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Spazio all’immaginazione! Il ruolo del pubblico nella installation art

Celula NaveErnesto Neto (2009). Credit: WikiMedia

Camminare attraverso spazi ampi o stretti, vuoti o pieni di immagini, elementi scultorei, oggetti quotidiani. Toccare superfici, inalare odori, ascoltare suoni che provengono da varie direzioni. Dondolarsi su un’altalena, attaccare adesivi alle pareti di un museo, o consumare un pasto al suo interno. Queste sono alcune delle azioni che ci propongono di compiere le opere d'installation art - una forma d’arte che negli ultimi anni capita spesso di trovare in piazze e musei, e che però sembra molto diversa dalla pittura e dalla scultura. Ma come funziona?

Le opere di Ernesto Neto sono un po’ strane: tunnel aerei di corde colorate intrecciate, ambienti formati da pareti di nylon sgargiante con cavità ampie e strette, sacche piene di spezie profumate, sospese sulle nostre teste. Se siete andati a una mostra o un museo di arte contemporanea, vi sarà probabilmente capitato di trovarvi immersi in grandi opere d’arte tridimensionali, spazi da esplorare dal loro interno, attraverso i nostri sensi. Questa è l’installation art, una pratica artistica contemporanea in cui il pubblico è fisicamente immerso all'interno dell'opera.

Questa forma d’arte assomiglia in parte all’architettura, ma può costruire ambienti che non hanno nulla a che vedere con quelli che abitiamo - per esempio cumuli di pneumatici tra cui siamo invitati a saltellare (Yard, Allan Kaprow, 1967), o ampi e complessi assemblamenti di piccoli oggetti che utilizziamo per il fai-da-te, come in molte opere di Sarah Sze.

A differenza di immagini e sculture, poi, le opere d’installation art spesso non rappresentano nulla, né tramite la raffigurazione (come in un ritratto, pittorico o scultoreo), né suggerendo tramite l’astrazione uno spazio diverso da quello in cui incontriamo l’opera (come in un dipinto o in una scultura astratta).

Imagination in the Experience of Installation Art (IEIA) - il progetto di ricerca grazie al quale ho vinto una Marie Curie Individual Fellowship - nasce dal desiderio di capire come funziona questa forma d’arte: che tipo di oggetti sono le opere di installation art? Che genere di esperienze si propone di suscitare nel pubblico chi crea queste opere?

La mia prima ipotesi è che le opere d’installation art riguardino, in primo luogo, il loro pubblico. Gli oggetti che incontriamo in un’installazione sono solo una parte dell’opera; l’altra parte ce la mettiamo noi, completando l’opera con le nostre azioni: per esempio girando attorno agli oggetti dell’installazione, guardandoli, annusandoli, ascoltandoli e anche modificandoli. Il carattere interattivo è un altro aspetto che distingue l’installation art da architettura, pittura e scultura.

La mia seconda ipotesi è che, per decidere come interagire con un’installazione, dobbiamo usare l’immaginazione. Non si tratta però di farla vagare a nostro piacimento: le installazioni ci suggeriscono dei percorsi immaginativi, anche quando non rappresentano nulla. Seguendo questa intuizione, per capire come funziona l’installation art bisogna capire come usiamo l’immaginazione quando incontriamo queste opere. Studierò quindi sia i contributi filosofici più attuali sull’immaginazione e sulla metafisica dell’arte, che la letteratura teorico-artistica sull’installation art, svolgendo le mie ricerche tra l’Università di Torino e il Graduate Center della City University of New York.

I temi del mio progetto sono interessanti per chi, come me, si occupa di filosofia dell’arte e della mente, ma anche per chi lavora con l’arte contemporanea (per esempio artisti e artiste, curatori e curatrici, galleristi e galleriste) e per il pubblico, che incontra sempre più frequentemente le opere d’installation art - tanto accattivanti quanto sfuggenti. Per questo motivo non mi occuperò solo di produrre pubblicazioni scientifiche e tenere conferenze per addetti ai lavori, ma organizzerò anche incontri nelle scuole secondarie di secondo grado e conferenze aperte al pubblico. Se siamo noi a completare le opere d’installation art grazie alla nostra immaginazione, abbiamo tutti e tutte bisogno di saperne di più per godercele meglio.

un racconto di
Elisa Caldarola
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

08 novembre 2023

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