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Funzione vascolare in gravidanza e correlazione con complicanze materne e /o fetali

La valutazione del flusso sanguigno nelle arterie all’inizio della gravidanza potrebbe permettere di identificare soggetti a rischio di complicanze gravi, pericolose sia per la madre sia per il feto, e di impostare così strategie preventive e protocolli adeguati di assistenza

Il buon andamento della gravidanza dipende in gran parte dalla capacità di adattamento dell’organismo materno alla gravidanza stessa.
Questo è vero in particolare per il sistema vascolare, che regola la circolazione del sangue ed è quindi responsabile del flusso sanguigno attraverso la placenta, fondamentale per lo sviluppo del feto. Se il sistema vascolare della madre non si adatta alla nuova realtà della gravidanza, aumentando il flusso di sangue verso la placenta, possono aver luogo complicanze gravi come, per esempio, l’aumento della pressione arteriosa materna e la riduzione della crescita del feto.
Il nostro studio mira a valutare proprio la funzione vascolare materna all’inizio della gravidanza, nei primi tre mesi, per vedere se eventuali alterazioni precoci, che impediscono il corretto adattamento della circolazione del sangue, possano predire la comparsa successiva di complicazioni per la madre o per il feto. Per questa indagine utilizziamo uno strumento a ultrasuoni, analogo a quelli usati per le normali ecografie, che si chiama USCOM (Ultrasonic Cardiac Output Monitor): una piccola sonda viene appoggiata sul collo della madre e rileva il flusso arterioso, elaborando svariati parametri del flusso stesso. La metodica non è invasiva e l’esame dura pochi minuti.
Il nostro obbiettivo è dunque di evidenziare una relazione tra anomalie della funzione vascolare materna all’inizio della gravidanza e lo sviluppo successivo di complicazioni della gravidanza stessa.


impatto sulla società

Lo studio della funzione vascolare materna con la metodica USCOM potrebbe permettere di riconoscere fin dall’inizio della gravidanza soggetti ad alto rischio di complicanze ostetriche. Questo porterebbe da un lato alla stesura di protocolli specifici di assistenza medica, dall’altro alla messa in atto tempestiva di strategie di prevenzione farmacologica e non delle complicanze materne e fetali.



referente

Chiara Benedetto
gruppo di lavoro

Luca MAROZIO
dipartimento


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