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Gestione del territorio, delle risorse e dei rifiuti, Sostenibilità ambientale

Un laboratorio nel cuore della foresta pluviale per salvare il lemure cantante

Indri, il lemure cantante.

Salvaguardare il capitale naturale del pianeta è un imperativo di questo millennio. Noi del laboratorio di etologia di UniTo operiamo nella foresta di Maromizaha, nel Madagascar orientale, per conoscere e proteggere un angolo di foresta pluviale intatto, tra i più ricchi in termini di endemismi e biodiversità. Qui vive l’indri, l’unica specie di lemure che comunica cantando. Questo animale è a rischio di estinzione e non sopravvive in cattività: il nostro compito, perciò, è proteggerlo nel suo habitat naturale.

La recente pandemia di COVID-19 ha fatto emergere la necessità di preservare ecosistemi sani, con una biodiversità intatta, a garanzia della salute del genere umano. Il Madagascar è un Paese con una enorme diversità ecosistemica, seppur fortemente minacciata: l’80% della copertura forestale originaria è perduto, con una riduzione del 93% stimata entro il 2070. A causa dell’elevato tasso di endemismi, cioè di specie esclusive di questo territorio, la massiccia e costante devastazione forestale ha causato un trend generale di impoverimento della biodiversità.

Cosa facciamo noi per cercare di arginare questo dramma incessante? Dai primi anni 2000, noi del Laboratorio di Etologia, guidati dalla prof.ssa Cristina Giacoma e dal prof. Marco Gamba lavoriamo di concerto per lo studio e la tutela della fauna autoctona della foresta di Maromizaha, nel corridoio di Ankeniheny-Zahamena, legame cruciale tra i frammenti residui di foreste pluviali a est dell’isola.

Dal 2009 grazie allo sforzo congiunto dell’Università e di vari partner, tra cui il Parco Natura Viva di Verona, è stato costruito un Centro di Ricerca Polifunzionale che ospita tutte le attività di ricerca e coinvolgimento attivo delle comunità locali rappresentando uno snodo cruciale di accrescimento culturale e professionale. Il Centro è quindi occasione di crescita per la precaria economia locale e di gestione sostenibile dell’area.

Il progetto mira allo studio e alla protezione delle specie di lemuri presenti, come il lemure vari bianco e nero, il sifaka dal diadema, il lemure del bambù. Tutte queste specie sono, purtroppo, a rischio di estinzione. Tra queste troviamo Indri indri, un lemure di cui si conosce molto poco e che occorre studiare nelle sue foreste, poiché non sopravvive in cattività. Per gli indri le attività di conservazione in situ sono quindi l'unico ostacolo contro un'estinzione sempre più vicina. A questo scopo abbiamo recentemente aderito alla prima campagna di crowdfunding per la ricerca UniTo, che ci sta permettendo di formare ed equipaggiare i nostri ranger per monitorare gli esemplari di indri nella foresta di Maromizaha.

Dati eto-ecologici hanno guidato la costruzione di una solida base scientifica e poco più di 10 anni di attività hanno permesso di formare guide locali e studenti (malgasci, italiani ed europei) allo studio della biologia della conservazione. È stato possibile avviare anche un dottorato internazionale in Sustainable Development and Cooperation insieme all’Università di Antananarivo, la capitale del Madagascar, e all’Università del Piemonte Orientale. Il progetto promuove, inoltre, un approccio integrato e multidisciplinare alla conservazione della biodiversità, promuovendo lo sviluppo rurale, la formazione delle comunità locali e l’educazione, per un uso sostenibile e per una gestione collettiva delle risorse naturali.

La perdita di biodiversità inasprisce l’insicurezza alimentare ed energetica, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e del suolo, aumenta la vulnerabilità ai disastri ambientali e climatici, registra un impatto sul livello socio-economico e sanitario della società, e impoverisce le tradizioni culturali. Pertanto, tutelare la biodiversità, oltre al valore di per sé, è importante per garantire beni, risorse e servizi (i cosiddetti servizi ecosistemici) alle popolazioni locali.

Grazie alle azioni sviluppate, dal 2015 la foresta di Maromizaha è riconosciuta ufficialmente come area protetta di rilevanza nazionale e dal 2018 non vi sono state registrate pressioni antropiche, come il taglio illegale di alberi, il prelievo di minerali o gli incendi dolosi. L’obiettivo è arrivare a proteggere gli ultimi residui di foresta del Madagascar orientale, coinvolgendo altri attori locali ed esportando le buone pratiche del modello Maromizaha.


un racconto di
Daria Valente
Chiara De Gregorio
Valeria Torti
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

24 marzo 2022

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