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La mente umana e la sua complessità, Educazione e Linguaggio

QUANDO IL BULLISMO È AL FEMMINILE. CONOSCERE, INTERVENIRE, PREVENIRE

Il bullismo tra i giovani può assumere diverse forme e avere conseguenze gravi nell’immediato e nel lungo periodo. Il bullismo al femminile spesso si manifesta in modo più nascosto e sottile rispetto alle forme di prepotenza attuate dai maschi e per questo può essere più difficile da contrastare

Michela ha 12 anni e vorrebbe non andare più a scuola. Fin dal mattino, quando prende l’autobus, teme di incontrare le sue tre compagne che le danno il tormento. Una volta arrivata in classe poi si aspetta di essere derisa e vessata per come è vestita, per come cammina o per chissà quale nuovo pretesto. Si sente sola e inadeguata e per questo sta male. In altre parole Michela è vittima di bullismo. Un bullismo “al femminile”, dalle manifestazioni più sottili e meno eclatanti rispetto ai fatti che catturano quasi quotidianamente l’attenzione pubblica. Sempre più di frequente infatti i notiziari riportano episodi di prevaricazione gravi, con esiti estremi, configurabili come veri e propri reati. Pensiamo ai casi di suicidio, legati alla disperazione per le persecuzioni subite. Sono episodi che provocano sconcerto e impotenza, ma costituiscono solo la punta di un iceberg. In diversi contesti di crescita, infatti, sono quotidiani gli episodi di prevaricazione che non catturano l’attenzione dei media ma che possono avere conseguenze dannose, a breve come a lungo termine, per le vittime.

Il bullismo è una forma di prepotenza intenzionale e persistente nei confronti di un coetaneo più debole, che non riesce a difendersi. Questo può avvenire tramite modalità dirette, fisiche o verbali, ma anche mediante forme più sottili, come per esempio l’esclusione dal gruppo di coetanei, l’isolamento, la diffusione di dicerie, segreti o calunnie, con il preciso intento di arrecare danno alla vittima. Le modalità indirette sono più tipiche del genere femminile e fanno leva sulla manipolazione delle relazioni all'interno del gruppo dei pari. Michela subisce infatti forme di prevaricazione nascoste, difficilmente rilevabili dagli adulti e apparentemente meno gravi rispetto alle prepotenze fisiche. In realtà esse sono altrettanto offensive e minano il benessere delle vittime sia nell'immediato (compromettendo il rendimento scolastico, la salute fisica e psicologica) sia nel lungo periodo (causando difficoltà relazionali, sofferenza e depressione anche dopo anni).

Insieme a Tatiana Begotti ho scritto “Bullismo al femminile” (Paoline, 2017), un testo che propone una riflessione sull'aggressività femminile che, spesso caratterizzata da forme diverse da quella maschile, rispecchia le differenze di genere legate a radici biologiche e socio-ambientali. Tuttavia è importante sottolineare che quello che viene considerato comportamento tipico femminile può riguardare anche situazioni maschili. Il volume fa riferimento ai risultati delle nostre ricerche e ad altri studi pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali. Pur non avendo una soluzione a questo problema, riteniamo indispensabile, per poterlo affrontare, la sinergia tra le diverse figure adulte che vivono e lavorano ogni giorno con giovani e giovanissimi e che hanno a cuore la loro salute e benessere. Ci auguriamo dunque che questo lavoro possa essere utile in particolare a queste figure.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Emanuela Calandri
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

07 febbraio 2020

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