Come tu mi vuoi. Il senso del volto nell’era digitale tra etica e intelligenza artificiale
Il volto umano è una vera e propria “interfaccia” sociale, da sempre un “dispositivo” biologico e culturale di interazione con l’altro. Oggi, con l’avvento delle tecnologie di comunicazione e rappresentazione digitale, il volto assume nuovi sensi e significati su scala globale: con quali effetti culturali, sociali e cognitivi sull’interazione comunicativa e la percezione di sé? Con il progetto FACETS, vincitore di un ERC Grant, e un team multidisciplinare sintonizzato sulla riflessione semiotica, ci proponiamo di rispondere a questa e altre domande.
Un robot che può replicare le espressioni del volto umano. La tecnologia di riconoscimento facciale preoccupa i netizen cinesi. Maschere iper-realistiche di volti stampate in 3D.
Sono solo alcune delle notizie, che leggiamo proprio in questi giorni, riguardanti un fenomeno intimamente connesso alla natura delle nuove tecnologie visive e alla loro diffusione. Sta rapidamente cambiando l’insieme di pratiche, emozioni e cognizioni che le persone attribuiscono all’interazione con il proprio volto e quello altrui.
Il progetto FACETS, Face Aesthetics in Contemporary E-Technological Societies [“Estetiche del Volto nelle Società Telematiche Contemporanee”] studia come cambia il senso del volto umano con l’avvento delle tecnologie digitali di comunicazione. Per comprendere questo cambiamento è necessario conoscere il modo in cui il volto funziona come interfaccia sociale e dispositivo biologico e culturale di interazione. Bisogna inoltre capire come il volto funzionava comunicativamente nell’era pre-digitale e confrontare questa conoscenza con lo stato attuale, dopo l’avvento della fotografia digitale, di Internet, dei social networks, della realtà virtuale. Si tratta di un tema complesso che intreccia discipline e approcci diversi. Per questo motivo il nostro è un team di ricerca multidisciplinare e internazionale, composto da docenti, ricercatori, dottorandi e tecnici della ricerca dell’Università di Torino, un esperto di etica dell’Università “Jiao Tong” di Shanghai e conta su un comitato scientifico di otto ricercatori di fama internazionale.
Si tratta di un progetto di ricerca non solo qualitativo ma anche quantitativo: in collaborazione con Fabrizio Lamberti e Lia Morra del Politecnico di Torino, acquisisce e analizza attraverso intelligenza artificiale dati visuali massivi, scandagliando le immagini di volti utilizzate come foto profilo in social networks quali Facebook o Instagram. Questa parte del progetto, svolta dietro adeguata autorizzazione da parte dei proprietari degli account coinvolti, ci permette di fare una considerazione importante: il GDPR (“regolamento generale per la protezione dei dati personali") europeo protegge particolarmente il volto. E anche per questo FACETS mira ad accrescere la consapevolezza di quanto il volto umano, nel nuovo mondo digitale, sia spesso oggetto di pratiche che ne mettono in pericolo la dignità. Allo stesso tempo, FACETS raccoglie moltissime immagini di volti e, per accertare la ricerca condotta sia in linea con il GDPR, il progetto si sottopone al controllo dei comitati di bioetica di UniTo e PoliTo così come a quello della Commissione Etica del European Research Council (ERC). Si avvale inoltre dell’apporto di un supervisore etico esterno, Nicola Liberati, dell’Università Jiao Tong di Shanghai, esperto sulle questioni della ricerca in ambito digitale e di intelligenza artificiale.
Il progetto si sviluppa lungo l’arco di 66 mesi (1 giugno 2019 - 30 novembre 2024) e prevede un budget di circa 2 milioni di Euro. È suddiviso in pacchetti di lavoro (Work Packages) tematici. Nel corso del primo, intitolato AVATARS (Artificial Visages in Arts and Technologies: the Agency of Representations in Society), svolto dal 1 giugno 2019 al 30 novembre 2020, FACETS si è occupato dell’applicazione di tecnologie digitali avanzate alle pratiche sociali del volto studiando il rapporto fra natura, cultura e tecnologia nella “produzione di volti”, con particolare attenzione ai volti artificiali prodotti dall’intelligenza artificiale, e a cui per esempio fanno riferimento le applicazioni che applicano filtri agli autoscatti. In effetti, anche se la tecnologia è spesso globale, riceve pur sempre inflessioni locali a seconda delle culture del volto preesistenti: per esempio, molte applicazioni digitali per la post-produzione d’immagini facciali e soprattutto di selfie dispongono di filtri per modificare l’aspetto della rappresentazione, filtri che però sono diversi a seconda delle culture facciali di riferimento; purtroppo, in molte società post-coloniali, essi spesso incarnano in modo surrettizio pregiudizi radicati sull’attrattività sociale della pigmentazione del volto o della forma degli occhi che tendono quindi a un ideale aspetto che ricalca quello dell’essere umano bianco e occidentale. Per questo il secondo pacchetto, intitolato SHIFTS (Socio-Cultural Habits and Inflections of Faces across Time and Space) si occupa nello specifico dell’impatto delle “culture locali del volto” sulle nuove tecnologie della comunicazione facciale, e viceversa. Il terzo, intitolato VISAGES (Visage Intelligence Systems from Antiquity to the Genesis of E-Societies), dei sistemi di lettura del senso del volto, dalla fisiognomica fino all’intelligenza artificiale.
FACETS dispone di un sito web, è rappresentato su tutti i principali social, produce innumerevoli webinar (raccolti in video attraverso apposito canale YouTube), pubblica i suoi risultati sulla collana di libri dedicata ("Face Studies", Routledge), ma anche tramite raccolte digitali, e innumerevoli riviste; dissemina inoltre i propri contenuti attraverso media tradizionali e nuovi inclusi avatar ed esibizioni virtuali.
Gruppo di lavoro:
Massimo Leone (Principal Investigator), Antonio Santangelo, Gabriele Marino, Silvia Barbotto, Remo Gramigna, Elsa Soro, Bruno Surace, Marco Viola, Cristina Voto, Roberto Gamboni, Gianmarco Giuliana, Victoria Dos Santos, Federico Biggio, Simone Galofaro, Daria Arkhipova (Università di Torino); Fabrizio Lamberti, Lia Morra (Politecnico di Torino); Nicola Liberati (Università “Jiao Tong” di Shanghai).
Comitato scientifico:
Francesco Barone Adesi, Harald Klinke, Henri De Riedmatten, Everardo GarcÍa Reyes, Angela Mengoni, Anne Beyaert, Maria Giulia Dondero e Nathalie Roelens.