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Variazione dei prezzi e competizione: cosa ci insegnano le isole greche?

Foto: Unsplash

Un problema fondamentale in economia è come i produttori reagiscono ad aumenti dei costi, per esempio dovuti ad aumenti delle tasse, fluttuazioni dei tassi di cambio, o dei costi dell’energia. Quando ciò accade, gli aumenti dei costi per i produttori sono passati (o traslati) ai consumatori attraverso un aumento dei prezzi. Di quanto? In che proporzione? Dipende da vari fattori, tra cui il livello di competizione tra i produttori. Per indagare la relazione tra competizione e traslazione abbiamo esplorato le isole greche. 

Lo studio di come le imprese traslano variazioni dei costi sui prezzi è uno dei temi fondamentali dello studio dell’economia, che tocca ambiti diversi come l’economia pubblica e della tassazione, l’economia internazionale e gli effetti dei tassi di cambio e dei dazi, l’economia monetaria e gli effetti delle variazioni dei tassi di interesse. Da un punto di vista teorico sappiamo che il livello di competizione tra imprese è una delle determinanti principali di questa traslazione. Tuttavia, l’evidenza sul tema è limitatissima. La ragione principale è la difficoltà di definire in pratica i confini di un mercato, cioè di isolare insiemi di imprese che competono nel fornire uno stesso bene o servizio. 

È così che abbiamo deciso di rivolgere il nostro sguardo verso le isole greche, dove le imprese sono naturalmente “isolate” Abbiamo quindi raccolto dati giornalieri sui prezzi al dettaglio dei prodotti petroliferi (benzina, gasolio, e gasolio per riscaldamento) sulle 33 isole più piccole della Grecia. Alcune di queste isole sono così piccole da avere solamente un distributore, altre due, tre o più. Quindi la variabilità nella dimensione delle isole ci fornisce variabilità nel numero di imprese che competono tra loro, cioè nel livello di competizione. 

La Grecia ci offre anche un esperimento interessante. Durante il 2010, il governo ha cambiato tre volte le accise (le imposte sulla fabbricazione e la vendita dei beni di consumo) sui prodotti petroliferi Ciò è avvenuto in modo diverso per ognuno dei prodotti, ma mantenendo inalterato il prezzo del gasolio da riscaldamento. Questo esperimento ci mette nelle condizioni ideali per studiare come un aumento dei costi per i produttori impatti sui prezzi al dettaglio, in mercati con diverso livello di competizione. 

I nostri risultati, in fase di pubblicazione su “American Economic Journal: Applied Economics”, mostrano che la traslazione aumenta all’aumentare del numero delle imprese. La traslazione della variazione dei costi sui prezzi è del 43% per un monopolio e arriva al 100% nei mercati con 4 o più imprese. In un mercato monopolistico, un aumento del costo della benzina (per il distributore) di 10 centesimi implica un aumento di 4,3 centesimi per il consumatore. Lo stesso aumento in un mercato più competitivo (con 4 o più imprese) porta ad un aumento del prezzo al consumo di 10 centesimi. Inoltre, gli aggiustamenti dei prezzi sono più rapidi nei mercati più competitivi. 

Infine, lo studio delle isole greche ci permette di valutare le conseguenze di definizioni del mercato basate sulla distanza geografica tra imprese (misurata in chilometri o tempo di guida), che sono quelle tipicamente usate delle agenzie antitrust (e dai ricercatori) di tutto il mondo. Per esempio, secondo questa definizione di mercato, i competitori per un distributore sarebbero definiti come i distributori localizzati entro una distanza di 3 o 5 Km, oppure 10 minuti in tempo di guida. In generale, abbiamo visto che usare queste definizioni convenzionali di mercato porta a sovrastimare la traslazione dei costi sui prezzi nei mercati più concentrati. Questo implica che l’approccio standard basato su definizioni geografiche di mercato può portare a conclusioni non corrette.  

un racconto di
Mario Pagliero
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

13 gennaio 2022

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