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Epidemiologia, Terapie e Politiche sanitarie

E se le acque della rete fognaria ci aiutassero a prevenire le epidemie?

Foto: Marco Bicca / Unsplash

La ricerca dei virus nelle acque reflue potrebbe aiutarci a capire la loro circolazione nella popolazione. Inoltre, un aumento improvviso della concentrazione di un determinato virus potrebbe farci capire di essere di fronte a un’epidemia prima ancora di avere delle evidenze cliniche che siano aumentati i casi di malattia.

In questo ultimo anno segnato dalla pandemia di Covid-19, ci siamo tutti resi conto come la circolazione di virus patogeni possa causare gravi problemi sulla salute delle persone anche nei Paesi del cosiddetto "blocco occidentale", caratterizzati da elevati standard igienici e da sistemi sanitari ben organizzati.

I virus sono tra i principali agenti di infezioni emergenti, in quanto sono in grado di acquisire nuove caratteristiche biologiche, adattandosi così a nuovi ospiti e a nuove nicchie ecologiche. Essi possono essere causa di gastroenteriti, patologie respiratorie, congiuntiviti, epatiti, infezioni del sistema nervoso centrale come le meningiti, le encefaliti e la paralisi.

Sia i virus enterici, che sono una delle principali cause di gastroenteriti acute in tutto il mondo, sia altri virus patogeni come il tristemente famoso SARS-COV2, vengono eliminati in grandi quantità (105 - 1011 virioni per grammo) nelle feci di soggetti con infezione (sintomatici e asintomatici) e possono così raggiungere gli impianti di depurazione attraverso la rete fognaria e venire poi in parte riversati nei fiumi, nei laghi o in mare, a seguito dell’immissione delle acque depurate nell’ambiente. Diventa quindi di cruciale importanza il monitoraggio dei virus enterici nelle acque reflue per la tutela della salute pubblica.

In particolare, un recente studio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha messo in evidenza la presenza del virus SARS-COV2 nei reflui fognari del depuratore di Milano e di Torino già nel mese di dicembre 2019 e cioè ben prima dell’individuazione del primo caso accertato di Covid-19 in Italia, che risale al 21 febbraio 2020.

Proprio a questo scopo il nostro gruppo di ricerca, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale e la Regione Piemonte, sta partecipando a un progetto (Sorveglianza Ambientale Reflui in Italia - SARI), che vede come capofila l’ISS e nel quale sono coinvolte quasi tutte le regioni d’Italia, per poter effettuare un monitoraggio della presenza del SARS-COV2 nei reflui fognari e verificarne l’andamento in relazione al numero di casi, al fine di creare una vera e propria rete di sorveglianza a supporto del Ministero della Salute per la gestione delle epidemie.
A partire da luglio 2020 fino a oggi, abbiamo raccolto ben 117 campioni da 8 diversi impianti di depurazione della Regione Piemonte e, dopo la messa a punto del metodo di concentrazione, estrazione degli acidi nucleici e rilevazione tramite PCR, sono al momento in corso le analisi dei primi campioni.

Il monitoraggio della presenza dei virus nelle acque in ingresso degli impianti di depurazione potrebbe quindi essere utilizzato come strumento di sorveglianza sanitaria seguendo un approccio epidemiologico definito come Wastewaters based epidemiology che potrebbe consentire di individuare la circolazione di un virus nella popolazione prima ancora che si manifestino i casi di malattia.

Gruppo di lavoro: Cristina Pignata, Silvia Bonetta, Sara Bonetta, Elisabetta Carraro

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Cristina Pignata
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

21 marzo 2021

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