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La mente umana e la sua complessità, Educazione e Linguaggio

Inventare lingue e creare mondi. Un esperimento per insegnare la linguistica

Khal Drogo e Daenerys Targaryen in una scena di Game of Thrones (HBO)

Gli studenti di oggi hanno maggiore familiarità con la lingua di Aragorn, di Daenerys o di Mr. Worf rispetto a lingue parlate da popolazioni e comunità remote, come il tagalog e il hixkaryana. Nell'insegnamento della linguistica, le constructed languages permettono attività di analisi e creazione, favorendo la partecipazione attiva degli studenti.

Che cosa fa un linguista? Potremmo parlare a lungo di sistema e uso, di analisi contrastiva, di acquisizione, di tipologia e grammatica, di socio- ed ecolinguistica, e ci molto altro ancora. Temi che però paiono spesso astratti e distanti, privi di ricadute sull’esperienza quotidiana agli stessi studenti di linguistica: per questo spesso manca loro l’interesse e la motivazione che sottendono l’acquisizione di conoscenze, ma che sono soprattutto di impulso alla creazione di competenze.
Convinti che insegnare linguistica all’università significa prima di tutto trasmettere il senso della centralità del linguaggio nel vissuto di ciascuno, abbiamo intrapreso una specifica ricerca-azione per proporre nuove modalità e buone pratiche didattiche per stimolare quell’interesse latente e trasformarlo in partecipazione attiva e costruttiva da parte degli studenti. La nostra riflessione è partita da due storie.

C’era una volta un linguista che nel tempo libero inventava lingue così belle e complesse che era un peccato lasciarle su un foglio. Così intorno a queste lingue creò un intero universo, popolato di dèi, uomini, elfi, orchi, nani e altri esseri fantastici. Il mondo era la Terra di Mezzo, e lui si chiamava J.R.R. Tolkien.
C’era un’altra volta un altro signore laureato in linguistica. Anche lui nel tempo libero inventava lingue ed era così bravo che alcuni autori e produttori televisivi gli proposero di trasformare il suo hobby in un lavoro. Così i mondi della televisione e del cinema si riempirono di nuovi suoni e nuove parole per dare vita a razze e popoli sempre diversi. Le lingue erano il Dothraki, il Valyriano, il Castithan… e lui si chiama David J. Peterson.

Tolkien e Peterson: due linguisti e due conlanger, cioè creatori di lingue artificiali. Le conlang (constructed languages), a differenza delle lingue naturali oggetto usuale della linguistica, sono sistemi artificiali creati con vari scopi: ausiliare, filosofico, logico ecc. Il crescente interesse nel conlanging (creazione di lingue artificiali) a fini artistici e di intrattenimento si accompagna spesso al conworlding (creazione di mondi finzionali). E in effetti gli studenti hanno maggiore familiarità con le lingue inventate parlate ne "Il signore degli Anelli" o ne "Il trono di spade" rispetto al tagalog (lingua principale delle Filippine) o allo hixkaryana (parlata da una minoranza etnica brasiliana).

Ecco allora che le conlang possono essere usate nella didattica della linguistica per introdurre la disciplina, stimolando la motivazione latente e l’interesse per l’analisi del linguaggio attraverso una riflessione cognitivamente attiva e produttiva sulle strutture linguistiche, sulle relazioni tra lingua e società e sul mutamento linguistico. Decifrare e creare lingue inventate sono per gli studenti operazioni coinvolgenti e gratificanti, che attivano processi creativi e di problem solving di rado chiamati in causa nella didattica frontale, e per il docente diventa un modo per coinvolgere cognitivamente la propria classe attraverso tecniche e buone pratiche da tempo in uso nella didattica delle lingue.

Pur essendoci stati, soprattutto negli Stati Uniti, alcuni esperimenti didattici incentrati sul conlanging, in Italia è un terreno relativamente inesplorato. Il nostro laboratorio di linguistica e conlanging si svolgerà nel primo semestre del nuovo anno accademico: attendiamo i primi risultati a gennaio 2020.


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