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La batteria da cucina e le pratiche alimentari in età greca e romana

Lo studio della ceramica da cucina di età greca e romana sta portando negli ultimi anni a risultati piuttosto sorprendenti. Attraverso l’analisi dei materiali provenienti dagli scavi di Locri Epizefiri e di Costigliole Saluzzo sarà possibile ricostruire la vita quotidiana e le pratiche alimentari di queste comunità

Da aprile 2018 sono titolare di un assegno di ricerca per un progetto sulla “ceramica acroma nel modo classico: tra produzione e consumo”. Si tratta di un ambito ricco di stimolanti problematiche e dai risvolti molto interessanti. Per ceramica acroma infatti s’intende quell’insieme di oggetti (contenitori in terracotta) utilizzati in antico per svolgere attività quotidiane legate principalmente alla preparazione, alla conservazione e al consumo del cibo.

Lo studio in corso s’inserisce nel solco dei più recenti indirizzi di ricerca all’interno di un dibattito pluridecennale caratterizzato soprattutto da problemi e criticità di tipo metodologico, che ha avuto il grande merito di riportare all’attenzione della comunità scientifica una categoria di manufatti cui spesso è stato dedicato uno spazio limitato in bibliografia, a causa soprattutto della sua scarsa apprezzabilità estetica. In controtendenza rispetto al passato, oggi la ceramica acroma e da fuoco è ormai ritenuta all’unanimità un tassello fondamentale per tentare di ricostruire la vita quotidiana delle comunità antiche e per sviluppare una migliore conoscenza delle loro pratiche alimentari. E, in effetti, le ricerche che vanno in questa direzione stanno portando a risultati interessanti.

Gli approcci usati per raggiungere questi obiettivi spaziano dagli studi di carattere più squisitamente “archeologico” (studi tipologici, funzionali e di contesto), passando per quelli di tipo etno-antropologico, fino a contemplare sofisticate, e sempre più indispensabili, indagini di tipo archeometrico, archeobotanico e archeozoologico, senza trascurare l’archeologia sperimentale, l’etno-archeologia e lo studio delle fonti letterarie.

Lavorare su materiali provenienti da contesti di scavo esplorati con attento metodo stratigrafico mi permette di poter applicare al meglio gli attuali indirizzi metodologici condivisi dalla comunità scientifica. Gli scavi del nostro Dipartimento a Locri Epizefiri e Costigliole Saluzzo (diretti dal prof. Diego Elia e dalla prof.ssa Valeria Meirano) sono infatti un osservatorio privilegiato per mettere in pratica le novità metodologiche citate. In particolare a Costigliole Saluzzo, la possibilità di “seguire” in maniera dettagliata i cambiamenti morfologici dei manufatti da cucina nel corso degli oltre 300 anni di vita della villa romana (I a.C. - IV d.C.), oggetto dei recenti scavi (2003-2018), consente di osservare l’evoluzione delle abitudini alimentari degli antichi abitanti del luogo.

Nel caso di studio locrese, invece, particolarmente affascinante si sta rivelando l’indagine sul rapporto tra l’uso degli strumenti da cucina per la preparazione del cibo (pentole, casseruole, padelle, tegami, ecc.) e il loro utilizzo all’interno di un santuario, in cui questi oggetti sono stati recentemente ritrovati (scavi 2010-2018). Sarà questa l’occasione per comprendere meglio il ruolo svolto in antico da cucina, cuochi e pratiche culinarie all’interno di un contesto sacro.


Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Marco Serino
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

10 novembre 2018

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