in cui abitano i Maasai.
Studiare le dinamiche di trasmissione della malattia è dunque importante per ideare misure di controllo che prevengano queste infezioni. La trasmissione di molti microrganismi dalla zecca al bovino si realizza dopo qualche ora dall’inizio del morso perché l’agente patogeno presente nella zecca ha spesso bisogno di tempo per maturare e/o migrare alle ghiandole salivari, passare nella saliva ed entrare nel circolo sanguigno del suo ospite finale. Perciò, ad esempio, per valutare la tempistica dei trattamenti acaricidi può essere molto utile valutare quanti giorni le zecche rimangono attaccate all’animale per compiere il pasto di sangue.
Per studiare l’ECF nei bovini dei pastori Maasai abbiamo scelto, tra gli animali al pascolo, dei bovini “sentinella”, che abbiamo attentamente esaminato ogni due giorni per la ricerca delle zecche vettore R. appendiculatus. Ma come possiamo scoprire per quanto tempo una zecca rimane attaccata a un animale? Semplice, basta colorarla! Per mezzo di un ago da siringa, gli esemplari adulti di zecca ritrovati sugli animali sono stati “marcati” sul dorso con una piccola quantità di vernice colorata atossica. Dopo due giorni, abbiamo conteggiato tutte le zecche colorate e abbiamo contato e marcato con una tinta diversa i “nuovi” esemplari rinvenuti sugli animali. La procedura si è ripetuta fino a utilizzare sei diversi colori prestabiliti, per poi ripartire con un nuovo ciclo. La figura 1 mostra uno schema esemplificativo, realizzato per spiegare l’esperimento agli allevatori Maasai.
Il bestiame ha un importante ruolo economico e sociale tra i Maasai e fornisce carne e latte per l’alimentazione. Sebbene la vaccinazione ITM sia efficace, non è priva di limitazioni e studiare l’epidemiologia della malattia è fondamentale per preservare la salute degli animali e dunque la sopravvivenza di questo antico popolo, sempre più minacciato da cambiamenti ambientali e sociali.