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Processi sociali e politici, Legge e Comunicazione

Il progetto TuTeLa e la rivoluzione digitale che dà accesso equo alla giustizia

Un fotogramma tratto dalla serie TV Shameless (2011). Nel difficile contesto della periferia di Chicago i problemi con la giustizia sono all'ordine del giorno e non è sempre facile far valere i propri diritti.

Tutti noi, volenti o nolenti, abbiamo a che fare quotidianamente con atti o documenti giuridici, che troppo spesso risultano difficili da comprendere. Il nostro progetto di ricerca Turin Tech & Law: a Lab for Social Good (TuTeLa) è nato con l’obiettivo di ripensare gli strumenti offerti dall’IA a beneficio delle persone più vulnerabili, per garantire un accesso equo alla giustizia attraverso gli strumenti del Legal Design, la ricerca empirica e il coinvolgimento diretto degli utenti finali.

Questo articolo è un giacimento d’oro, una miniera dove finiscono le forzature, i privilegi, le distorsioni […]”, affermava Roberto Benigni commentando l’articolo 3 della nostra Costituzione, articolo che non solo sancisce il principio di uguaglianza e consacra la pari dignità sociale di ogni individuo dinanzi alla legge, ma si spinge con audacia a riconoscere l’impegno della Repubblica a eliminare ogni ostacolo di ordine economico e sociale che impedisca il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di ogni cittadino alla vita pubblica. Garantire un accesso equo alla giustizia è una delle componenti fondamentali della democrazia, dello stato di diritto e del buon governo a tutti i livelli.

Purtroppo, la realtà sociale è ben diversa dalle aspirazioni dei nostri Padri costituenti. Stiamo assistendo a una crescente polarizzazione tra un limitato gruppo di individui che - dotati di competenze culturali e risorse economiche - hanno la possibilità di ricevere una decisione amministrativa o giudiziaria equa e una vasta porzione della popolazione che invece è impossibilitata a far valere i propri diritti a causa dei sempre più alti costi socio-economici dell’accesso alla giustizia.

La rivoluzione digitale ha ampliato tale divario. Mentre le pubbliche amministrazioni e il sistema giudiziario implementano nuovi strumenti tecnologici e digitali, aumentano le persone senza le necessarie competenze per interfacciarsi con lo Stato e le sue articolazioni. Tra i più disorientati sono inclusi i piccoli professionisti legali e gli enti del terzo settore, che molto spesso non hanno le risorse e le capacità sufficienti per stare al passo. Ne consegue che per questi ultimi risulta molto difficile tutelare adeguatamente le persone cui prestano assistenza legale.

Ciononostante, gli stessi strumenti tecnologici che oggi stanno rovinosamente ampliando tale divario potrebbero contribuire alla sua riduzione, se guidati da una logica e da una filosofia diverse. Molti progetti relativi al legal tech - la tecnologia applicata ai servizi legali - hanno seguito un percorso ben definito, strutturato su un duplice obiettivo: aumentare l'efficienza dei sistemi amministrativi e giudiziari e migliorare l'efficienza dei professionisti legali. Tuttavia il primo intento trascura i casi in cui l’individuo non abbia alcuna capacità di accesso all'apparato amministrativo e giudiziario. La seconda opzione presuppone che i fornitori di servizi legali abbiano i mezzi finanziari per acquistare software o database a pagamento.

È a partire da queste considerazioni che ha preso vita il progetto Turin Tech & Law: a Lab for Social Good (TuTeLa), coordinato dal professor Enrico Marello, che ha lo scopo di studiare e usare gli strumenti offerti dall’intelligenza artificiale non in nome della sola efficienza dell’amministrazione pubblica o del mercato legale, ma a beneficio dei più vulnerabili. Il progetto si propone di creare il primo centro di ricerca in tutta l’Unione europea, che possa essere faro e catalizzatore del legal tech di impronta sociale per il bene comune.

Per soddisfare i bisogni primari delle persone più vulnerabili nell’accesso alla giustizia, il progetto TuTeLa ha identificato due obiettivi su cui fondare la propria azione:

  • semplificare il linguaggio giuridico per renderlo il più possibile semplice e accessibile e fornire spiegazioni alla portata di tutti dei principali concetti giuridici;
  • riprogettare, per migliorare, le modalità di recupero delle informazioni (information retrieval) necessarie alla risoluzione di fattispecie giuridiche concrete.

TuTeLa si caratterizza per la multidisciplinarietà del suo team (composto da giuristi, linguisti, informatici, e psicologi) e per il coinvolgimento di centri di ricerca di rilievo internazionale (Copenaghen Legal/Tech Lab, Information Society Law Center - ISLC, Robotics & AI Law Society - RAILS) e di partner privati (Kopjra s.r.l. - Legal Tech Italy, Sweet Legal Tech s.r.l.), il cui contributo permette lo scambio e la condivisione di metodi e modelli efficaci già esistenti e la diffusione dei risultati raggiunti, con l’obiettivo ultimo di creare le prime linee guida europee degli strumenti di legal tech per il bene comune.

Ma TuTeLa si distingue anche per il ruolo di primo piano riconosciuto alla ricerca empirica “dal basso”, fondata sull’ascolto continuo e sulla partecipazione attiva degli stakeholder (la Comunità di Sant’Egidio, l’Associazione Giovani Avvocati Torino, l’Associazione Avvocato di Strada, la Città Metropolitana di Torino, l’Unione nazionale delle Camere Civili, la Fondazione Italia Digitale). Tali soggetti sono, da una parte, i primi interessati a migliorare - anche con l’aiuto delle nuove tecnologie digitali - la qualità e l’efficienza della loro azione a beneficio delle varie categorie di individui cui si rivolgono e dall’altra rappresentano i primi interlocutori per comprendere le barriere nell’accesso alla giustizia dei più vulnerabili e per verificare, in un secondo momento, l’impatto e gli effetti concreti dei prototipi ideati nell’ambito di TuTeLa.

Recentemente TuTeLa ha ottenuto un finanziamento della durata triennale come migliore proposta progettuale nell’ambito dell’Hub 1 “Istituzioni e giustizia” del Dipartimento di Giurisprudenza. Questo importante riconoscimento rappresenta solo il punto di partenza di un lungo percorso di impegno sociale che esorta accademia, istituzioni, imprese, enti del terzo settore e professionisti a collaborare fianco a fianco per ricreare, grazie all’IA e alle nuove tecnologie digitali, quelle condizioni di pari opportunità nell’accesso alla giustizia per cui il diritto possa effettivamente definirsi ars boni et æqui (“arte del buono e del giusto”).

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Chiara Di Cicco
Marco Colella
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

27 novembre 2023

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