Sconfiggere la malattia residua nel cancro colorettale
BEAT - acronimo di un progetto recentemente finanziato dall'European Research Council - si propone di studiare i meccanismi che portano le cellule tumorali a diventare resistenti a specifici farmaci, con l'obiettivo di sviluppare una nuova generazione di terapie combinate più efficaci
Negli ultimi 15 anni lo scenario della terapia medica in oncologia è stato rivoluzionato. Il progetto Genoma ha cambiato le carte in tavola. Oggi possiamo conoscere nel dettaglio le alterazioni genetiche che caratterizzano ogni singolo tumore e, in molti casi, sappiamo se e quando una determinata combinazione di alterazioni può rendere un tumore suscettibile o, al contrario, resistente a uno specifico farmaco. Siamo entrati nell'era della "medicina personalizzata". Grazie all’introduzione di quelle che vengono comunemente definite 'targeted therapies' (terapie mirate, farmaci che colpiscono bersagli molecolari specifici, attivi contro specifici sottogruppi di tumori) oggi virtualmente ogni tumore può essere aggredito in base al suo specifico assetto genetico. Alcune di queste opportunità sono già entrate a far parte del repertorio di armi a disposizione del medico oncologo.Per esempio, nel contesto del cancro colorettale, il farmaco più utilizzato in questo senso è il cetuximab, un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore per il fattore di crescita epiteliale (EGFR). Nei pazienti affetti da questo tipo di tumori, il cetuximab induce regressione della malattia in circa il 10-15% dei casi. Tuttavia, anche nei pazienti che rispondono meglio a questo trattamento, solo eccezionalmente il tumore viene eradicato completamente. Nella maggior parte dei casi, una popolazione residuale di cellule tumorali persiste, adattandosi a sopravvivere in presenza del farmaco. Questa popolazione costituisce il serbatoio cellulare suscettibile di acquisire ulteriori mutazioni genetiche, causa dell'insorgenza di resistenza secondaria e quindi della recidiva di malattia.BEAT si propone di investigare i meccanismi adattivi che permettono alle cellule cancerose di diventare tolleranti al trattamento con cetuximab. Questo ci permetterà di identificare nuovi bersagli terapeutici che, quando colpiti contestualmente all’inibizione di EGFR, possono causare la morte delle cellule tolleranti, migliorando così la risposta alla terapia e prolungandone la durata. Dal punto di vista del paziente questo significa prevenire o ritardare l’evento di recidiva.L’intero impianto progettuale si basa su una risorsa unica, una piattaforma sperimentale basata sul trapianto in animali da esperimento di campioni tumorali prelevati da pazienti operati per rimuovere un carcinoma colorettale. Questo approccio permette di mantenere il tumore vitale ex-vivo, e quindi di studiarne non solo la genetica, ma anche la biologia, ovvero la sensibilità a trattamenti farmacologici. Correlando le caratteristiche molecolari dei tumori con la risposta clinica osservata negli animali da esperimento è possibile capire quali sono i tratti distintivi che rendono uno specifico tumore particolarmente sensibile o resistente a un determinato approccio terapeutico. In questo caso specifico, identificare il cocktail di farmaci che, associati al cetuximab, possono davvero "battere" il tumore.