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Quando il trauma della malattia diventa occasione di crescita psicologica

Foto: pexels.com

La diagnosi di cancro è un’esperienza traumatica che attiva nella persona molteplici reazioni emotive. Il modo in cui la persona fronteggia la malattia influisce sul decorso della malattia stessa e quindi in generale sulla qualità di vita dei pazienti. Da cosa dipende il modo diverso in cui la persona reagisce alla malattia? È possibile pensare a un esito positivo dopo la diagnosi al cancro? Qual è il contributo della psicologia agli studi sulla malattia oncologica? Queste sono alcune delle domande a cui la ricerca psicologica tenta di dare delle risposte.

Sono note le reazioni emotive al cancro durante tutto il percorso a partire dalla comunicazione della diagnosi. La diagnosi rappresenta spesso per la persona un evento traumatico che causa una rottura nella percezione della propria identità corporea, emozionale, sociale e, in generale, della propria continuità esistenziale.

Il distress psicologico conseguente alla malattia oncologica è stato definito come: “un’esperienza emotiva multifattoriale, spiacevole, di natura psicologica, sociale e/o spirituale, che può interferire con la capacità di far fronte efficacemente al cancro, ai suoi sintomi fisici e ai suoi trattamenti […] si estende lungo un continuum, che va da comuni sentimenti normali di vulnerabilità, tristezza e paura a problemi che possono diventare disabilitanti, come depressione, ansia, panico, isolamento sociale e crisi esistenziale e spirituale” (Hess, et al., 2015). Circa il 40-50% dei pazienti oncologici manifesta un disturbo psichiatrico clinicamente rilevante durante la malattia tale da rendere necessario un intervento psicologico e/o psichiatrico (Cassano e Tundo, 2006). Inoltre, il distress psicologico è stato riconosciuto come il sesto parametro vitale da monitorare e trattare, insieme a temperatura, respirazione, frequenza cardiaca, pressione sanguigna e dolore. Esso incide sul benessere percepito e porta a esiti negativi, come scarsa aderenza alle terapie e adozione di uno stile di vita insalubre (Sales et al., 2014).

Le reazioni emozionali al cancro sono molteplici e dipendono da fattori medici, sociali, psicologici, spirituali che impattano sulle modalità di fronteggiamento della malattia. Individuare, comprendere e intervenire su questi fattori rientra negli obiettivi della psiconcologia. La psiconcologia tenta di unire la medicina e la psicologia, occupandosi delle variabili psicologiche associate alla patologia e alle sue implicazioni psicosociali tramite un approccio multidisciplinare (Torta & Mussa, 2007).

Il nostro impegno come ricercatori si inserisce, dunque, all’interno di questo panorama con l’obiettivo di restituire ai clinici quelle conoscenze necessarie al fine di promuovere globalmente la salute psicofisica del paziente.

Nello specifico, negli ultimi anni, il nostro gruppo di ricerca (ReMind the Body) ha portato avanti un importante filone di ricerca che si è focalizzato non solo sugli esiti negativi della malattia oncologica ma ha spostato lo sguardo anche sugli esiti positivi. Un evento traumatico, infatti, violando le convinzioni dell’individuo sul sé e sul mondo, può attivare un processo per ricostruire credenze e obiettivi, comportando conseguentemente una crescita personale (Ben-Zur et al., 2015). Questa crescita personale è meglio definita in letteratura come crescita post-traumatica (PTG) (Tedeschi et al., 1998). I nostri studi precedenti si sono occupati prevalentemente di indagare i fattori clinici, demografici e psicologici collegati alla PTG in donne con cancro al seno (Romeo et al.,2017; Romeo et al., 2019; Romeo et al.,2020a; Romeo et al.,2020b; ) e hanno ispirato oggi la nascita di un nuovo progetto longitudinale che si pone l’obiettivo di seguire il paziente con cancro al colon-retto nelle diverse fasi del suo percorso.

I nostri studi stanno confermando l’importanza della dimensione psicologica della patologia oncologica. Sostenere il paziente in un processo di ri-costruzione e di ri-significazione della propria vita, in seguito al trauma della malattia, può condurre la persona a vivere questa esperienza come occasione di crescita psicologica nonostante la minaccia e la rottura alla sua continuità esistenziale rappresentata dal cancro.

Riferimenti bibliografici
- Costantini A., Levenson J.A., Bersani F.S: “La crisi della scoperta. Reazioni psicologiche e psicopatologiche alla scoperta della malattia” in “Psiconcologia” (a cura di Biondi M., Costantini A., Wise T.N.) Raffaello Cortina Editore, 2014
- Cassano, G. B. (2006). Psicopatologia e clinica psichiatrica. A. Tundo (Ed.). UTET scienze mediche.
- Torta, R., & Mussa, A. (2007). Psiconcologia-modello biopsicosociale. Centro scientifico Torinese.
- Tedeschi, R. G., Park, C. L., & Calhoun, L. G. (Eds.). (1998). Posttraumatic growth: Positive changes in the aftermath of crisis. Routledge.


Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Annunziata Romeo
Lorys Castelli
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

05 novembre 2021

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