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La medicina di precisione: dal sogno alla realtà con la ricerca di base

Foto: pexels.com

Il sogno dei medici e dei sistemi sanitari è di avere farmaci adatti per debellare il cancro o la malattia del Signor X permettendo di migliorarne la qualità di vita e la razionalizzazione dei costi per la società. Un sogno ora possibile grazie alla medicina di precisione. Nata con la rivoluzione genomica tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo e resa concreta dalle scoperte della biologia molecolare dagli anni 50 a oggi, tuttavia la medicina di precisione è ancora una meta più che un dato di fatto. Perché? Cosa suggerire ai decision makers?

L’obiettivo della medicina di precisione è di assicurare il trattamento medico più corretto in termini di scelta del farmaco e delle tempistiche della sua somministrazione in base alla caratteristiche del paziente. Pur essendo un concetto radicato dagli albori “ippocratici”, la medicina di precisione ha acquisito solide basi con la decifrazione del genoma umano e l’iniziale descrizione di genomi di malattie quali il cancro. Rispetto a quest’ultimo, ad esempio, ciò ha reso possibile la scoperta di alterazioni genetiche significativamente importanti nella patogenesi dei tumori su cui disegnare farmaci specifici. La disponibilità di biomarcatori diagnostici è essenziale per l'applicazione nella pratica clinica della medicina di precisione. Tuttavia la complessità della risposta dell’organismo a una mutazione genetica sta rendendo più difficile la realizzazione di percorsi davvero vincenti. Manca un’adeguata validazione dei biomarcatori, occorre una maggior conoscenza dei meccanismi patogenetici e identificare nuovi bersagli terapeutici. Infine, non sempre è possibile interpretare in modo chiaro i risultati della diagnostica molecolare, necessari alle scelte terapeutiche mirate.

La medicina di precisione è dunque afflitta da tre problemi:
1) molti dei trials clinici per testare l’efficacia dei farmaci sono basati su insufficienti conoscenze biologiche che condizionano il comportamento dello specifico bersaglio molecolare nel corso dello malattia e quindi la risposta terapeutica;
2) gli interventi di medicina di precisione sono complessi e presentano numerosi gradi di incertezza non sempre adeguatamente affrontati nel progettare e pianificare lo studio;
3) spesso manca un coordinamento della ricerca e dello sviluppo di biomarcatori.

In caso di insuccesso di un trial di medicina di precisione si pongono le seguenti alternative: la terapia non è realmente efficace perché il biomarcatore non è sufficientemente predittivo della risposta terapeutica, o perché è errato per mancanza di conoscenza o perché il biomarcatore non classifica correttamente il paziente dal punto di vista diagnostico.

La disamina di almeno 15 anni di terapie oncologiche con farmaci a bersaglio molecolare noto portano a dire ai più pessimisti che, al momento, la medicina di precisione al più ritarda senza guarire la malattia, a differenza delle terapie classiche, quali la chemioterapia o la radioterapia. Volendo essere però ottimisti - e in questa proposta di lettura presentiamo molti studi promettenti - bisogna comunque constatare che occorre più conoscenza di come i diversi geni del cancro collaborano tra di loro e con la rete genica che governa la funzione di un tessuto.

Quindi occorre aumentare le nostre conoscenze attraverso la ricerca di base, quella spinta dalla curiosità di capire la vita. Negli ultimi 20 anni (soprattutto in Europa, molto meno in Stati Uniti, Giappone e Cina) si è osservato un tentativo di far fruttare le conoscenze nate dalla ricerca di base e puntare verso l’innovazione e la ricerca traslazionale. Pur mal distribuite, l’umanità sta utilizzando tecnologie e metodologie nate dalla ricerca “curiosity-driven” del ‘900, dalla fisica quantistica, alla biologia molecolare, alla chimica, alla filosofia. Atteggiamenti miopi, magari dettati da contingenze economiche, non possono modificare la realtà dei fatti ovvero che senza ricerca di base l’innovazione tende ad esaurirsi e non ha futuro.

L’Europa ha un programma per la ricerca di base organizzato dal Consiglio Europeo per la Ricerca (ERC) di grande qualità, ma con finanziamenti limitati che lo rendono estremamente competitivo, mentre dovrebbe poter coinvolgere su base meritocratica una più ampia platea di ricercatori. Il governo italiano ha predisposto da quest’anno il Fondo italiano per la Scienza per lo sviluppo delle attività di ricerca fondamentale. È auspicabile che sia un segnale che possa avere seguito sia in termini di ulteriori finanziamenti, ma soprattutto per divulgare nella società civile il significato e il valore della ricerca di base, come propulsore di miglioramenti del vivere equamente distribuiti.

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Federico Bussolino
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

04 novembre 2021

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