Brand
Gestione del territorio, delle risorse e dei rifiuti, Sostenibilità ambientale

Le foreste boreali tra crisi climatica e capacità di adattamento

Un orso grizzly (credit: Renzo Motta). Gli orsi non potrebbero vivere nelle foreste boreali senza incendi in quanto si alimentano nelle zone percorse dal fuoco, dove trovano i frutti che costituiscono la maggior parte della loro alimentazione. Al contrario, all'interno della foresta densa non trovano di che alimentarsi.

Non solo gli incendi spontanei sono frequenti nelle foreste boreali ma sono anche i responsabili della loro ricca biodiversità. Tuttavia, preoccupa l’impatto della crisi climatica nel modificare la loro frequenza e intensità. Riuscirà questo ecosistema a far fronte alla crisi in atto continuando a contribuire alla regolazione del clima sulla Terra?

Può stupire apprendere che anche le foreste boreali, che immaginiamo ricoperte di neve, vengono talvolta devastate dagli incendi. Quelli di questa estate in Alaska e Siberia hanno attratto in particolar modo l’attenzione dell’opinione pubblica. Ma per chi, come noi, studia il clima e i suoi effetti sulle foreste lo stupore è stato di diverso tipo. Sappiamo in realtà che, non solo gli incendi sono “di casa” nelle zone boreali da milioni di anni, ma anche che hanno un ruolo ecologico indispensabile per le dinamiche di quelle foreste. Il fuoco innescato dai fulmini durante le brevi siccità estive fornisce infatti l’habitat a moltissime specie animali e vegetali delle zone boreali, che possono così riprodursi, garantendo una ricca biodiversità. Gli orsi per esempio per alimentarsi hanno bisogno di spazi aperti ricchi di arbusti che trovano solo nelle zone percorse dal fuoco mentre nella foresta densa e impenetrabile non potrebbero sopravvivere.

Perché allora ci preoccupiamo di incendi come quelli scoppiati la scorsa estate?

Gli scienziati sono preoccupati delle conseguenze della crisi climatica sui cambiamenti di regime degli incendi boreali in termini di frequenza, intensità e severità degli impatti. Sono cambiamenti compatibili con la capacità degli alberi di rispondere e adattarsi? Potranno le foreste continuare ad aiutarci con inestimabili servizi ecosistemici, primo fra tutti la regolazione del clima?

Provando a rispondere ad alcune di queste domande con uno studio pubblicato di recente, abbiamo scoperto che l’estensione degli incendi boreali nel nord America mostra delle oscillazioni nel tempo che tecnicamente definiamo “multi-decadali”. Lunghi periodi, fino a 10-15 anni, con pochi incendi, si alternano a periodi in cui la superficie bruciata aumenta vertiginosamente. In alcuni anni particolari gli incendi si sincronizzano su un’area geografica che va dall’Alaska fino a tutto il Canada occidentale: un territorio di più di 3 milioni di km2, pari a 10 volte l’Italia. È un fenomeno dovuto a oscillazioni climatiche di larga scala, come il Niño, che stanno interagendo fra di loro e con il riscaldamento globale, con sviluppi futuri difficili da prevedere. E questo, appunto, preoccupa.

Rimane però qualche speranza. La scoperta più incoraggiante - e sorprendente - è che gli alberi vengono a loro volta influenzati dalle stesse oscillazioni climatiche, attraverso risposte fisiologiche alle variazioni in temperatura e umidità, e riescono quindi a “prevedere” quando gli incendi accadranno e a sincronizzarsi su territori altrettanto estesi per riprodursi subito dopo il passaggio del fuoco e dare origine a nuove foreste in equilibrio con il cambiamento dell’ambiente.

La capacità di sincronizzare la riproduzione con i disturbi naturali su territori vastissimi è una strategia fondamentale per la salute delle foreste boreali, che consente una plasticità maggiore rispetto a quanto pensassimo, e una capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Continueremo le nostre ricerche per capire se altre specie in altri ecosistemi forestali messi in crisi dal cambiamento climatico abbiano le stesse capacità. Spesso le foreste ci sorprendono e non si faranno mettere in crisi facilmente dal riscaldamento globale. Resta il fatto che le condizioni attuali dell’atmosfera, in particolare per il contenuto di CO2, sono nuove e non si sono mai verificate negli ultimi 700.000 anni ed è quindi fondamentale monitorare e comprendere.


IMMAGINI

Questa storia di ricerca si trova in:


potrebbero interessarti anche