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Quarant’anni di ricerca etnologica nell’Africa dei Grandi Laghi in un archivio digitale

Foto: Marco Sottilotta, 12 novembre 2014, masiro Jjemba, Mubango (Uganda) - Marco Sottilotta, 3 ottobre 2014, masiro Ssuna II, Wamala (Uganda)

La Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale è un gruppo di ricerca attivo da quarant’anni nell’Africa dei Grandi Laghi. Dalla sua fondazione a oggi i ricercatori e le ricercatrici hanno raccolto un ampio repertorio di materiali bibliografici e audiovisivi. Come salvaguardarlo, custodirlo e tramandarlo? Qui vi raccontiamo come abbiamo creato un archivio digitale!

«Ho iniziato in maniera molto classica, vale a dire che il mio primo argomento è stato la terminologia di parentela. Lo dicevo anche ai miei studenti a lezione: “Quando vi recate sul campo non sarebbe male iniziare con la terminologia di parentela, perché vi costringe a impratichirvi un po' con la lingua, in un settore in cui la lingua che è indubbiamente rilevante sotto il profilo antropologico, e cioè quali sono i termini per indicare padre, madre, zio, fratello, cognato”. Il mio primo approccio quindi fu senz’altro questo, e cominciai ovviamente a registrare con il mio solito registratore, a prendere nota, a scrivere, e a imparare questa parte del vocabolario nande che può sempre servire al momento opportuno».

Quello appena riportato è un estratto di un’intervista registrata con l’antropologo Francesco Remotti a dicembre 2021. Insieme abbiamo ripercorso i quarant’anni da lui trascorsi tra insegnamento accademico ed esperienze di ricerca sul campo, iniziate nel 1976 tra i Banande, popolazione residente nell’allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), proprio attraverso lo studio della terminologia di parentela l’acquisizione di familiarità con la lingua, il kinande.

Questo esordio ha coinciso con la fondazione della Missione Etnologica Italiana in Africa Equatoriale, un gruppo di ricerca afferente al Dipartimento dell’Università di Torino e attivo tuttora nella regione dell’Africa dei Grandi Laghi. Se nel 1979, infatti, la Missione è ufficialmente riconosciuta e finanziata dal Ministero degli Affari Esteri, in realtà il suo inizio può collocarsi già nel 1976 in concomitanza delle prime ricerche condotte da Remotti.

I Banande, dunque, hanno rappresentato «una specie di piattaforma da cui partire» per i primi membri della Missione. Le ricerche si sono successivamente estese ai paesi limitrofi, come Burundi, Rwanda e, in particolar modo, Uganda. Nel corso dei decenni successivi, i ricercatori e le ricercatrici della Missione hanno così sviluppato le loro indagini nella regione dei Grandi Laghi, spaziando dalle musiche ai culti di possessione, dalla religione al patrimonio culturale, fino alla violenza politica e alla mobilità.

Dalle ricerche svolte sono stati prodotti, oltre a una vasta letteratura scientifica, anche fotografie, video, film, documentari, CD, audio e scritti inediti. Si tratta di un repertorio di conoscenza accumulata nei decenni che da un lato testimonia la prolungata attività scientifica del gruppo, dall’altro rappresenta un patrimonio di risorse da valorizzare.

Nel corso del 2021 è stata avviata la costituzione di un archivio in cui catalogare, ordinare, conservare e tutelare i prodotti della ricerca realizzati dagli anni Settanta a oggi. Dopo aver ragionato sulla struttura dell’archivio, si è deciso di costruirlo come uno spazio online, per il momento ad accesso ristretto, in cui caricare progressivamente materiali in formato digitale, organizzati in macro-cartelle divise per paese: Burundi, Camerun, Congo, Italia e Uganda. In totale, al gennaio 2023, grazie all’impegno della dottoranda Elisa Armando sono stati archiviati 60 video, 471 fotografie e 38 testi, tra cui diari di campo, trascrizioni di interviste e articoli inediti. Nel caso di materiali audiovisivi precedentemente conservati su cassette, si è dapprima proceduto alla digitalizzazione, mentre gli elaborati cartacei sono stati scannerizzati

Questo lavoro di archiviazione su supporti digitali limita il rischio che vadano perduti i risultati di ricerche decennali ed è importante a più livelli. È certamente utile per chi ha svolto le ricerche in prima persona e per l'intero team della Missione, dal momento che i prodotti delle singole indagini contribuiscono al sapere condiviso del gruppo e costituiscono una risorsa preziosa per studi futuri. Inoltre, è rilevante anche per la comunità scientifica italiana e internazionale dato che, una volta completo, l’archivio sarà reso fruibile a chiunque voglia accedervi.

Si potrà esplorare l’archivio per paese attraverso delle macro-cartelle, suddivise sulla base dei nomi dei ricercatori e delle ricercatrici che vi hanno lavorato. Ogni sottocartella è corredata da schede di catalogazione che ne permettono la consultazione e forniscono una descrizione del contenuto dei singoli file. A questo si aggiunge un prospetto generale delle cartelle, del loro contenuto, della tipologia e del numero di file catalogati, al fine di semplificare l’accesso ai materiali.

Infine, è importante ricordare che, se gli archivi svolgono un ruolo cruciale nella preservazione della memoria storica e culturale di tutte le società, questo è particolarmente vero nel contesto dell’Africa dei Grandi Laghi, dove la trasmissione della conoscenza è stata ed è tuttora almeno in parte veicolata in forma orale. In questa regione, infatti, l’oralità ha costituito storicamente il veicolo principale di diffusione e salvaguardia del sapere, a fronte di una ridotta fruizione di fonti visive e scritte. La documentazione multimediale raccolta dalla Missione, quindi, si intreccia con le fonti orali della conoscenza e costituisce un canale complementare tramite cui apprendere e preservare la storia e le culture della regione.


IMMAGINI

Questa storia di ricerca si trova in:


un racconto di
Elisa Armando
Alessandro Gusman
Cecilia Pennacini
DIPARTIMENTO / STRUTTURA

Pubblicato il

26 gennaio 2023

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